Che non siano più puntuali come un tempo lo avrete capito, ma l’importante è che tornino, giusto? Mi sentivo in colpa per non aver celebrato degnamente il 1000° GP della storia della F1, ed è per questo che sono corso ai ripari. Non indugiamo oltre dunque: buona lettura con le Pagelle Rimappate del GP della Cina.
LEWIS HAMILTON – ⊂. Nel box Mercedes, al termine del GP era festa grande. Non per la vittoria, ma per via del fatto che Hamilton, dalla prima volta sin dal 1875, non si è lamentato in Radio di fastidiosi e preoccupanti tremolii provenienti dall’unghia del mignolo del suo piede sinistro. Quella del #44 è comunque una prestazione sottotono, aggravata anche dal fatto che nessuno abbia capito la ragione della particolare pettinatura sfoggiata in occasione di questo GP: i suoi capelli infatti volevano essere un omaggio alla Cina preistorica, alla Cina antica, alla Cina contemporanea, ed è proprio a questo triplice tributo al paese che quell’acconciatura deve il suo nome. LE TRE CINE
VALTTERI BOTTAS – þ. Il #77 ha un animo troppo gentile. Dopo aver agguantato una grande Pole Position, infatti, si accorge del fatto che Hamilton sia molto triste e decide quindi, in onore delle tradizioni del suo paese, di tingersi la barba di bianco e di fare al #44 un regalo: ecco perché sulla linea di partenza, slitta. C’è da dire che il finnico era convinto di riuscire a riprendere Hamilton, ma per lui l’inglese è stato una barriera invalicabile quasi quanto quel famoso muro che tanti anni fa venne costruito in cina. Bottas ha anche cercato di farlo capire ai propri ingegneri via radio, ma forse imitare il verso della mucca e poi quello dell’asino non era il modo più semplice per fare intuire ciò al suo muretto Box. “MUUUU RAGLIA”
SEBASTIAN VETTEL – ∇. In Cina il #5 scende con la calma tipica della sua stirpe, sublimata nel corso delle qualifiche quando senza troppe remore attacca e fa fuori un qualcosa di europeo. Lodevole il suo tentativo di spalmare Max sul guardrail per fargli capire che calma e pazienza quest’anno sono scomparse ancor prima dei sogni di vittoria Ferrari, si imbestialisce come una pantera quando a fine gara gli comunicano che Gasly gli ha rubato il giro veloce. Lui sostiene di averla presa bene, ma quel baffetto improvvisamente accorciato ed il modo in cui dice di volersi prendere il record della pista al 4° GP non lasciano dormire sonni troppo tranquilli ai suoi avversari. QUARTO REICHORD
MAX VERSTAPPEN – ⊥. Causa litigi al 90% delle coppie italiane quando, attaccando Vettel nel momento esatto in cui le dolci metà davano il buongiorno, gli uomini di mezza Italia hanno tuonato “VAI VIA” senza far capire a moglie e fidanzate che si stavano riferendo al #33 e non a loro. Ancora una volta la prestazione dell’olandese è pregevole, soprattutto nel corso di qualifica che lo vede finire rilassato come il Social Media Manager della pagina dell’INPS e che sicuramente lo farà dotare di rostri, lame e mine anticarro in vista di quelle del GP di Baku. Certo è che le sue responsabilità Max ce l’ha: sul dashboard della sua RB15 il team gli aveva fatto comparire l’Olandese Volante munito di monoposto, un messaggio in codice che, visto il nome del capitano della famigerata nave, il #33 avrebbe dovuto cogliere immediatamente. DAVY ACCELERARE
CHARLES LECLERC – 1939. Forte di una Power Unit con l’affidabilità di una Lambretta, il #16 si presenta in Cina con le stesse possibilità di vittoria che avrebbe Andorra in una guerra contro gli USA. E’ comunque autore di un’ottima prestazione, impreziosita dal Team Radio a fine qualifica contenente così tanti “Bip” da sembrare un messaggio in Morse. In gara cerca un’altra volta di carciofare Vettel, fino a quando dal muretto non gli chiedono di spostarsi: pare che la sua aerodinamica stesse disturbando il baffo del tedesco che, strettosi proprio all’altezza del naso, portava incresciosamente il #5 a parlare di espandere il box Ferrari attaccando quello di Kubica il 1° settembre. La motivazione è lodevole, ma per 3 gare su 3 il muretto box gli dà degli ordini: si dice che il #16 sia talmente stufo da essersi meritato un nuovo soprannome, che indicherebbe proprio la sua attitudine a lamentarsi con i suoi ingegneri. RINFACCHARLES
PIERRE GASLY – 1.34. Dopo essere venuto a conoscenza del fatto che Max e Jos Verstappen eseguano sacrifici di Pirelli Soft invocando Paul Hembery durante i pleniluni, nelle il giovane francese è talmente spaventato da provarle tutte per tornare nel clima amichevole della Toro Rosso. In qualifica dunque si lancia con un ritardo tale da fargli rischiare di prendere bandiera anche nella Q3 di Baku, mentre purtroppo per lui in gara soffia da sotto il naso il giro veloce a Vettel. L’ultima volta che un francese ha rubato qualcosa ad un tedesco si è venuti alle mani per secoli in quel dell’Alsazia-Lorena, e si dice infatti che il tedesco della Ferrari abbia già approntato una ghigliottina: ecco perché nel Paddock sembra che i suoi meccanici abbiano iniziato a chiamare Gasly in modo diverso, sia per sottolineare la sua attitudine al furto sia per indicare che fine farà. RUBASPIERRE
ALEXANDER ALBON – 1.000.000. Il suo weekend era partito nel migliore dei modi, con i danni accumulati nelle FP3 che consentono alla sua squadra di ambientarsi al meglio con la tradizione locale – in tanti giurano di aver sentito ripetutamente paragonare qualcosa ad un “Khan” nel box -, dopodiché delude centrando addirittura la zona punti. Certo è però che, proprio per via dell’incidente al sabato, il thailandese dovrà pagare un’ingente somma come risarcimento alla Scuderia: Tost, vista la zona, ha optato per “Il Milione”, e questa cifra al thailandese è valsa subito un nuovo soprannome in Toro Rosso, vista la sua sponsorizzazione da parte di KFC. MARCO POLLO
CARLOS SAINZ – 8×01. Sembra che ci siano dei fraintendimenti alla base della prestazione del #55, dato che i suoi ingegneri, particolarmente invasati con Game Of Thrones, erano settimane che continuavano a ripetere “No Spoiler”. Purtroppo Carlos ha pensato che quelle frasi fossero indicazioni per la gara, ed è per questo che non appena ha visto l’occasione giusta per demolecolarizzare la propria ala anteriore ci si è tuffato a pesce. E’ comunque la 3^ gara su 3 disputate che getta alle ortiche: ecco perché sembra che i suoi meccanici abbiano iniziato a chiamarlo in un modo particolare, proprio per indicare questa sua tendenza a buttare via un buon risultato. SPRECARLOS
LANDO NORRIS – 11000 M.S.L. Poteva essere di nuovo buona la prestazione del giovincello inglese, che stava di nuovo provando ad infinocchiare tutti passando all’esterno con tanto di dito medio alzato. Il problema, per il #4, è che stavolta a notarlo non è Gasly ma Kvyat, uno che ha perso tolleranza e pazienza prima dei denti da latte e che alimenta la propria Toro Rosso a rancore e risentimento: il russo, che ha tollerato gli passasse sotto il naso la Crimea ma non una McLaren, gli rifila una tale sardella da farlo confondere, per colpa del colore e dell’altitudine raggiunta, con una delle tipiche lanterne che vengono lanciate lì in Cina. Pare che l’esperienza comunque abbia segnato non poco il giovane Norris, che si dice si sia recato all’anagrafe per farsi aggiungere un prenome. DECOL LANDO
DANIIL KVYAT – DOUBLE KILL. Quello di Shanghai l’hanno chiamato “GP della Cina” solamente perché “GP in cui Kvyat se corre deve fare fuori due auto della stessa scuderia” era troppo lungo. Memore della grande prestazione del 2016, quando si lanciò in Curva 1 con una delicatezza tale da far sembrare timida la Germania con la Polonia nel ’39, non trovando attorno a sé oggetti rossi si accontenta dei loro cloni un po’ slavati, lasciando Sainz con meno pezzi integri della Williams di Kubica e lanciando Norris vicino al buco nero M87 – il bagliore arancione che si vede in foto pare essere proprio la MCL34 #4 che transitava di lì. Per via della sua condotta di gara pare che a Baku verrà iscritto in un’altra categoria, famosa per la violenza delle sue corse e per non far crescere più l’erba dopo il suo passaggio. FORMULA UNNO