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Una prima volta in un’ultima volta. Perché è la prima volta che leggete le Pagelle Rimappate di un GP su questo nuovo sito, e lo farete proprio in occasione delle ultime Rimappate della Stagione, quelle del GP di Abu Dhabi. Cercate di non farvele mancare troppo, anche se so che è difficile. Abu Dhamento a marzo, dunque. O a gennaio, perché magari per la Dakar qualcosa ci scappa. Buona lettura.

LEWIS HAMILTON – 5. Come i minuti che impiegava per completare un giro di Yas Marina. Qualcuno dice che in occasione del suo secondo Pit Stop un meccanico abbia provato a sfilargli il casco per mettergli in testa, visto il suo ritmo, una più consona coppola. Ha il merito di far andare in analisi Paddy Lowe, che ad un certo punto della Gara si chiede se per caso al posto di Luigino, vista la tranquillità con cui ignorava tutti i Team Radio, non fosse salito quel pilota di rally dall’udito non proprio eccezionale. Sordo insomma. Comunque la sconfitta l’aveva presa anche piuttosto bene, se non fosse che Rosberg a fine GP gli dica di avergli prenotato già una visita oculistica per quel problema che sembrava avere. All’inizio Lewis non aveva capito, ma poi la diagnosi di Rosberg lo ha letteralmente fatto imbestialire. “NON HAI PIU’ L’IRIDE”

NICO ROSBERG – 890000 MILLIBAR. Arriva ad Abu Dhabi con talmente tanta paura di Hamilton che, per la prima volta nella storia, è stato un genitore a spaventarsi mentre raccontava alla figlioletta la storia dell’Uomo Nero. A metà gara per l’agitazione rischia addirittura di dimenticarsi il proprio obiettivo minimo, ma poi l’orologio che la moglie gli aveva regalato appositamente, privo delle lancette delle ore e dei minuti, gli ricorda che solo i secondi sono importanti. Comunque si sapeva che questo sarebbe stato il suo anno dal momento in cui il suo alter ego Di Caprio era riuscito a conquistare l’Oscar. Pare infatti che Nico si sia esibito in un remake del suo ultimo film proprio durante il weekend di Abu Dhabi: come infatti Leo sopravviveva alle intemperie ed alle fiere, così Nico sopravviveva ai gufi ricorrendo ad un gesto molto poco cavalleresco, che dava appunto il nome al suo remake. THE RAVANANT

SEBASTIAN VETTEL – ERWIN ROMMEL. La sua sembrava la solita gara anonima poi, all’improvviso, l’illuminazione. Nel senso che hanno acceso i fari del circuito. Grazie a quelli, si rende conto che un inglese dalla carnagione ben poco ariana potrebbe non solo battere un purosangue tedesco, ma addirittura raggiungerlo per il numero di Mondiali vinti. A quel punto, come nei giorni migliori, il baffetto si materializza sul suo volto e non appena dal Box, per informarlo che monterà le SuperSoft, gli dicono “Ti ridiamo le SS” la sua metamorfosi è completa. Finisce la gara guidando solo con la mano sinistra perché il braccio desto è troppo impegnato a tenerlo teso, ma la cosa più inquietante restano comunque le grida che sia Max che Daniel giurano di aver sentito mentre SuperSeb li superava. “REDBULL TI METTE LE HEIL!”

MAX VERSTAPPEN – 6. Probabilmente avrebbe dovuto evitare di mangiare, poco prima di scendere in pista, il calzone ai funghi che sua madre aveva fatto appositamente arrivare da un Coffee Shop di Amsterdam per cercare di calmarlo un pochino. Allo spegnimento dei semafori infatti Max non capisce più nulla, e in preda ai deliri vede un tizio che si chiama Nico su una macchina argentata, e credendo che sia la sua nemesi tedesca gli tira un’incornata che nemmeno a Pamplona, riducendosi però ad un cosplay di Dranzer. La sua gara sembra finita lì, ma le sue SuperSoft in adamantio lo proiettano ancora una volta davanti a Rosberg. Fortuna che in quel momento, nelle cuffie di Max, il casuale dell’iPod montato per meglio ignorare gli ordini di cedere la posizione faccia partire “L’anno che verrà” di Lucio Dalla di cui, nel suo stato confusionale, il giovane olandese modifica totalmente la frase iniziale leggendovi un chiaro invito a far passare Rosberg. CARO NICO TI SCHIVO

DANIEL RICCIARDO – #95. Qualcuno dice che nel dopo gara si aggirasse nel Paddock munito di scimitarra per capire chi fosse lo stratega affetto da quel difetto della vista che impedisce di distinguere i colori agli appassionati del marchio Nissan. Il daltoNismo insomma. E’ per quello infatti che le sue Pirelli “rosse” diventino all’improvviso FUCSIAAAAH, mandandolo ai Box praticamente prima ancora che i semafori si spengano e mandando a farsi benedire tutto il lavoro del weekend. L’ultima volta che si era vista una strategia così fallimentare con le gomme eravamo nella Piston Cup, e c’è chi dice che sia per questo motivo che per la posizione in cui ha chiuso il GP l’australiano si sia guadagnato un nuovo soprannome. SAETTA MCQUINT

KIMI RAIKKONEN – 7. La sua era una gara solida, costante e che puntava dritta al podio. Non appena si rende conto però che rischia di dover trangugiare ancora una volta quella sottospecie di Dash con un po’ di bollicine, inizia a chiedersi se non sia il caso di cambiare strategia, montandogli magari solo 3 ruote, mandandolo in giro senza ala anteriore o comunque trovando una soluzione per rallentarlo. Fortuna sua che è in Ferrari, dove le scemenze al muretto le fanno senza nemmeno il bisogno che tu le chieda, ed è così che si ritrova catapultato sesto senza nemmeno sapere il perché. A fine GP cerca comunque di far notare ai suoi ingegneri che magari la sua non è stata proprio la strategia ottimale, ma pare che si siano giustificati dicendo che non sono stati certo loro i primi a cannare clamorosamente una strategia Ferrari ad Abu Dhabi. CHI E’ SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PETROV

NICO HULKENBERG & SERGIO PEREZ – 9. In linea puramente teorica la pattuglia acrobatica che ha sorvolato il circuito prima dello spegnimento dei semafori avrebbe dovuto emettere anche del fumo bianco, ma la polverina bianca utilizzata per la mistura è misteriosamente scomparsa dopo che Perez ha deciso di organizzare un festino nel Motorhome della Scuderia per festeggiare anche il ritorno alla latitanza spudorata di VJ Mallya, che per l’occasione ha tentato di mascherarsi vestendosi smanicato e trasformandosi così in VJ Canottyera. A fine gara si dice che Hulk, Checo e VJ fossero talmente ridotti male dagli effetti di quella strana polverina che pare si siano diretti al Box Williams per perculare gli uomini di Grove dicendo loro che con 30.000 lire il loro falegname la FW38 la faceva molto meglio di così. TRE UOMINI E UNA BAMBA

DANIIL KVYAT – 7. Ad Abu Dhabi ha seriamente pensato che per finire un weekend con almeno 4 gomme gonfie dovesse ridursi ad usare la Tyrrell P34 a 6 ruote, così almeno ha due forature jolly da poter utilizzare nel corso del weekend. In gara era impegnato in una rimonta dalla imbarazzantesima posizione, quando all’improvviso la sua Toro Rosso decide di rendere la sua Stagione ancora più deprimente facendolo tornare ai Box su una bicicletta, che per un attimo, visto l’andazzo dell’annata del povero Daniil, ho temuto fosse senza sellino. Fortuna che c’è Carlos Sainz, che ha rincuorato il russo invitandolo a confidare nella prossima Stagione, visto che con il ritmo messo in mostra sarà sicuramente competitivo. Peccato che probabilmente, visto il termine usato dallo spagnolo, la stagione fosse quella ciclistica. SARA’ PER LA PROSSIMA VUELTA

JOLYON PALMER – 9,5. L’apporto che dà alla gara è paragonabile a quello che darebbe un impianto Dolby Surround alla visione di un film muto. Poi, all’improvviso, illumina a giorno il circuito con un gesto tecnico impressionante: impazzisce completamente e decide di centrare il povero Carlos Sainz sainza alcun apparente motivo, in un modo che, vista la Casa per cui corre, ha ricordato le incornate di quell’enorme mammifero africano. RENAULTCERONTE

JENSON BUTTON – 10. Per cercare di tirarsi un po’ su di morale in occasione della sua ultima gara in F1 ricolora il casco con le tonalità che aveva quando vinse il titolo nel 2009, ma tutto il suo entusiasmo si spegne non appena entra nel garage e si rende conto che, invece, quel sorbetto al limone ambulante che era la BrawnGP non si è improvvisamente materializzata al posto di quel catorcio semovente della McLaren. Era impegnato nello sua solita gara in ospiziesima posizione, quando si rende conto di non avere un fondo economico che lo sovvenzioni quando smetterà di correre. A quel punto l’unico modo che ha per richiamare l’attenzione dell’INPS è quello di spaccare una determinata parte della monoposto, sperando che almeno qualcuno recepisca il suo messaggio. SOS PENSIONE





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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow