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Il mio ricordo più vivido della scomparsa di Jules Bianchi





Un ricordo personale sulla scomparsa di Jules Bianchi, avvenuta il 17 luglio 2015 a seguito dei postumi dell’incidente avvenuto durante il GP del Giappone 2014.

© FOTO STUDIO COLOMBO X FERRARI

Il ricordo più vivido che ho della morte di Jules Bianchi non è l’incidente. La gara la vidi in differita sulla RAI, dopo che il TG l’aveva mezza spoilerata parlando di “un incidente di un pilota francese”, anche se pensai subito che si trattasse di Grosjean. Non credevo fosse un incidente grave, non credevo seriamente che qualcuno potesse anche solo farsi male, figuriamoci morire. Quell’incidente onestamente fu strano, non si vide e non si capì niente, e persino i telecronisti non riuscirono a spiegare cosa stesse avvenendo. Non è neanche la Gazzetta dello Sport comprata il giorno dopo e letta in un bar prima di entrare in classe. Quel giorno la mia classe entrava alla seconda o alla terza ora, non ricordo, e ne approfittai per leggere tutto quello che c’era da leggere sullo schianto, per vedere tutte le immagini possibili, invece di copiare i compiti che il giorno prima non avevo fatto. Ma neanche quello fu il momento che mi è rimasto più impresso. E non fu neanche l’annuncio della morte, un martedì mattina di sette anni fa. Ricordo che lessi la notizia e non ci credetti. Non era possibile, non poteva esserlo. Non avevo mai vissuto una morte automobilistica. Senna e Ratzenberger sembravano la preistoria dal mio punto di vista, per uno nato nel 1999 il weekend di Imola era qualcosa che andava a collocarsi più o meno insieme alle guerre puniche. La gente non poteva morire così per una gara di automobili nel ventunesimo secolo. Una parte di me non ci credette per giorni. Jules Bianchi non poteva davvero essere morto.

Il ricordo più vivido che ho fu il successivo GP d’Ungheria, quando nel pregara i piloti si disposero in cerchio, abbracciandosi l’un l’altro, con i propri caschi in mezzo insieme a quello di Jules. Con loro c’erano anche i genitori e il fratello, poveracci, ricordo perfettamente il dolore che traspariva dai loro occhi. E poi ad un certo punto partì la musica. Era l’inno ungherese. Non so se fosse una scelta voluta o se quell’inno sia davvero così, ma ricordo che a cantarlo quell’anno fu una cantante credo lirica, e resta una delle cose più struggenti che abbia mai visto o sentito. Le immagini dei piloti abbracciati alla famiglia Bianchi, con in mezzo i caschi, mentre questo inno nazionale che suonava come una canzone funebre mi penetrava nel profondo del cuore, con il pubblico che piangeva, mi sciolse, mi trattenni a stento dal piangere.

Ferrari Media Center

Il resto della gara fu strano, con le due Ferrari che azzeccarono la miglior partenza di squadra che abbia mai visto, con la vittoria di Vettel, con il podio del mio beniamino Kvyat. Però ricordo anche quando ad un certo punto Hulkenberg andò dritto alla prima curva per il distaccamento dell’ala anteriore. Un botto clamoroso, che, anche se non ebbe conseguenze, lì per lì mi terrorizzò. Perché fu la prima volta in cui mi resi conto che qualcuno poteva morirci. A sedici anni mi ritrovai per la prima volta a temere per la morte di un pilota, e quando capii che non si era fatto niente tirai un enorme sospiro di sollievo.

Fu una delle gare più belle che io ricordi, sia per lo spettacolo che offrì che per il risultato finale. Però quel pregara resta e resterà sempre uno dei ricordi più intensi che ho dei miei tanti anni da appassionato, riuscendo ad offuscare quanto avvenne successivamente sulla pista. E se all’epoca riuscii a trattenere le lacrime guardando quelle immagini, adesso quando le riguardo neanche ci provo a farlo.





Tags : formula 1jules bianchi
Alfredo Cirelli

The author Alfredo Cirelli

Classe 1999, sono cresciuto con la F1 commentata da Mazzoni, da cui ho assorbito un'enorme mole di statistiche non propriamente utili, che prima che Fuori Traiettoria mi desse la possibilità di tramutarle in articoli servivano soltanto per infastidire i miei amici non propriamente interessati. Per FT mi occupo di fornirvi aneddoti curiosi e dati statistici sul mondo della F1, ma copro anche la Formula E (categoria per cui sono accreditato FIA), la Formula 2, la Formula 3, talvolta anche la Indycar e, se ho tempo, anche tutte le varie formule minori in giro per il mondo.