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Formula 1

Lacrime di Monza





Inizio del nuovo millennio, anno del giubileo, anno 2000. La paura del millenium bug è stata oramai superata. La vita scorre normalmente ma oramai da tre stagioni c’è un pilota che non si da pace in ogni gara alla ricerca del suo terzo titolo mondiale.

Lacrime di Monza

Monza. Ecco, quando si arriva al capitolo Monza si va incontro a: storia, passione, italianità. E’ un concetto difficile da spiegare se non sei italiano ma quando arrivi alla Ferrari questo alone mistico – che scende dalle tribune fino all’asfalto –  si impossessa di te, anche se il tricolore non ti appartiene. Non importa che tu venga da Kerpen, – altro paese, altra nazione. Hai già assaggiato quel che vuol dire vincere con la Rossa nel circuito Brianzolo, avvolto da quel tripudio, da quelle emozioni uniche. Al Gp d’Italia il già due volte campione del mondo Micheal Schumacher arriva in piena lotta per il titolo con un rivale consolidato – rivale si, ma solo in pista dietro convivono rispetto ed ammirazione reciproca – Mika Hakkinen. Come da tradizione Monza, viene dopo Spa dove la settimana prima il finlandese con forse, il sorpasso più bello della storia della F1 ha centrato una vittoria incredibile. Il clima è teso, carico di aspettative.

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Il Gap tra i due è di pochi punti. Sono appaiati il tedesco ed il finlandese, come accade ormai da due stagioni – nel ’99 solo fino a Silvestrone come ben ricordiamo – ed è così anche nel 2000 con Ferrari e Mclaren le quali continuano a darsi battagli colpo su colpo. Il weekend sembra girare in favore della casa di Maranello che si presenta al via – dopo le qualifiche – con i due piloti di casa in prima fila seguiti da Hakkinen. Si spengono i semafori. Pronti-via, e dalla prima fila un errore di Barrichello  in partenza fa sì che la sua Ferrari viene sopravanzata da diverse vetture, mentre MSC seguito da Hakkinen consolida la posizione di testa. Nelle concitate fasi iniziali accade però l’impensabile: mentre il brasiliano cerca di recuperare terreno e sopravanzare Trulli, un errore in frenata di Frentzen  innesca una carambola incredibile che coinvolge le vetture tra l’altro di Coulthard, Herbert e De La Rosa. Un brutto incidente ma stavolta a farne le spese non è stato nessun pilota bensì un commissario di gara, Paolo Gislimberti. Il commisario di gara – sconosciuto ai più fino a quel momento – viene colpito in pieno all’altezza del torace da una ruota e, da un pezzo di sospensione. I tentativi di rianimarlo, la corsa all’ospedale sono vani. Paolo è già da troppo tempo in arresto cardiocircolatorio . Un brutto e duro colpo ad una F1 con ancora in mente i fatti di Imola del 1994.  La gara però prosegue, una decina di giri di safety car per la pulizia del circuito, e poi via come se non fosse successo nulla – anche perchè ancora non vi sono notizie certe. La lotta per la vittoria è ormai appannaggio dei soliti due ma stavolta l’iridato tedesco pare averne di più, amministra il vantaggio e conduce la sua Ferrari alla vittoria seguito dal finladese e, a sorpresa dal fratello Ralf a completare il podio.

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Oramai arrivati in conferenza stampa, le emozioni, della gara tendono a scemare con i piloti che si apprestano al loro dovere istituzionale delle interviste. In questa gara però non abbiamo nominato un numero molto importante, 41. Non è un numero a caso, è un numero che per ogni pilota di F1 ha ben impresso in mente. Pronti via con le domande, e la prima verte proprio su questo 41, il numero delle vittorie di Ayrton Senna eguagliato: ” Come ci si sente?”. Poche parole, strozzate da un nodo alla gola che si tramutano in lacrime. Un pianto liberatorio narra la stampa ma c’è molto di più di quel peso, di quell’arrivare ad eguagliare un tuo collega, compagno di mille battaglie ma anche mentore, un mito, una leggenda, una divinità. Una pacca sulla spalla dal tuo rivale nel tempo, prova a rincuorarti. Perchè anche lui a suo modo sa il valore, l’importanza di ciò che stai provando. Con la più grande nobiltà d’animo, prende in mano la situazione mentre te lasci cadere quella maschera di ghiaccio che ti ha contraddistinto fin ora, sviando la situazione. Un qualcosa di unico che ti fa capire la grandezza dei campioni, con piccoli ma emblematici gesti. Certe volte, dobbiamo ricordare che  la gioia non si esprime solo in sorrisi ma anche in dolore, quel qualcosa che abbiamo dentro di noi e sale, fino poi ad esplodere. Più tardi alle telecamere delle Tv italiane, il tedesco replicherà che non servono parole per situazioni simili. 





Marco Perziani

The author Marco Perziani

Dal 1991 ossessionato dai motori. Vi parlo di nuove uscite, e narro storie. Tutto esclusivamente a base di cilindri, passione, odor di carburante possibilmente sulle note di un V10 aspirato.