E’ andato in archivio con uno strapotere di Lewis Hamilton e della Mercedes W11 il GP d’Ungheria, 3^ tappa stagionale del 2020 della Formula 1. Il #44 è stato autore di una prova di forza magistrale, e solamente Max Verstappen è riuscito ad ostacolare le Frecce Nere sul toboga dell’Hungaroring. Saranno stati l’inglese e l’olandese a ricevere i voti più alti oppure anche qualcun altro avrà meritato una menzione d’onore?
LEWIS HAMILTON – 10. Pole position, vittoria e giro veloce. Il tutto con una facilità apparentemente disarmante. Quando corre così – e lo sto scrivendo per il secondo GP consecutivo – non c’è davvero verso di fermarlo.
MAX VERSTAPPEN – 9,5. Per come ha guidato dallo spegnimento dei semafori al traguardo meriterebbe 10, ma l’infarto multiplo che causa a mezza squadra spalmandosi contro il muro mentre va in griglia dovrò pur farglielo pesare in qualche modo. E’ l’unico che in qualche modo tenta di mettere i bastoni tra le ruote delle Mercedes, e ci riesce con una macchina inferiore che scattava 7^. Bravissimo.
VALTTERI BOTTAS – 4,5. La scorsa volta qualcuno mi ha detto che l’insufficienza al #77 era esagerata, quindi per buona misura ho rincarato la dose. Ragazzi, lo dice lui stesso a fine GP: “Partendo 2° avrei voluto vincere”. E invece, con una Mercedes – e che Mercedes – sotto le natiche, si fa prendere per il naso persino da una Red Bull. Così non va.
LANCE STROLL – 8,5. La RP20 è una monoposto che a furia di reclami altrui potrebbe essere squalificata anche dalla stagione 2019, ma il canadese non lo sa e quindi tira fuori un’ottima prestazione in un weekend dalle condizioni non semplici. Sempre davanti a Perez, deciso nei sorpassi ed immune da errori: alla faccia del “Disastroll”.
ALEXANDER ALBON – 5. Non tanto per come ha guidato, quanto per la differenza prestazionale che c’è in questo momento tra lui e Verstappen. Forse infastidito dalle voci di mercato, non sembra l’Alex Albon che avevamo visto nella parte finale del 2019. Deve solo sperare che agli altissimi piani della Red Bull non ci facciano troppo caso.
SEBASTIAN VETTEL – 8. La baracca della Rossa, alla fine della fiera, la tiene in piedi lui. Più in palla di Leclerc per tutto il weekend, si qualifica meglio, chiama – lui e non il muretto – la strategia giusta in occasione del primo pit e mette come può una pezza al tempo perso sia in pit lane che alle spalle del claudicante monegasco. Bollito, tzè.
SERGIO PEREZ – 5. Sugli scudi in Stiria, dietro la lavagna in Ungheria. Stroll lo batte in qualifica e lo annichilisce in gara, dove una partenza pessima lo spedisce nel gruppone costringendolo a perdere tantissimo tempo. Che le voci di mercato stiano iniziando a dare fastidio anche a lui?
DANIEL RICCIARDO – 7. La Renault in questa fase pare essere veloce solo quando si tratta di presentare reclami post-gara, ma lui una pezza prova a mettercela sempre. 11° in griglia ed 8° al traguardo, senza paura invischiato nella lotta con monoposto sulla carta molto più rapide della sua, fa il suo dovere e lo fa anche abbastanza bene.
CARLOS SAINZ – 6,5. Coinvolto nell’inaspettato naufragio McLaren, chiude 9° beandosi della penalità di 10″ inflitta ad entrambe le Haas. Forse sarebbe potuto finire anche più avanti, ma il tempo perso nelle amichevoli e rispettose scaramucce che si scambia con Leclerc gli costa caro. Pazienza, anche lui inizierà a prendersi con il compagno di team solamente una volta vestito di rosso.
KEVIN MAGNUSSEN – 10. La posizione d’arrivo non rende onore alla gara del danese, novello Marcus Winkelhock. Grazie all’intuizione del suo muretto parte da subito con le gomme giuste, ma è bravissimo a non commettere neppure una sbavatura ed a impostare un ottimo ritmo che gli permette di scivolare – e non di precipitare – verso centro gruppo. Che altro avrebbe potuto fare?!
CHARLES LECLERC – 5,5. Imbrocca il secondo weekend negativo consecutivo, evidentemente preda di una monoposto che gli piace meno dell’idea di dover aspettare un altro anno prima di poter lottare per il Mondiale. Una strategia indegna dei tempi che furono lo relega al ruolo di tappo per un quarto di gara. ma neppure quando le gomme sono giuste e nuove il suo ritmo è al livello di quello di Vettel. Il podio in Austria sembra lontano ere.
DANIIL KVYAT – 7. Perché lui l’aveva detto al box che servivano da subito le Slick, perdindirindina. In AlphaTauri fanno però orecchie da mercante alla sua richiesta, ed il russo una volta gettato nella mischia assieme a tutti gli altri fa fatica a mettere in piedi miracoli. Chiude 12°, ma visto dov’è finito Magnussen è plausibile pensare che il russo qualche parolina ai propri ingegneri l’abbia detta ieri sera.
LANDO NORRIS – 5. La prima “stecca” stagionale arriva all’Hungaroring, dove partire in maniera degna del Vinales dei tempi d’oro può costare una gara intera. Il #4 perde terreno e posizioni al via, dopodiché nonostante una buona McLaren il layout del circuito gli si para davanti e gli impedisce la rimonta. Una giornata no che, visti i primi due GP, gli si può ampiamente perdonare.
ESTEBAN OCON – 4,5. Involuto rispetto al GP di Stiria, c’è poco da girarci intorno. Ricciardo gli è ampiamente davanti tanto in qualifica quanto in gara, e nonostante non accusi problemi non trova mai un ritmo che possa essere definito buono. Per ora il suo rientro in F1 è tanto, troppo altalenante.
KIMI RAIKKONEN – 6. Mestamente ultimo in qualifica, drammaticamente nelle retrovie in gara. L’Alfa Romeo non va, ed Iceman non può nulla di fronte a questo pesante peggioramento della sua monoposto. Si prepara ad una stagione di sofferenze, ma lo fa con la stessa espressione di sempre.
ROMAIN GROSJEAN – 6. Sulla fiducia, perché a suo dire è un contatto con Albon a danneggiare la sua Haas e a fargli perdere ritmo. Giova anche lui dell’intuizione del muretto, ma a differenza di Magnussen non riesce a concretizzare con dei punti una magnifica idea. E c’è già chi pensa che Albon possa essere il nuovo Ericsson…
ANTONIO GIOVINAZZI – 5,5. Leggera insufficienza, ma tra prestazioni della C39 e strategia sbagliata – che strano -, non è che potesse fare molto altro. Il mezzo voto in meno rispetto a Raikkonen è dovuto solamente al fatto che il #99 parta davanti al #7 finendogli però alle spalle una volta sventolata la bandiera a scacchi.
GEORGE RUSSELL – 5. Si incarta clamorosamente nei primi giri, rimanendo invischiato in una brutta partenza e nel conseguente caos delle retrovie. Una volta perso il treno di metà gruppo non riesce più a trovare un ritmo dignitoso, ed a quel punto si limita a girare sull’Hungaroring in attesa che finiscano i 70 giri previsti.
NICHOLAS LATIFI – 8. Voto che viene dato solo ed esclusivamente tenendo conto delle primissime fasi di gara, quelle in cui fa dei gran numeri a bordo di una Williams che riesce a portare fino al 9° (!!!) posto. Poi la foratura in uscita dai box – con conseguente fondo strascicato per un giro intero – rovina tutti i suoi sogni di gloria. Peccato, perché la penultima posizione non se la meritava.
PIERRE GASLY – 7. Bisticcia con la sua AT01 dal momento in cui atterra in Ungheria, e la sua monoposto decide di fargliela pagare nel momento peggiore: in gara. Vede vanificata un’ottima qualifica da un problema tecnico, ed è un peccato perché forse le condizioni per portare a casa qualche punticino c’erano.