“La Racing Point uguale alla Mercedes? Non è vero! La Racing Point è rosa…”. Scherzava così Daniel Ricciardo durante i test di Barcellona, nei giorni in cui la RP20 faceva le sue prime apparizioni destando stupore e sollevando polemiche. Il pilota della Renault, interrogato sulla somiglianza della monoposto di Stroll e Perez con la Mercedes W10 campione del mondo, all’epoca aveva preferito liquidare la questione con una battuta, in attesa che fosse la pista a far capire quanto di buono ci fosse sotto la rosea carrozzeria della Racing Point.
A diversi mesi di distanza dai test sul Circuit de Catalunya è stato l’asfalto del Red Bull Ring ad emettere il verdetto. La RP20, nel corso dei due weekend di gara consecutivi andati in scena sul tracciato austriaco, ha dimostrato una velocità impressionante: cronometro alla mano, la vettura della scuderia di proprietà di Lawrence Stroll si è rivelata in grado non solo di poter primeggiare nel gruppone che ogni anno si forma a metà schieramento, ma anche di riuscire ad impensierire top team come Red Bull. E questa dimostrazione di forza, com’era ampiamente prevedibile, non è stata apprezzata da tutti.
A presentare una protesta formale dinanzi alla FIA è stata proprio la Renault, che ha evidentemente preso la questione un po’ più sul serio rispetto a quanto fatto da Daniel Ricciardo a Barcellona. La scuderia francese, che proprio con il pilota australiano è arrivata per pochissimi centesimi alle spalle del duo Racing Point nel GP di Stiria, ha messo in discussione l’originalità del progetto della RP20: per la Casa della Losanga, quella monoposto presenta elementi che arrivano – più o meno direttamente – da Brackley.
Secondo Renault, Racing Point avrebbe violato diversi articoli del regolamento sportivo della Formula 1. In particolare, ad essere stato infranto sarebbe il primo dell’appendice 6, secondo il quale “un concorrente deve, per quanto riguarda le parti elencate che compongono le sue monoposto in Formula 1, utilizzare solo parti progettate dal concorrente stesso“. Obbligo che, secondo la scuderia francese, non sarebbe stato rispettato dal team di Lawrence Stroll che invece, ovviamente, continua a sostenere la totale paternità del progetto.
Dopo la risoluzione della diatriba attorno al DAS, agli uomini della Federazione viene dunque consegnata un’altra patata bollente tra le mani: a chi verrà data ragione questa volta?