Dopo la prestazione in terra cinese, Ferrari non conferma le attese: la SF24 è una copia sbiadita di quella vista a Suzuka
Il Circus della F1 è tornato a correre a Shanghai dopo 4 stagioni di assenza. Una pista che presentava tante incognite visto il recente rifacimento del manto stradale che ha alterato completamente gli unici – seppur obsoleti – dati in possesso ai team.
Già dal giovedì Charles Leclerc aveva lasciato trasparire un certo ottimismo per Ferrari in conferenza stampa, aspettandosi ed auspicandosi un buon passo gara, capace di avvicinarsi alle RB20 ancor più di quanto già ottimamente fatto dalla Scuderia a Suzuka. Chiarò però che ci si aspettasse una qualifica migliore per poter evitare di perdere tempo prezioso dietro vetture più lente sulla distanza.
Una qualifica lievemente migliore è arrivata – quantomeno in termini di posizioni – invalidata però dalla lotta interna in curva uno tra i due alfieri di Maranello, con Leclerc che è sembrato dar più priorità a restare davanti a Sainz piuttosto che difendersi da un Russell che, in un sol boccone, li ha infilati entrambi.
Stesso beneficio tratto da Nico Hulkenberg, che ha inserito la propria vettura davanti ad entrambe le “cugine” SF24.
Questo ha fatto sì che le due rosse abbiano perso un secondo al giro abbondante per varie tornate nel primo stint, ma il passo semplicemente non c’era: le due Red Bull e la McLaren di Norris sono state più veloci delle Ferrari per tutta la gara.
Il tracciato cinese ha un primo settore veramente insidioso per la Rossa, con una prima curva che davvero mette a dura prova le caratteristiche della SF24, tanto che Leclerc per tutta la gara ha provato a seguire diverse linee, arrivando addirittura a percorrerla praticamente tagliando sull’erba nella parte finale di gara. Nessun differente esito, sempre microsettori lenti, seguiti da altri non a livello.
Un primo settore ancor più insidioso rispetto a quello caratterizzato dallo snake di Suzuka, dove la vettura copriva i propri deficit in appoggio grazie ad una buona neutralità in inserimento che, per via della ripetizione di sinistra-destra data dallo snake, diventava un fattore altrettanto fondamentale.
Curva 1 è stata la parte determinante per la scarsa performance Ferrari, una curva atipica che dopo un lungo tratto in appoggio ti spinge addirittura a rientrare, come una chiocciola. Se ci si somma che la parte a rientrare è addirittura in discesa, quindi ad innescare un sottosterzo ancora maggiore, la composizione è avvenuta: in media 3 decimi al giro persi solamente in quella curva.
Ma seppur così preponderante per influenza, non è stato l’unico fattore sofferto da Ferrari a Shanghai.
Le temperature erano ancor più basse che in Giappone, penalizzando ancor di più la velocità nel portare in temperatura gli pneumatici. Ad ingresso stint infatti, le rosse han fatto fatica ad avvicinarsi a McLaren e Red Bull, soffrendo notevolmente sul passo, che si è andato ad avvicinare man mano con l’aumentare dei giri.
Ma visto tutto questo, occorre allarmarsi? La necessità di aggiornamenti è lapalissiana, ma come non era opportuno esaltarsi dopo Australia o Giappone, non c’è da fasciarsi la testa ora: può starci un piccolo inciampo in un weekend con un’infinità di attenuanti come l’assenza di dati, la quasi assenza di prove libere e un layout del tracciato che abbinato alle temperature non era congeniale alla macchina. È altresì vero che una vettura debba essere adatta ad ogni circuito ma se così fosse, a questo punto della stagione avremmo davanti una classifica ben diversa.