Kevin Magnussen è stato uno dei protagonisti della Sprint Race del GP di Miami. Il danese, come in Arabia Saudita, ha difeso la posizione andando oltre i limiti del regolamento e della pista per permettere al compagno di squadra di guadagnare qualche punto. Vediamo come Magnussen è riuscito a collezionare tutte queste penalità nei pochi giri della Sprint.
Gli appassionati di guida spericolata ricorderanno con piacere i due drive through, i 10 secondi di penalità e i due punti sulla patente che Maldonado è riuscito a collezionare durante il GP d’Ungheria 2015. Kevin Magnussen non è riuscito a battere i 50 secondi complessivi del talento venezuelano (20 secondi per ogni drive through + 10 s di penalità), ma grazie all’impegno e la perseveranza è riuscito a collezionare ben 35 secondi di penalità e 3 punti sulla patente. A difesa del danese della Haas possiamo dire che lui ha avuto a disposizione solo 19 giri per infrangere il regolamento mentre Maldonado ha potuto contare su tutti i 69 giri del GP d’Ungheria (uno in meno rispetto al normale perché la prima partenza fu annullata). Il venezuelano ha vinto anche per creatività dal momento che è riuscito a prendere penalità per incidente, superamento del limite di velocità ai box e sorpasso in regime di SC mentre Magnussen si è limitato a trarre vantaggio lasciando la pista e violare i track limits numerose volte.
Fatti i dovuti paragoni con il maestro delle penalità possiamo ora ricostruire l’impresa di Magnussen nella Sprint Race di Miami. La prima penalità di 10 secondi è arrivata al giro 8, quando il danese, dopo essersi difeso in modo assolutamente regolare su Hamilton in curva 11, ha deciso di tagliare curva 15. “Ha lasciato il tracciato e guadagnato un vantaggio duraturo” è stato il verdetto dei commissari. La seconda penalità, sempre di 10 secondi, è stata comminata per la battaglia con Hamilton in curva 11 all’undicesimo giro. In tale occasione Magnussen è arrivato lungo in staccata uscendo dalla pista, ha tagliato un pezzo di curva 12 e rientrando in pista ha anche toccato la Mercedes di Hamilton. “Ha lasciato il tracciato e guadagnato un vantaggio duraturo” hanno sentenziato nuovamente i commissari.
Il capolavoro di Magnussen, il colpo di genio, l’intuizione, è però arrivato al giro 14, sempre in curva 11, dove grazie a un’unica manovra è riuscito a prendere ben 3 diverse penalità. In tale occasione il danese stava lottando sempre con Hamilton che era riuscito a sopravanzarlo prima della frenata. Magnussen ha provato una staccata alla Verstappen in Brasile nel 2021, solo che, al posto di giocarsi un titolo mondiale dopo 7 anni di dominio Mercedes, Magnussen si stava giocando un punto immaginario dal momento che sia il danese che Hamilton avevano da scontare penalità da 20 secondi (quella di Hamilton è arrivata dopo, ma l’infrazione del superamento del limite di velocità ai box era già chiaro). La staccata di Magnussen ha portato sia lui che Hamilton a girare a Daytona. Il 7 volte campione del mondo, rientrando subito in pista, è stato pure superato da Tsunoda. I commissari, evidentemente stanchi di lavorare per colpa sempre dello stesso pilota, hanno assegnato un’altra penalità da 10 secondi per “aver lasciato il tracciato e guadagnato un vantaggio duraturo“, ma in questa occasione hanno anche sottratto 3 punti sulla patente perché il fatto di aver commesso la stessa violazione 3 volte in 6 giri è stato considerato un aggravante. Come se non bastasse questa uscita di pista era anche la quarta violazione per track limits di Magnussen, che era già uscito di pista al giro 8, al giro 11 e al giro 12, quindi al danese sono stati assegnati altri 5 secondi di penalità per track limits. Il #20 della Haas è riuscito quindi a commettere tutte le infrazioni tra il giro 8 e il giro 14 della Sprint Race del GP di Miami: 35 secondi di penalità in soli 6 giri! Che dire? Un capolavoro.
Come ciliegina sulla torta per chiudere la vicenda Magnussen è stato convocato dai commissari dopo la gara per possibile comportamento antisportivo dal momento che alle interviste aveva detto di aver “iniziato a usare queste tattiche stupide, cosa che non mi piace fare, ma alla fine della giornata ho fatto il mio lavoro come uomo squadra. Nico ha conquistato dei punti perché gli ho procurato quel distacco”. Al termine dell’incontro però il danese è stato assolto perché “lo standard per stabilire un comportamento antisportivo deve essere indubbiamente alto” e il comportamento di Magnussen, sebbene irregolare, rientrava nei limiti di aiutare il compagno di squadra come fatto da altri piloti in altre occasioni. I commissari hanno comunque chiesto alla FIA di valutare se sia il caso di inasprire le pene in caso di infrazioni multiple dello stesso tipo per evitare il ripetersi di situazioni simili.