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Il GP di San Marino 2003, corso a Imola, fu una delle edizioni più tristi della storia della gara emiliana, a causa della morte della madre di Michael e Ralf Schumacher avvenuta nel corso del weekend.

GP Imola 2003
© Ferrari Media Centre

Non esiste un legame tra due persone più forte di quello tra una madre e suo figlio. Un legame ancestrale, che nasce ancora prima che si venga al mondo, e che dura ben oltre la morte. Perché una madre è colei che tenendoci per mano ci porta a conoscere il mondo, la nostra prima vera guida e fonte di ispirazione. E quando quella mano scompare tutto cambia: ci si ritrova soli a brancolare nel buio del cammino della vita, e non importa quanti anni si abbiano, si diventa adulti solo in quel momento.

Il 20 aprile 2003 è il giorno in cui Michael e Ralf Schumacher diventano adulti, a 34 e 27 anni. La stagione fino a quel momento non era stata positiva per nessuno dei due, nonostante le buone premesse del precampionato: i due erano arenati a otto punti ciascuno, contro i ventiquattro del leader a sorpresa del campionato, Raikkonen. Williams e Ferrari però arrivano al Santerno con buone aspettative: la prima porta degli aggiornamenti per la FW25 di Schumacher e Montoya; la seconda, invece, resta con la vecchia F2002, all’ultima gara della sua storia prima di venir soppiantata dalla F2003GA, ma sente l’aria di casa, e si prepara al riscatto davanti al proprio pubblico. I due Schumacher, inoltre, a Imola sono sempre andati bene, tanto che nei quattro anni precedenti hanno vinto solo loro: tre vittorie per Michael, mentre Ralf aveva conquistato la sua prima vittoria in carriera nel 2001 proprio sul circuito emiliano. Le premesse sono buone, e il quarto round del campionato può essere quello buono per iniziare la rimonta iridata.

Se non fosse che i due fratelli stanno vivendo il periodo peggiore della loro vita, che ben poco ha a che fare con le corse. Anzi, forse visto a posteriori può anche essere una chiave per leggere quel disastroso avvio di stagione: la madre Elisabeth, malata di cancro, sta morendo a soli 54 anni. E sapere di essere vicini alla fine ti paralizza: vedi materializzarsi il più terribile incubo, sai che non è ancora arrivato, ma arriverà. E non puoi fare niente per evitarlo. Puoi solo andare avanti, con gli occhi sbarrati, incontro a quel destino atroce.

Il destino si materializza sabato 19 aprile, giorno di qualifica. I due ricevono la fatidica telefonata: non c’è più nulla da fare. Devono partire subito. Prima però i due disputano le qualifiche, e con la forza della disperazione bloccano la prima fila, con il maggiore che precede il minore per soli 14 millesimi. Nessuno ha il diritto di intromettersi, nessuno può sottrarre a questi due ragazzi, che tra poco diventeranno orfani di madre, la possibilità di partire davanti a tutti: è una questione privata di famiglia.

Poi partono. Prendono un jet privato, volano a Colonia, e tornano a Imola la mattina dopo. E il mondo per loro non è più lo stesso posto di quando sono partiti. Mamma non c’è più.

Potrebbero starsene a casa. Potrebbero fuggire, in un posto lontano. Nessuno li biasimerebbe. I due si parlano, ci pensano anche. Ma non possono, perché proprio ora che hanno perso la loro madre, devono attaccarsi a quella che è la loro ragione di vita. Correre. E allora corrono, per onorare nel solo modo che conoscono la donna che li aveva messi al mondo. E così, dopo la notte più lunga della loro vita, forse senza neanche aver dormito, tornano in Italia, si mettono tuta, guanti e casco, e si infilano in macchina.

E la gara diventa il grido di dolore di due fratelli che hanno appena perso la mamma. Ralf al via scavalca Michael, e i due ingaggiano nella prima parte di gara un duello per la testa della corsa. Non esiste più Imola, non esiste più la F1, non esistono più Ferrari e Williams: sono due bambini che corrono sulla pista di kart di Kerpen, con i genitori a bordo pista che li incitano, sperando che non si facciano male. Alla prima sosta i due si scambiano le posizioni e tornano in ordine di nascita, sempre in testa al Gran Premio. Potrebbe essere la doppietta più bella della storia delle corse, ma la Williams di Ralf verso il secondo pit stop accusa qualche problemino, e questo viene scavalcato sia da Raikkonen che da Barrichello. Finisce quarto, esce dalla macchina e se ne va.

Michael invece resiste, anche all’incalzante ritorno di Raikkonen. Taglia il traguardo per primo, e la Ferrari risorge nella domenica di Pasqua. La F2002 ha adempiuto al suo compito fino alla fine, portando sul podio anche Barrichello, terzo. Ma l’aria è tirata. Nel parco chiuso il brasiliano abbraccia il compagno di squadra, il quale decide lo stesso di salire sul podio, nonostante potrebbe evitarlo. Sale sul palco, suonano gli inni, e il viso è una maschera di sofferenza, con gli occhi cupi e rivolti al cielo, a cercare qualcuno che, d’ora in poi, sarà onnipresente ma invisibile come l’aria. Poi ritira la coppa, scende senza toccare lo champagne e, mentre Jean Todt si presenta in sua vece in conferenza stampa, va via con il fratello, a salutare per l’ultima volta la propria madre.

GP Imola 2003
© Ferrari Media Centre




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Alfredo Cirelli

The author Alfredo Cirelli

Classe 1999, sono cresciuto con la F1 commentata da Mazzoni, da cui ho assorbito un'enorme mole di statistiche non propriamente utili, che prima che Fuori Traiettoria mi desse la possibilità di tramutarle in articoli servivano soltanto per infastidire i miei amici non propriamente interessati. Per FT mi occupo di fornirvi aneddoti curiosi e dati statistici sul mondo della F1, ma copro anche la Formula E (categoria per cui sono accreditato FIA), la Formula 2, la Formula 3, talvolta anche la Indycar e, se ho tempo, anche tutte le varie formule minori in giro per il mondo.