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F1, GP del Brasile: ecco le pagelle di tutti i protagonisti





5 per Lewis Hamilton, 5 per il Mercedes AMG Petronas F1 Team. Il GP del Brasile permette al #44 e agli uomini di Brackley di fare cifra tonda, ma quella di Interlagos è una gara di cui si parlerà parecchio nei prossimi mesi a prescindere dal risultato finale. Perché è vero, Lewis Hamilton ha vinto, ma non si può certo dire che sia stato lui il migliore in pista…

© Pirelli F1 Press Area
© Pirelli F1 Press Area

LEWIS HAMILTON – 7. Conquista magistralmente una Pole che se però gli fosse stata tolta non avrebbe fatto gridare nessuno allo scandalo, e dopo una gara in cui aveva dimostrato di non riuscire ad arginare Verstappen si ritrova la vittoria tra le mani grazie all’harakiri altrui: vince, ma questa volta non convince in un weekend dove ci sono tante luci quante ombre. Mezzo voto in più perché, a detta di Mercedes, guida per 43 giri dovendo gestire lo scarico rotto sulla sua PU.

MAX VERSTAPPEN – 10. Lui non vince, ma decisamente convince. Inarrestabile per tutta la durata del GP, commette un solo errore: sottovalutare l’irragionevolezza della manovra di Ocon nel corso del 43° giro. Avrebbe potuto vincere la sua seconda gara consecutiva, invece chiude 2° con i nervi a fior di pelle. Criticabile – ma comprensibile – il suo comportamento nella sala della pesa, ma di questo poco importa: per quel che riguarda ciò che ha fatto vedere in pista, il suo voto può essere solamente questo.

KIMI RAIKKONEN – 7,5. Dietro a Vettel in qualifica e davanti a lui in gara – anche se facilitato in questo dai problemi avuti dal #5 -, sembra mancare di incisività in alcuni momenti cruciali della corsa, quelli in cui la diversa scelta di mescole rispetto ai Mercedes avrebbe dovuto consentirgli di fare maggiormente la differenza. Chiude con un altro podio una gara buona ma non buonissima.

DANIEL RICCIARDO – 9,5. Mezzo voto in meno rispetto a Verstappen solamente perché, cronometro alla mano, è dietro all’olandese in qualifica. In un GP in cui la sua Red Bull gli concede la grazia di rimanere accesa fino alla bandiera a scacchi, il #3 torna a farsi apprezzare per la sua guida decisa, che gli consente di risalire dall’11° al 4° posto grazie ad una serie di bei sorpassi – non ultimo quello su Vettel – e ad una buona strategia. Bentornato.

VALTTERI BOTTAS – 5,5. Con la sua buona partenza – e visto il ritmo avuto nel corso del weekend – parrebbe voler dare battaglia ad Hamilton per riprendersi la vittoria di Russia, ma la pia illusione dura solamente l’arco di un paio di giri. Il #77, complice una W09 nuovamente in difficoltà con la gestione delle gomme, scompare dai radar di lì a poco, chiudendo 5° una gara abulica. E’ bene per lui che questa stagione finisca in fretta.

SEBASTIAN VETTEL – 6,5. Solo un voto in meno rispetto a Raikkonen, pur arrivandogli ben dietro in gara, perché almeno questa volta la 6^ posizione finale non è colpa sua. Un problema tecnico lo avverte sin dal giro di formazione che non sarà un GP semplice, ed infatti così è: con una SF71-H non a posto fatica a reggere il ritmo di chiunque altro dei top team, e neanche le SuperSoft montate nel finale gli consentono di attaccare. Forse la gara della riscossa dopo la sconfitta messicana se l’aspettava leggermente diversa.

CHARLES LECLERC – 9,5. Mezzo voto in meno solamente perché, dopo il giro capolavoro che lo proietta in Q3, sulla griglia si presenta prendendo 3 decimi da Ericsson. La differenza però il #16 la fa in gara: rapido nello scrollarsi di dosso il gruppone alla partenza, imposta il proprio ritmo riuscendo a gestire benissimo le gomme e per 71 giri non sbaglia assolutamente nulla. Vettel potrebbe non avere vita del tutto facile, il prossimo anno…

ROMAIN GROSJEAN – 8. Un’iniezione di fiducia – sia a livello personale che a livello di squadra – che ci voleva proprio, all’indomani del traumatico GP del Messico. Il francese lotta in partenza, combatte con una macchina lievemente danneggiata dal contatto con Ericsson e riesce così a portare a casa un’8^ posizione che fa tanto morale. Bravo.

KEVIN MAGNUSSEN – 7,5. Anche lui, come Grosjean, si esibisce in una buona prestazione che fa rapidamente dimenticare la debacle messicana. Corre bene – pur essendo come al solito parecchio aggressivo nelle sue manovre – e chiude 9°, prendendosi mezzo voto in meno rispetto al compagno di squadra solamente perché gli è dietro nelle qualifiche.

SERGIO PEREZ – 6. Un punticino striminzito il messicano riesce a portarlo a casa, ma non si può certo dire che la sua sia stata una gara indimenticabile. Impigliato nella lotta di centro gruppo, è bravo a lasciarsi alle spalle il plotoncino formato dal duo Toro Rosso e da Sainz, dopodiché però fa poco altro. Certo, in confronto a quella di Ocon la sua sembra una gara magistrale, ma il merito non è sicuramente di Checo…

BRENDON HARTLEY – 7. Per un pilota che scattava 17° l’11^ posizione finale non è poi così male. Sfrutta una strategia invertita rispetto a Gasly per evitare il traffico al momento dei Pit Stop e per utilizzare al meglio le SuperSoft con macchina scarica, ed alla fine il gioco vale la candela: il punticino iridato sarebbe stato la classifica ciliegina sulla torta.

CARLOS SAINZ – 5,5. Non tanto per il risultato finale (anche se il #27 senza ritiro gli sarebbe stato ben davanti), quanto per la manovra che mette in scena nel duello proprio con Hulkenberg. Sappiamo tutti che il prossimo anno andrà in McLaren, ma scartare verso sinistra andando a colpire il compagno di squadra non è mai una grandissima mossa, neanche se si fosse all’ultima curva dell’ultimo GP della stagione.

PIERRE GASLY – 5. Il giovane francese scattava 9°, ed il fatto che abbia chiuso il GP 13^ posizione la dice lunga sulla sua gara. Imbottigliato nel caos della “S do Senna” nelle primissime fasi, sconta l’esser partito con le SuperSoft e si ritrova nel traffico quando ha indosso le poco performanti Medium: il paradosso è che probabilmente avrebbe fatto meglio a star fuori dalla Q3.

STOFFEL VANDOORNE – 7. Non farà nulla di speciale, è vero, ma in un’annata disastrosa come questo 2018 anche l’essere riuscito a chiudere un GP davanti a Fernando Alonso è un qualcosa da festeggiare. Il belga ha ovviamente il ritmo appena sufficiente per intimidire chi corre assieme a lui nelle retrovie, ma quantomeno si è dimostrato più combattivo rispetto al recente passato.

ESTEBAN OCON – 2. Il francese stava anche correndo in maniera discreta, dopodiché però al 43° giro ha deciso di spegnere il cervello e di esibirsi in una manovra irragionevole. Va bene, era un suo sacrosanto diritto sdoppiarsi, ma non si è mai visto un doppiato attaccare a vita persa il leader della corsa senza neanche tentare di alzare il piede una volta capito che il sorpasso non sarebbe andato a buon fine. Ed il fatto che sostenga di aver ragione non aiuta.

SERGEY SIROTKIN – 6,5. Davanti a Stroll in qualifica, davanti a Stroll in gara. Ad un pilota che guida la Williams di quest’anno si può forse chiedere di più?

FERNANDO ALONSO – 4. Amareggiato, scoraggiato, demotivato. Scegliete voi quale sia l’aggettivo più calzante per descrivere l’Alonso visto all’opera in quel di Interlagos, dove la McLaren non era un fulmine di guerra anche senza i problemi ai box che hanno reso più complicato il tutto. Abbandonerà la F1 con davvero pochi rimpianti, questo è certo.

LANCE STROLL – 4,5. Il giovane canadese chiude mestamente ultimo un GP che lo ha visto ancora una volta agire da spettatore non pagante. Dietro a Sirotkin sia in qualifica che in gara, la sensazione è che anche lui – a scanso delle sue dichiarazioni – stia già pensando alla prossima stagione. E, vista la Williams di quest’anno, non viene certo da biasimarlo.

NICO HULKENBERG – 7,5. Si lascia alle spalle l’erroraccio delle FP2 mettendosi davanti a Sainz sia in qualifica sia in gara, al termine di un bel duello rusticano durato parecchie curve. Molto probabilmente avrebbe potuto ambire alla zona punti, ma la sua Renault ha deciso diversamente. Peccato.

MARCUS ERICSSON – 4. Sciupa clamorosamente una qualifica ottima, partendo malissimo e ritrovandosi così imbottigliato nel traffico che la sua 6^ posizione in griglia gli avrebbe invece permesso di evitare in caso di scatto discreto. Da quel momento in poi lo svedese si perde e non torna più in macchina: molle nelle difese e mai con lo stesso ritmo di Leclerc, si ritira per quello che è probabilmente un problema tecnico. La sua gara, tuttavia, l’aveva rovinata da solo già parecchi giri prima.

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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow