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F1 eSports Series 2018, Day 2: tra conferme e prove di forza





Che giornata intensa a Silverstone. Nel mio secondo giorno qui in Inghilterra si è iniziato a fare davvero sul serio: per evitare che ci preparassimo a casa, nessuno ci ha informati riguardo le prove che avremmo dovuto affrontare. E’ stata una scelta intelligente e che condivido, ma la prima prova è stata comunque abbastanza prevedibile: gare virtuali. 

Inizio di “assestamenti” – come li chiamano i ragazzi inglesi che ci gestiscono – per tutti noi SimDriver. Dopo una prima giornata trascorsa conoscendo nuovi rivali e parlando dei vari team coinvolti è arrivato finalmente il momento delle prove, e non potevamo non cominciare con quello che sappiamo fare meglio: postazione di gioco, computer Masterace e volante Fanatec da millemila euro. La prima giornata di test prevede tre gare al 25% con una griglia determinata dalle qualifiche, mentre sono soltanto 10 i minuti a disposizione per inserire il setup, trovare la confidenza con volante e postazione che non si ha a casa e fare giusto una manciata di giri. Posso già dirvi che adattarsi è stato parecchio complicato, ho tutt’altro materiale a casa mia.

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Per l’occasione siamo stati divisi in 4 gruppi – con 10 persone per ciascun gruppo – e io sono finito nel terzo. Il format di questo primo test è molto semplice: si parte con Silverstone, i primi 5 di ogni batteria passeranno poi alla semifinale ad Austin ed infine dei 20 piloti rimasti solamente 10 potranno accedere alla finale in quel di Montreal.

Pronti, partenza e…via. Nella mia gara parto 8°: adattarsi per me è stato parecchio complicato a causa di un volante mai visto – e mai provato – in tutta la mia vita virtuale, ma come me anche altri ragazzi hanno avuto le stesse difficoltà. Peccato però che io non ho potuto dimostrare (ancora una volta verrebbe da dire) il mio vero potenziale. Dopo solo 3 curve ero già in sesta posizione ma in uscita di Curva 4, nel breve allungo che porta alla prima zona DRS, una Force India ha deciso di venirmi contro rifilandomi una panciata che, sfortunatamente, mi ha danneggiato pesantemente l’alettone anteriore, costringendomi così a buttare di fatto alle ortiche una gara che sembrava iniziata alla grande. E dire che non avevo preso alcun rischio. Ma come si dice, se la fortuna è cieca la sfortuna – per non sembrare sgarbato – ci vede benissimo. Con il realismo dei danni impostato a “Simulazione” ed il livello degli altri SimDriver potevo già dire addio alle semifinali, ma in quel momento ho deciso che l’addio l’avrei dato a modo mio.

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A bordo della Toro Rosso ero rimasto comunque in 6^ posizione dopo il contatto, ma le curve veloci del tracciato inglese mi impedivano di andare oltre. Ero precisamente 1″5 a giro più lento di tutti gli altri, ma è qui che arriva il bello: il mio amico/rivale Gianfranco Giglioli mi passa alla fine del 4° giro dopo avermi attaccato più e più volte, ma riesco a tenermi dietro altri due piloti per tutti e 9 i giri restanti, proteggendomi e tirando staccate che non sembravano dover avere una fine. Credo di aver resistito a 15 attacchi e ad un tentativo di sandwich da parte loro.

Dopo ciò che mi è successo in partenza il mio intento era quello di tenere gli occhi delle persone – e soprattutto delle telecamere – su di me, dimenticando i primi 6 che mi erano davanti. E così sono riuscito a fare, poiché gran parte dei 13 giri di gara li ho trascorsi difendendomi per ottenere un insperato settimo posto. E’ stata più di una vittoria per me.

Contento ma estremamente contrariato per l’episodio in partenza, spiego ad alcuni ragazzi che rappresentano i team ciò che mi era successo, e vengo ricoperto letteralmente di interviste da parte dello staff eSport. Davvero, letteralmente: mi chiedono cosa è successo, rispondo, e successivamente mi fanno domande sul quadernino che ho portato per prendere appunti. Già, quel quadernino regalatomi da Codemasters durante la mia prima visita in Inghilterra, precisamente a Birmingham. Ero l’unico ragazzo a prendere appunti a mano, e tutte le telecamere erano sempre pronte a riprendermi mentre scrivevo qualcosa. Mi sentivo un po’ come Sebastian Vettel.

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Estremamente sorpreso di ciò, mi sono sentito subito meglio. Anche perché ho avuto un importante colloquio con un team, ma di questo ve ne parlerò a tempo debito. Alla fine dei conti, fortunatamente, non tutte le squadre si basano solo sul risultato finale. Alcune tengono conto del comportamento in pista, del rapporto con gli altri ragazzi ed anche del saper reggere il confronto con… la telecamera. 

Un po’ a sorpresa, c’è stata anche una seconda prova: un quiz sulle piste della Formula 1 durante il quale ogni gruppo doveva dire nome del tracciato, numero e nome della curva rappresentata. Inutile dire che questo giochino sia stato parecchio divertente e che ci abbia messo alla prova come team, ma direi che ce la siamo cavata molto bene. Non vi ho detto che siamo stati tutto il giorno all’interno del circuito di Silverstone, e non vi ho neppure detto che visto dall’interno è semplicemente immenso: non ho mai visto un autodromo così grande.

Assieme al gruppetto di italiani torno intorno alle ore 20:00 in Hotel e scelgo ancora una volta il KFC (pessima scelta, a giudicare dal brontolio delle nostre pance). Parliamo delle nostre avventure e disavventure, ci carichiamo, scarichiamo e cerchiamo di tirarci su a vicenda, perché sfortunatamente per un problema o per l’altro nessun italiano è andato oltre la prima fase oggi. Rosario Sinacori per esempio, non è neppure riuscito a partire a causa di problemi con la sua postazione. Mi lecco le ferite e penso a ciò che succederà nel Day 3: prove di resistenza, riflessi, corse di vario genere ed interviste con i team, stavolta più approfondite e soprattutto personali. Penso di aver dimostrato molto nel duello a Silverstone – malgrado l’ovvia eliminazione – e nell’approccio con gli altri. D’altronde sono italiano, non posso non essere più freddo di altri.

Per questo Day 2 è tutto, vedremo se il futuro saprà darci grandi notizie.





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Redazione

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