Il 17 marzo a Melbourne Charles Leclerc è diventato ufficialmente il novantacinquesimo pilota a guidare una Ferrari in un weekend di gara. Il suo quinto posto in qualifica e gara non è stato sicuramente entusiasmante, ma siamo certi che avrà modo di rifarsi nelle prossime gare. Tra i suoi novantaquattro predecessori, invece, sicuramente molti hanno fatto peggio di Charles, ma c’è anche chi ha fatto meglio. Andiamo adesso a ripercorrere le dieci migliori gare d’esordio della storia Ferrarista.
JUAN MANUEL FANGIO E LUIGI MUSSO, GRAN PREMIO D’ARGENTINA 1956
Qualifica: 1°/3° | Gara: 1° (risultato condiviso)
La stagione 1956 partì con le Ferrari favorite nel pronostico. La casa di Maranello poteva contare, infatti, su due assi nella manica: il primo fu l’acquisto di tutta la struttura della Lancia, che aveva deciso di abbandonare la massima competizione dopo la morte di Alberto Ascari a Monza l’anno prima, l’altro fu il poter contare sul tre volte campione del mondo Juan Manuel Fangio. Il Cavallino non deluse le aspettative: nel primo GP stagionale, in Argentina, il padrone di casa partiva al palo, davanti ai compagni Castellotti e Musso. Al via Fangio si invola, ma al 22esimo passaggio accusò un problema alla pompa della benzina, costringendolo al ritiro. Il team allora richiamò ai box Musso, anch’egli all’esordio sulla Rossa, che gli cedette la macchina. Fangio iniziò a rimontare, ma già quattro giri dopo uscì di pista, facendosi aiutare dal pubblico per rientrare in pista. Rientrato in corsa, si lanciò all’inseguimento di Moss, che superò a pochi giri dal traguardo, prima che l’inglese rompesse il motore della sua Maserati. Fangio vinse davanti al pubblico di casa, e il punteggio fu diviso tra lui e il pilota italiano. Nonostante le proteste sollevate dalla Maserati sul fatto che fosse stato aiutato dal pubblico a rientrare in pista, la Federazione confermò la vittoria ai due, rivelatasi poi utile all’argentino per la conquista del suo quarto titolo mondiale.
GIANCARLO BAGHETTI, GRAN PREMIO DI FRANCIA 1961
Qualifica: 12° | Gara: 1°
Quello che avvenne il 2 luglio 1961 sul circuito del Reims è uno dei momenti più importanti nella storia della Formula 1. Giancarlo Baghetti corse il suo primo GP al volante di una Ferrari allestita dalla Federazione Italiana Scuderie Automobilistiche, diversa da quelle ufficiali di Von Trips, Ginther e del futuro campione Phil Hill. Il pilota milanese si qualificò in una tutto sommato buona dodicesima posizione, ma in gara, approfittando dei problemi alla Ferrari ufficiali, si rese protagonista di una grandiosa rimonta, riuscendo a cogliere un’incredibile vittoria alla prima gara iridata disputata. Si trattò di un evento unico, sia poiché mai un esordiente nella massima categoria aveva vinto (eccezion fatta per Farina al GP di Gran Bretagna 1950 e Dick Rattman alla Indy500 dello stesso anno) e mai vincerà, e sia perché il pilota italiano non riuscirà mai più a ripetersi dopo di allora. Ma comunque, già solo questa gara bastò a farlo entrare nella storia.
MARIO ANDRETTI, GRAN PREMIO DEL SUDAFRICA 1971
Qualifica: 4° | Gara: 1°
Il pilota italoamericano, che fino a quel momento si era fatto una solida reputazione negli USA, vincendo tra l’altro nel 1969 la Indy500, venne chiamato a Maranello dal Drake per le buone prestazioni fatte registrare con la Lotus e la March nelle sporadiche gare a cui aveva preso parte nei due anni precedenti. Non deluse le aspettative. A Kyalami nel 1971 si piazzò quarto in griglia, alle spalle dell’altra Ferrari di Regazzoni. In gara fu dilagante, e riuscì ad ottenere la sua prima vittoria in carriera, davanti a Stewart e Regazzoni. Sembravano le premesse per un’accoppiata vincente, ma purtroppo non funzionò: la Ferrari quell’anno si rivelò inferiore alla Tyrrell dello scozzese, mentre Andretti saltò diverse gare per via di impegni oltreoceano. I destini della Ferrari e dell’istriano torneranno a legarsi nel 1982, quando il Drake lo scelse per sostituire l’infortunato Pironi in quella tragica stagione nelle ultime due gare. Andretti, in là con l’età, riuscì a strappare un incredibile pole a Monza, gara che concluse terzo, dimostrando che ancora una volta il Drake aveva visto giusto.
NIGEL MANSELL, GRAN PREMIO DEL BRASILE 1989
Qualifica: 6° | Gara: 1°
A volte la F1 sa essere davvero strana. Nel 1989 la Ferrari introdusse il cambio semiautomatico, grazie al geniale ingegnere John Barnard, che aveva ripreso un progetto di Mauro Forghieri. Tuttavia, questo strumento rivoluzionario era molto fragile, e la Ferrari si presentò ai nastri di partenza del GP del Brasile a Jacarepaguà, prima gara stagionale, senza essere mai riuscita a compiere una distanza da Gran Premio nelle simulazioni. Il Leone inglese, partito sesto, tuttavia se ne fregava altamente e, approfittando del contatto al via tra Berger e Senna, riuscì a issarsi al comando dopo una dura lotta con Patrese e Prost, regolando il francese per tutto il finale di gara e riportando alla Ferrari un successo che mancava dal GP d’Italia dell’anno precedente. Nonostante le alte aspettative createsi dopo quella gara, l’inaffidabilità del cambio semiautomatico fu una costante per tutta la stagione, e Mansell riuscì a ripetersi solo a Budapest, in una meravigliosa gara che lo vide rimontare dalla dodicesima posizione. Nota speciale, in quella gara quando tagliò il traguardo un invasore attraversò la pista, confermando la correlazione tra invasioni di pista e vittorie Ferrari.
KIMI RAIKKONEN, GRAN PREMIO D’AUSTRALIA 2007
Qualifica: 1° | Gara: 1°
L’avventura in Rosso di Kimi Raikkonen non sarebbe potuta iniziare meglio. Il finnico, chiamato a prendere il posto di un certo Michael Schumacher, già dalle prove si dimostrò imprendibile, issandosi davanti alle McLaren del Campione in carica Alonso e dell’esordiente Lewis Hamilton. In gara si ripetè lo stesso copione, con Iceman in grado di rimanere in testa dall’inizio alla fine, portando alla Ferrari la prima vittoria dell’era post Schumacher, finendo davanti sempre alle due McLaren, nelle stesse posizioni. L’anno, che sarà segnato dall’orribile vicenda della Spy Story, che vide coinvolte proprio le due scuderie di vertice del Mondiale, lo vedrà dapprima tagliato fuori per la lotta per il titolo a due terzi di campionato, e poi, con un incredibile finale di stagione, come Campione del Mondo per un solo punto sulla coppia della scuderia di Woking. Un titolo che, ahimè, è ancora l’ultimo della squadra di Maranello.
FERNANDO ALONSO, GRAN PREMIO DEL BAHRAIN 2010
Qualifica: 3° | Gara: 1°
Anche il successore di Raikkonen, Alonso, si rese protagonista di un esordio perfetto al volante della Ferrari. Partito terzo dietro il compagno Massa e il pilota della Red Bull Vettel, l’asturiano braccò il tedesco per tre quarti di gara, finché uno scarico della vettura di Milton Keynes non cedette al 34esimo giro, consegnando una facile vittoria ad Alonso, che tornava al successo dopo un anno e mezzo. La prestazione fu condita dal secondo posto di Massa, al ritorno dall’infortunio di Budapest, per quella che fu la prima doppietta Ferrari dal Gran Premio di Francia 2008. Nonostante l’ottima stagione dello spagnolo, tuttavia, le speranze di titolo furono vanificate proprio all’ultima gara ad Abu Dhabi per una scellerata strategia e per la presenza di quell’enorme muro giallo che risponde al nome di Vitaly Petrov.
ALBERTO ASCARI, GRAN PREMIO DI MONACO 1950
Qualifica: 7° | Gara: 2°
Il GP di Monaco 1950, il secondo della storia, fu la gara d’esordio della Ferrari nel Mondiale, poiché aveva deciso di disertare la prima gara a Silverstone. Il pilota milanese, partito dalla settima piazza, si rese protagonista di un’ottima prestazione, riuscendo a compensare almeno in parte l’enorme divario tra la Ferrari e l’Alfa Romeo. In ciò fu anche aiutato da un curioso incidente che avvenne al primo giro: alla curva del Tabaccaio un’ondata improvvisa si abbattè sul circuito, e fu evitata solo dal leader Fangio, già passato. Questa eliminò ben dieci piloti su diciannove partenti, favorendo il compito dell’italiano (ci piace pensare che qualcuno avesse detto, subito dopo la Santa Devota, un sicuro quanto sinistro “Tutto regolare fino a questo momento”). Ascari riuscì ad arpionare una seconda posizione, staccato di un giro da Fangio, in quello che fu il GP più lento della storia (media oraria di circa 98 km/h). Il figlio d’arte (anche suo padre Antonio corse per Enzo Ferrari), ottenne grandi successi con la Ferrari, restando a tutt’oggi il pilota italiano più vincente di sempre, nonché l’ultimo titolato.
RUBENS BARRICHELLO, GRAN PREMIO D’AUSTRALIA 2000
Qualifica: 4° | Gara: 2°
Il pilota brasiliano, il primo della storia della Ferrari, prese il posto del vicecampione in carica Eddie Irvine, riuscendo a non farlo rimpiangere già all’esordio. Partito alle spalle delle McLaren di Hakkinen e Coulthard e accanto al compagno Schumacher, Barrichello al via fu sopravanzato dal buon Frentzen sulla Jordan. Approfittando del suicidio McLaren, che in soli diciotto giri passò da una sicura doppietta a una doppia rottura di motore, e di una strategia a due soste contro l’unica dei rivali, fu velocissimo, riuscendo a guadagnare la posizione su Frentzen e togliendosi lo sfizio di riprendere e passare Schumacher per la testa della corsa al 45esimo giro, prima di dover effettuare il secondo rifornimento. La gara si chiuse con le due Ferrari in parata, con Michael davanti a Rubens, e il brasiliano salì altre otto volte sul podio nel corso della stagione, compresa la memorabile prima vittoria ottenuta ad Hockenheim. Questi piazzamenti gli valsero un quarto posto nel Mondiale e portarono alla Ferrari il secondo Titolo Costruttori consecutivo.
EDDIE IRVINE, GRAN PREMIO D’AUSTRALIA 1996
Qualifica: 3° | Gara: 3°
Fa strano pensare che nella prima gara in Rosso di Michael Schumacher e Eddie Irvine, sia stato il nordirlandese a prevalere, eppure è così. Irvine fu in grado di battere il bicampione del Mondo già in qualifica, piazzandosi terzo subito dietro le Williams del sorprendente Villeneuve e Hill. Nonostante in gara venne sopravanzato dal compagno di box, i problemi tecnici che afflissero Schumacher gli consegnarono sul piatto d’argento un sorprendente terzo posto all’esordio con il Cavallino, dietro Hill e Villeneuve. Un terzo posto che però, per ironia della sorte, fu l’unico dell’intera stagione, a causa della poca competitività e della scarsa affidabilità del mezzo. Un risultato comunque da incorniciare, visto che sarebbe stato difficile chiedere di meglio a Irvine.
SEBASTIAN VETTEL, GRAN PREMIO D’AUSTRALIA 2015
Qualifica: 4° | Gara 3°
Le aspettative dei Ferraristi sul primo GP della stagione 2015 erano discordi. Se da un lato non erano molto alte per la SF15-T, dopo il disastro che era stata la F14-T che l’aveva preceduta, quelle su Sebastian Vettel, chiamato a sostituire Fernando Alonso, erano molto alte, soprattutto per la sua nazionalità, che rievocavano nei tifosi le gioie dei successi di Michael Schumacher. E il tedesco, tutto sommato, non le deluse. Partito quarto dietro le Mercedes e Felipe Massa, in quello che fu il GP con meno partenti da Indianapolis 2005 (solo quindici vetture si schierarono in griglia), il tedesco riuscì ad evitare il caos al via che coinvolse Raikkonen, Maldonado, Sainz e Nasr, e, grazie ad una buona strategia, e a una migliore gestione delle gomme della sua Ferrari, riuscì a sopravanzare la Williams dell’ex Ferrarista al cambio gomme. Finì la gara terzo, a più di trenta secondi dalle Frecce d’Argento di Hamilton e Rosberg, e in radio pronunciò dei ringraziamenti al team in italiano, che diventeranno ben presto comuni alle nostre orecchie. Quella stagione fu positiva, con la Ferrari che tornò a vincere con il tedesco già alla gara successiva in Malesia, e che in totale si aggiudicò il successo tre volte.