Nel corso della prima parte di stagione, in sottofondo alle vicende sportive, si è parlato molto dell’ingresso di nuovi team in F1. A gennaio il Presidente della FIA Mohammed Ben Sulayem aveva infatti aperto all’iscrizione di nuove squadre per il 2026, anno in cui esordirà il nuovo ciclo del regolamento tecnico, e da allora si sono susseguite una serie di voci su più o meno presunte richieste di ingresso, critiche da parte dei team già presenti e di bacchettate da parte di Ben Sulayem. Arrivati alla pausa estiva, a che punto siamo con l’ingresso dei nuovi team in F1?
Partiamo con ordine. Il numero delle squadre in Formula 1 è lo stesso dal 2017, anno in cui la Manor cessò di esistere. Negli ultimi sette anni sono state presenti solo venti macchine, il numero più basso di iscritti al mondiale di sempre (escludendo alcune singole gare in cui si è arrivato anche a circa una dozzina), tanto che nel 2018 si verificò la bizzarra situazione in cui tutti e venti i piloti completarono la stagione dall’inizio alla fine, senza nessun cambio, e tutti quanti arrivarono a punti almeno una volta. In precedenza, anche nel 2015, nel 2009, dal 2003 al 2005 e nel 1996 c’erano state solo dieci squadre iscritte all’intero campionato.
Per molti venti macchine sono poche. Poche per una questione di spettacolo, poche perché così si restringe la possibilità per molti piloti di talento di trovare un sedile. Partendo proprio dal 2017, solo Charles Leclerc, George Russell e Mick Schumacher hanno trovato subito un posto in Formula 1 dopo aver vinto in Formula 2; Pierre Gasly è subentrato in Toro Rosso a stagione in corso, Oscar Piastri è dovuto rimanere un anno in panchina, Nyck De Vries addirittura tre (vincendo nel frattempo anche un mondiale in Formula E), mentre Felipe Drugovich sembra avere tutte le porte chiuse, tanto che di lui si parla in chiave Formula E. E, chiunque dovesse spuntarla tra Pourchaire, Vesti o Iwasa quest’anno, sembra improbabile che lo vedremo nel 2024.
Negli ultimi anni, i team “nuovi” che sono entrati in F1 (Alpine, Racing Point, Aston Martin, Alpha Tauri, Alfa Romeo e, dal 2026, Audi) l’hanno fatto comprando lo slot di una squadra già esistente. E questo per una serie di motivi. In primis pratici: hai già una sede e del personale, magari anche dei piloti e degli accordi sulla power unit, non hai bisogno di fare molto altro. Secondo, competitivi: avendo già una base, non rischi di partire molto più svantaggiato della concorrenza. Ricordiamo tutti la fatica che fece Honda quando entrò come motorista nel 2015, con un anno di ritardo sul progetto power unit rispetto a Ferrari, Mercedes e Renault, e loro dovevano occuparsi “solo” del motore. E la Haas, l’ultimo team effettivamente ex novo, entrò comprando tutto il possibile dalla Ferrari, diventando all’epoca una sorta di B-Team della squadra di Maranello. E poi, ovviamente ci sono i motivi economici: innanzitutto perché prendendo lo slot di un team esistente, si ha diritto ai premi ottenuti la stagione precedente; e poi, e qui arriviamo al grande problema, per la entry fee da 200 milioni di dollari.
Questa è una sorta di risarcimento versato agli altri team. Fino al 2020, il Patto della Concordia (l’accordo che regola la permanenza dei team in F1) stabiliva che solo i primi dieci team in classifica costruttori potessero accedere alla spartizione dei diritti televisivi. Con il nuovo accordo, tutti i team, anche un ipotetico undicesimo o oltre, possono accedere ai ricavi, riducendo le fette di guadagno degli altri dieci. Ma, in cambio, questo all’ingresso in F1 si impegna a “risarcire” gli altri dieci anticipando la cifra di 200 milioni di dollari.
Il bando d’ingresso
Il 2 gennaio Ben Sulayem aveva comunicato tramite il suo profilo Twitter che la FIA aveva aperto all’ingresso di nuove squadre, che entrerebbero a partire dal 2026, con il nuovo ciclo di regolamenti tecnici. Una situazione che ricorda molto quella del 2009, quando, per tappare l’emorragia di squadre dopo la crisi del 2008, si aprì un bando per l’ingresso di nuovi team in F1 Le prescelte furono la HRT, la Virgin (poi Marussia e Manor) e la Lotus (poi Caterham). Queste erano però lontanissime dalle altre squadre, rappresentando molto spesso delle chicane mobili che faticavano ad entrare nel 107% e che morirono una ad una proprio per la regola che voleva che solo dieci squadre ottenessero i premi monetari. L’ultimo rimasuglio di queste squadre è Daniel Ricciardo, che iniziò la carriera in HRT nella seconda metà del 2011.
In precedenza, era stata lanciata la possibilità di adesione anche per nuovi motoristi, e almeno su questo c’è l’ufficialità. Nel 2026, oltre a Ferrari, Mercedes, Honda e Renault, ci saranno anche Audi e Ford.
Ma quanti sono questi team?
Arriviamo quindi alla fatidica domanda: quali sono i nuovi team che hanno intenzione di entrare in F1? La FIA non ha comunicato niente. La data di scadenza per presentare le domande era prevista a febbraio, e in teoria a giugno dovevano essere comunicate le decisioni, dopo che la Federazione avesse valutato se sussistessero le condizione. La data dell’annuncio è però slittata, probabilmente a poco dopo la pausa estiva. A inizio agosto Ben Sulayem ha parlato di “Quattro o sei settimane”.
Per quanto Ben Sulayem abbia dichiarato che gli piacerebbe avere un team americano e uno cinese, di fatto non si è sbilanciato sui nomi dei candidati. Due li conosciamo perché sono stati gli stessi team ad annunciarlo: Andretti Autosport, team di Michael Andretti impegnato in Indycar, in Formula E e in IMSA, e Hitech GP, team impegnato in Formula 2 e in Formula 3. Andretti aveva provato già ad acquistare l’Alfa Romeo a metà del 2021, senza successo, mentre ad inizio anno si diceva che Hitech potesse acquisire l’Alpha Tauri. Ne abbiamo già parlato in due articoli dedicati.
Ci sono poi una serie di indiscrezioni: secondo Auto und Motor Sport, ci sarebbero anche la Rodin del miliardario David Dicker, attivo nell’ambito dell’informatica (e main sponsor di Carlin in F2 e in F3) e la Lucky Sun (anche se Motorsport.com la chiama LKY SUNZ), un team con capitali cinesi. Proprio Motorsport.com riporta che a presentare domanda sarebbero stati anche Formula Equal, team di Craig Pollock, colui che nel 1999 aveva dato vita alla BAR, e un team asiatico, di cui però non viene specificato altro.
La FIA dovrà quindi valutare che i progetti saranno solidi e non basati sulle belle speranze, come accaduto fin troppo spesso in passato. Il regolamento parla della possibilità che corrano fino a 26 macchine (l’ultima volta che è successo fu nel GP di Monaco 1995), ma Ben Sulayem, ogni volta che ha parlato di nuovi team di F1, ha sempre detto “Undici o dodici”, cosa che fa presumere che si arriverà a 24. In vantaggio sembrano esserci proprio Andretti e Hitech, e forse non è un caso se sono state le uniche ad annunciare ufficialmente la propria candidatura.
Le opposizioni delle squadre
Nonostante la entry fee di cui abbiamo parlato, alle squadre l’idea di dividere i guadagni per 11 o per 12 invece che per 10 non va affatto giù. Il più agguerrito, o comunque quello che si è esposto di più, sembra essere Toto Wolff, che un anno fa circa disse che i nuovi eventuali team dovrebbero aggiungere valore alla Formula 1, riferendosi ai costruttori, e alludendo al fatto che evidentemente Andretti non fosse abbastanza. La squadra americana ha risposto presentandosi con Cadillac, facendo intendere che verosimilmente avrà una power unit Ford.
Non è la sola opposizione che hanno mosso le squadre. Ad inizio anno si era parlato del fatto che molti attuali circuiti presenti in calendario sono progettati per avere dieci squadre, a partire dai garage, e che alcuni di questi sarebbero comunque molto piccoli, riferendosi alla grandezza delle vetture.
Questa sembra essere una scusa abbastanza campata per aria. Nella maggior parte dei circuiti corrono campionati che hanno ben più delle 20 vetture della Formula 1, come il WEC, il GTWC, o anche banalmente la Formula Regional e la Formula 4 italiana. Persino la Formula 3, che è di supporto alla F1, ha 30 macchine iscritte. E, se è vero che le attuali dimensioni delle F1 sono spropositate (pensando probabilmente a Montecarlo), l’intento per il 2026 è quello di ridurre la lunghezza e la larghezza delle monoposto, magari riportandole a valori più simili di quelle previste nel triennio 2010-2012, quando in pista c’erano 24 macchine.
Ben Sulayem si è espresso al riguardo a Motorsport-Total.com, dichiarando che “In questo momento abbiamo un undicesimo team per Hollywood”, riferendosi alla fittizia APX GP, il team che da un paio di gare è presente ai circuiti per le riprese del nuovo film di Brad Pitt e di Apple TV sulla F1. “La FIA è sempre a fianco dei circuiti, e cerca modi per migliorarli ulteriormente”.
“Il contratto prevede fino a 12 team, non stiamo violando le regole, anzi: le stiamo rispettando”. E, alla domanda se i circuiti attuali fossero abbastanza grandi, ha risposto “Al 100%. Questi devono essere conformi, che ci siano 10, 11 o 12 team. La nostra Circuit Commission sarà sempre presente, e seguirà l’intero processo”. “Se c’è una domanda d’ingresso e abbastanza spazio, dobbiamo esaminarla”.
E Liberty Media?
Resta il convitato di pietra, ossia Liberty Media, la società che gestisce i diritti della Formula 1. E per la verità, questa sembra essere più dalla parte dei team che della FIA. Intervenuto a Walker Webcast a giugno, il presidente di Liberty Greg Maffei ha sì detto: “Penso che nelle giuste circostanze lavoreremo per ottenere l’undicesima squadra”, ma ha poi continuato con le stesse lamentele delle squadre, ossia che servono nomi “pesanti” e come i circuiti possano essere inadeguati.
“Con qualcuno che possa portare valore allo sport, valore ai fan, grazie alla sua posizione nella tecnologia, potresti immaginare di venire a una sorta di accordo. Ma non senza polemiche, sicuramente tra le 10 squadre”. “Ci sono probabilmente quattro o cinque piste in cui sarebbe difficile inserire un’undicesimo team, sia per numero di garage che per grandezza del paddock”, ha detto. “Forse è risolvibile con denaro e tempo, ma non è qualcosa che schiocchi le dita e risolvi”.
“L’altro problema è che le 10 squadre stanno dividendo i profitti che vanno alle squadre, e dividerlo in 11 modi non è qualcosa di cui sono particolarmente entusiasti”.
Ovviamente la decisione finale spetta alla FIA. Sarà lei a decidere se e quanti nuovi team saranno meritevoli dell’ingresso in Formula 1. Tuttavia, i team attuali e Liberty possono opporsi in un altri modi: in primis, impedendo alle nuove squadre di far parte dell’attuale Patto della Concordia, in vigore dal 2021 al 2025. Con tale mossa le new entry non riceverebbero i ricavati dei diritti tv. Inoltre, si parla dell’ipotesi di aumentare la entry fee, da 200 ad addirittura 600 milioni di dollari. L’unica squadra che sembra guardare con favore a nuovi ingressi è l’Alpine, perché così potrebbe avere più facilità a trovare clienti per le proprie power unit. Ma a parte il team francese, il fronte sembra essere abbastanza compatto. Da qui all’annuncio ufficiale sui nuovi team in F1 non dovrebbe mancare molto, anche se è abbastanza chiaro che questa non sarà la parola fine, ma anzi, solo l’inizio di un altro capitolo di questa telenovela che durerà fino al 2026.