Luca era appena 300 metri più avanti, concentrato sulla sua rimonta, quando Anthoine Hubert perse la vita nel terribile incidente di Spa lo scorso anno. A dieci mesi di distanza, lo scorso Giugno gli abbiamo chiesto di raccontarci i momenti, le ore e i giorni successivi alla notizia della morte. E lui ne ha parlato a lungo e nel dettaglio. L’articolo che segue è un estratto della lunga intervista che Ghiotto a concesso in esclusiva a FuoriTraiettoria.
Quando lo scorso Giugno abbiamo raggiunto Luca Ghiotto al VKI – Vicenza Kart Indoor di Altavilla Vicentina, tra le domande più spinose della nostra lista una in particolare spiccava sulle altre. Era un argomento estremamente interessante (nel senso più professionale del termine) per noi, ma sul quale allo stesso tempo avremmo velocemente soprasseduto qualora Luca non si fosse sentito a proprio agio nel rispondere.
Stiamo ovviamente parlando di ciò che è avvenuto in Formula 2 nel corso della Feature Race di Spa lo scorso anno. Per i pochi che non ricordassero, al secondo giro della gara, una foratura alla posteriore sinistra di Giuliano Alesi, in percorrenza di Radillon, causò una terrificante carambola che costò la vita ad Anthoine Hubert ed appese ad un filo quella di Juan Manuel Correa.
Ghiotto, di quelle terribili ed interminabili ore, ne ha parlato a lungo. Quello che vi lasciamo qui sotto è pertanto la trascrizione di un estratto dell’intervista completa, il cui video è pubblicato sul canale Youtube di FuoriTraiettoria.
“La domenica di Spa credo sia stata l’unica volta in dieci anni che corro in cui ho parlato con tutti gli altri piloti del paddock. Ricordo di aver visto Latifi e Gelael piangere come bambini… eravamo tutti abbastanza scossi.
Personalmente ero parecchio scosso perché con Hubert e Correa avevo parlato anche prima della gara. Dovrei avere una foto in cui eravamo sul camion della Drivers’ Parade ed ero di fianco a Correa e di fronte ad Hubert. Stavamo ridendo e scherzando come sempre, con le solite battutine su come sarebbe andata in curva 1, per stemperare la tensione.”
Di lì a pochi minuti si sarebbe invece consumata la tragedia: “Appena hanno esposto la bandiera rossa siamo tutti rientrati ai pit. La gara era partita molto bene per me, quindi sono sceso dalla macchina carico e felice. Nessuno mi aveva detto dell’incidente -forse anche per non turbarmi nel caso in cui la gara fosse ripartita. Ricordo quando è arrivato mio padre in pitlane e mi ha spiegato cos’era successo. Subito mi sono anche sentito in colpa perché fino ad un attimo prima stavo ridendo con i meccanici.
Sono cose che fanno parte del nostro sport, ma mentre sei lì che guidi neanche ci pensi.”
“L’ora dopo la cancellazione della gara è stata la più brutta, perché hai visto arrivare l’ambulanza, non hai notizie… Scene da pelle d’oca.
Mi ricordo che c’erano i piloti coinvolti nell’incidente -i vari Boschung, Alesi…- che erano distrutti. Ovviamente non era stata colpa loro, ma magari si sono sentiti parte di quello che era successo. E vederli così distrutti era straziante.”
“La FIA aveva già pensato di non farci correre la Sprint Race di domenica, ma ha comunque chiesto a noi piloti cosa volessimo fare. Ovviamente tutti abbiamo detto di no, ma anche se avessero corso io credo che non avrei partecipato. Innanzitutto perché sarebbe stato irrispettoso, poi anche a livello mentale non ce l’avrei fatta. Una cosa che non capirò mai è infatti come abbiano fatto i piloti di Formula 3 a correre.
Io la gara di F1 neanche l’ho vista, sono scappato via appena finita la F3. C’era un’aria nel paddock… è stata l’unica volta in dieci anni di gare in un c’era un paddock pieno in cui si sentivano le mosche volare. Non c’era un rumore, era una cosa irreale.”