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L’inspiegabile astrusità di Formula 2 e F3 è stata messa a nudo





L’incombente weekend di Sochi rappresenterà la prova del nove dell’ipocrita inutilità dei format di Formula 2 e Formula 3. Ciò che resta da spiegare sono le vere motivazioni dietro a quelli che sono da sempre apparsi dei cambiamenti forzati.

@Red Bull Content Pool
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Prima di scendere nei dettagli del caso Sochi, è opportuno fornire una breve introduzione per coloro che non fossero avvezzi alle categorie cadette. Il format dei weekend fino al 2020 recitava per ciascuna categoria: una sessione di prove libere e la qualifica al venerdì; gara principale (feature race) al sabato, del tutto assimilabile al GP di Formula 1; gara sprint la domenica, con punteggio ridotto, ordine di partenza determinato dalla classifica del sabato e griglia invertita per i primi 8.
Per il 2021 venne annunciata una rivoluzione in tal senso: Formula 2 e Formula 3 non avrebbero più corso insieme, ma si sarebbero invece alternate gara dopo gara al seguito della Formula 1. Non solo: per compensare il minor numero di trasferte, ciascuna categoria avrebbe corso  ben tre gare per ogni evento, due al sabato, una la domenica. Le motivazioni ufficiali addotte per giustificare tale cambiamento furono due: garantire maggior visibilità alle categorie cadette e abbattere i costi per le squadre. Poco è bastato, tuttavia, per mettere a nudo queste giustificazioni.

Partiamo dall’astrusità della soluzione individuata per le tre gare, con previo scarico di responsabilità su eventuali emicranie. Le qualifiche del venerdì determinano la griglia di partenza della feature race di domenica. Le due gare sprint del sabato seguono invece un ordine di partenza dettato da, rispettivamente, classifica della qualifica con inversione dei primi 10 (12 in Formula 3) e classifica di gara 1 con ulteriore inversione dei primi 10 (sempre 12 in F3). Oltre a questo format machiavellico, mi torna in mente una questione che risale al mio debutto su FuoriTraiettoria: già nel 2017, quando la sprint race era solo una, Luca Ghiotto me ne aveva parlato in termini critici. In particolare, Luca l’aveva descritta come una gara utile unicamente allo spettacolo e non alla formazione dei piloti, tantomeno alla meritocrazia in ottica iridata. Molte categorie, effettivamente, costrette da vincoli logistici a correre più gare nello stesso weekend, avevano già da tempo aggirato la griglia invertita facendo qualifiche separate per ciascuna corsa.

Un altro problema che aveva caratterizzato la Formula 2 nel corso degli anni erano le interminabili pause tra una gara e l’altra nella seconda metà della stagione: l’impossibilità economica di sostenere trasferte oceaniche portava il campionato a fermarsi completamente tra gli appuntamenti europei e i season-finale in Medio Oriente. Il nuovo format è riuscito ad accentuare ulteriormente questo fenomeno, con le monoposto di F2 costrette nella naftalina già nei due mesi che hanno separato i Gran Premi di Silverstone e Monza.

@Red Bull Content Pool
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Questi risvolti, a detta della FIA e di Bruno Michel -grande capo delle categorie cadette-, erano inconvenienti sopportabili nel perseguimento di una maggiore visibilità e dell’abbattimento dei costi. Sul vero significato di quest’ultimo punto si fece presto luce: nel calendario tipicamente europeo della Formula 3 era stata inserita una tappa ad Austin, in Texas. I minori costi, nel progetto dei vertici, non sarebbero derivati da un risparmio sulle trasferte, bensì da un supposto taglio del personale dei team. Eventi separati per le due categorie avrebbero permesso alle compagini di mandare gli stessi ingegneri e meccanici a seguire tutte le gare. Ovviamente, il motorsport e le rispettive vetture sono più complicati di così. Inoltre, questo weekend “cause di forza maggiore” hanno relegato Formula 2 e Formula 3 entrambe a Sochi, quindi il fantomatico taglio del personale sarebbe stato un autogol clamoroso. Quali sarebbero queste “cause di forza maggiore”? Padroni di non credermi, ma il comunicato ufficiale recita: “Questa modifica al calendario è stata concordata da tutti gli stakeholder a seguito di inevitabili cambiamenti alla logistica che hanno impattato i costi complessivi della F3 a Austin”. Era sicuramente necessario aspettare fino al 4 di settembre per rendersene conto.

Ma la maggiore visibilità vale comunque la candela, giusto? Magari anche sì, se solo fosse vero. La doppia gara al sabato ha più volte portato le categorie a correre la prima sprint race alle 8.30 di sabato mattina, orario a cui la maggior parte dei fan -comprensibilmente- non è disposta ad adattarsi in Europa, figuriamoci in America o negli altri continenti. Inoltre, come testimoniato da alcuni nostri lettori, a Monza si è verificato un paradosso: i fan che avevano comprato il biglietto anche per assistere alla Formula 2 si sono trovati preclusi nell’intento proprio a causa del nuovo format. I semafori verdi hanno dato il via alla prima sprint race del sabato alle 8.50 di mattina, con i cancelli del circuito aperti però solo alle 9. Una volta effettuati i controlli e raggiunta la tribuna, la gara era pressoché conclusa.

Un fallimento su tutta la linea.


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Così come la Formula 1 cerca di combattere chimere con la “discutibile” sprint qualifying o con la recente proposta del “Gran Slam”, così anche le categorie cadette sembrano voler cambiare a tutti i costi lo status quo senza apparente motivo. L’ingordo weekend di Sochi, con sei gare “junior” in due giorni, sembra esercitare una pressione sempre maggiore su Bruno Michel, che indiscrezioni danno come indirizzato vero una -da molti auspicata- retromarcia.





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Carlo Ferraro

The author Carlo Ferraro

Classe tanta e '96, comincio a seguire la Formula 1 all'età di sette anni. Da lì la passione per le corse non smette di crescere, fino a far diventare il motorsport parte integrante della mia quotidianità. Ad oggi, tramite FuoriTraiettoria, sono accreditato Formula 1 e Formula 2.