Un caso di spionaggio alla base delle prestazioni sottotono della Scuderia Ferrari nel corso del 2020. E’ questa l’ipotesi che Giorgio Terruzzi, dalle colonne del Corriere della Sera, avanza per spiegare l’arrancare evidente della SF1000 in una stagione che per il Cavallino Rampante è stata finora avara di soddisfazioni.
Sarebbe stato qualcuno che aveva accesso ai dati di Maranello a far drizzare le antenne degli avversari della Ferrari, sostiene Terruzzi. Qualcuno che, operando nell’ombra, avrebbe fatto arrivare la più classica delle soffiate a quei team che, scontenti delle prestazioni monstre della SF90 sui rettilinei, erano sul piede di guerra nei confronti delle Rosse. A quel punto, con i mano dati concreti, le scuderie avversarie non hanno indugiato oltre: hanno espresso i loro dubbi alla FIA, indicando per di più quali fossero le aree grigie in cui la Scuderia Ferrari si stava muovendo. Da lì l’indagine della Federazione, che ha portato all’accordo segreto di cui tanto si è parlato al termine dei test di Barcellona e che – soprattutto – ha costretto il Cavallino Rampante a perdere diversi CV di potenza, vanificando anche il lavoro che era stato fatto sino a quel momento sulla SF1000. Monoposto progettata facendo affidamento sul vigore della Power Unit 2019, la Rossa di questo 2020 starebbe annaspando proprio per questa carenza di cavalleria, che la rende così lenta sul dritto da vanificare i miglioramenti ottenuti nel corso dell’inverno dal punto di vista della guidabilità.
“C’è una spy story all’origine dei mali che affliggono questa Ferrari. Innescata dalla vittoria di Leclerc nel GP d’Italia 2019, ottenuta sfruttando un motore potentissimo […] Troppo potente secondo la concorrenza che pure, al pari della Ferrari, cerca e sfrutta cavalli in più, lavorando in quelle zone indecifrabili che compongono ogni power unit” – si legge nell’articolo di Terruzzi – “Nell’autunno scorso una chirurgica operazione di spionaggio industriale prese corpo, innescata da un team antagonista della Ferrari con la complicità di qualcuno che della Ferrari conosce i risvolti più segreti. Ad ammetterlo è un tecnico della Federazione Internazionale (FIA) che pretende anonimato mentre racconta come l’indagine federale proprio su istigazione di un team prese il via. Con qualche contraddizione poiché la modalità per ottenere quelle informazioni risultava illecita“. “È questo il clamoroso retroscena dal quale molte mosse derivano. La stessa FIA è consapevole che tutti i motoristi operano oltre il limite con rischi minimi” – prosegue il giornalista lombardo – “Tanto è vero che persino nel caso Ferrari non si è arrivati a scoprire una irregolarità. In ogni modo, le informazioni giunte ai tecnici federali sono servite per imporre a Maranello un compromesso, «segreto», con conseguente azzeramento di una serie di sviluppi […] I guai aerodinamici che le rosse manifestano ora sono il frutto di quell’accordo”.
“In pratica, un passo indietro di decine di cavalli che ha reso inadeguato il progetto di una macchina pensata per un motore più potente. Cosa che ha obbligato i tecnici del Cavallino ad una riprogettazione non felice, da abbinare ad un motore «pulito». Secondo molti addetti ai lavori, l’unico motore «pulito» in gara oggi“ – incalza Terruzzi – “[…] impossibile per la Federazione verificare in profondità ciò che accade nelle officine. Salvo soffiate, appunto. Il che garantisce a molti team di viaggiare indisturbati aumentando la potenza delle power unit. Servono le prove per determinare una infrazione. E queste prove possono emergere solo se qualcuno spia o confessa“.
“Ciò che accade sul fronte motori è simile al tema Racing Point. Chi opera in F1 sorride di fronte all’idea che sia stato possibile copiare la Mercedes 2019 usando le foto. Stiamo parlando di dettagli alla frazione di millimetro per componenti sofisticatissime. Eppure, siamo ancora ai semplici sospetti, con la FIA che ammette una certa superficialità nelle analisi, consapevole del terremoto che potrebbe generare un’accusa di trasferimento dati, destinata a coinvolgere anche la squadra campione del mondo” – si legge sulle pagine del Corriere – “Di contro, se dovesse passare il principio, c’è il rischio che nel 2022 tutti i team legati a Mercedes potrebbero scendere in pista con macchine identiche e velocissime. […] In ballo c’è la credibilità dell’intera F1. Mentre la Ferrari ha di fronte un lungo percorso tecnico con la consapevolezza di aver subito una grave ingerenza nei propri computer e la speranza — non solidissima — che la Federazione possa fare giustizia, […] anche in assenza di spie chi, mentre viaggia tra le regole, va ben oltre le regole”.
E su una vicenda che non era mai stata del tutto chiara iniziano ad addensarsi nubi piuttosto fitte…