Scott Dixon conquista la pole position della 500 miglia di Indianapolis di quest’anno. Il neozelandese ha vinto i primi 42 punti dell’appuntamento più famoso del mondo. Tanto pesa la partenza al palo sulla Brickyard.
Il coniglio dal cilindro l’ha tirato fuori a metà della Fast Nine. Il #9 ha infatti infilato un primo giro a ben 374 km/h di media, e ha concluso il suo pokerino di qualificazioni a oltre 373 km/h, ovvero 232,164 miglia all’ora. È stato mostruoso, sfiorando i muretti e sfiorando quasi il tempo del Fast Friday di Sebastien Bourdais. Sarà lui a partire davanti alla muta di avversari.
In prima fila con lui ci sono Ed Carpenter e Alexander Rossi. Il #20, del team omonimo, era il favorito per lla pole position ma ha concluso il suo shot alla velocità di 231,664 miglia orarie e con un tempo di 2’35”3976. Il vincitore dell’edizione 2016, invece, è stato il primo a battere la prestazione di Fernando Alonso, e ha concluso alla velocità di 231,487 miglia orarie con un tempo di 2’35”5163.
In seconda fila e in quinta posizione troviamo finalmente lo spagnolo, subito dietro Takuma Sato. Il numero #29 ha infatti subito staccato i suoi diretti avversari, Tony Kanaan e Marco Andretti. Per un attimo è sembrato che JR Hildebrand potesse sorpassarlo, ma il #21 non è riuscito a concretizzare dopo due primi giri piuttosto veloci (ha quasi sfiorato i muretti).
La prestazione di Alonso è stata semplicemente da urlo. È entrato in pista dopo Andretti e Kanaan, che avevano girato più lentamente di Hunter-Reay. L’asturiano aveva dovuto sostituire il motore perché aveva iniziato a fumare. Una specie di persecuzione lo affligge: gli si fondono tutti i propulsori che tiene. Il team McLaren-Andretti-Honda ha dovuto sostituire tutti i pezzi, in una corsa contro il tempo che ha permesso all’asturiano di disputare ugualmente le qualifiche.
Lo spagnolo ha stampato un tempo di 2’35”6423: alla fine dei quattro giri ha raggiunto la media di 231,300 miglia orarie. Tradotto in italiano, significa ben 372,241 chilometri orari. Una media davvero alta per un rookie. E mandare dietro JR Hildebrand, Kanaan e Andretti è una soddisfazione che in pochi possono togliersi. Perché sono veri e propri pesi massimi.
Nelle retrovie si è invece affermato Ryan Hunter-Reay. Il campione 2012 ha surclassato tutti i suoi avversari del Gruppo 1, imponendosi con una media di 231,442 miglia orarie: ben 372,469 chilometri l’ora. Il poker di giri che gli ha consegnato la decima posizione è 2’35”5463. È quasi un miglio orario più veloce dell’11°.
Dalla 10^ alla 17^ posizione, cioè le prime otto caselle che il Gruppo 1 ha assegnato, troviamo solo motori Honda. Dietro RHR ci sono due outsider come Ed Jones e Oriol Servia. Buon 13° è Mikhail Aleshin, il russo che riconferma la sua insolita passione per gli ovali. Il primo motore Chevrolet del Gruppo 1 è quello di Juan Pablo Montoya, in 18^ piazza, seguito da Helio Castroneves al 19° posto.
Delude Simon Pagenaud, che si qualifica 23°, dietro il compagno Josef Newgarden. L’unica donna al via, Pippa Mann, ha scalato fino alla 28^ piazza dopo la 31^ di ieri. Ma forse la delusione più cocente è per Spencer Pigot, solo 29° mentre i suoi compagni Carpenter e Hildebrand sono in Fast Nine. Fanalino di coda – comprensibilmente, avendo saltato la sessione di ieri – Zach Veach.