E’ piuttosto semplice perdersi, nel Salone di Ginevra. In un dedalo praticamente infinito di stand, i due padiglioni della kermesse svizzera fagocitano qualsiasi appassionato di automobili che varchi la loro soglia, stringendolo tra le spire scintillanti di oltre 100 automobili pronte per essere ammirate dagli occhi sognanti di migliaia di persone. Ci si ritrova spesso a vagare senza una meta precisa, soffermandosi per la quinta, sesta volta di fronte all’auto che ci ha rapito sin dal primo sguardo, con la mente che immagina cosa possa significare accenderla, guidarla, comprarla. E’ una sensazione inebriante, che però nasconde in sé un pericolo: quello di non riuscire ad essere, in un certo senso, analitici. Qual è stato, in tutto lo splendido marasma ginevrino, lo stand più bello? E quali sono stati i modelli che più hanno caratterizzato quest’edizione? Tirandomi a fatica fuori dall’atmosfera magica che regna tra i padiglioni, ho cercato di organizzare al meglio le idee. E questo è quello che ne è venuto fuori.
Ferrari 488 Pista
Freddi numeri alla mano, la nuova nata di Maranello non era la macchina più potente del Salone. E neppure la più veloce. E neanche la più costosa. Eppure, attorno a lei, nell’arco dei due giorni ha orbitato un numero indicibile di persone. A Ferrari credo vada dato il merito di aver realizzato un’auto che è capace di essere elegante ed estrema allo stesso tempo, con le linee pulite della 488 GTB che diventano improvvisamente tese nei punti in cui la ricerca aerodinamica è stata affinata e con gli interni che rimangono qualitativamente eccezionali – quanto carbonio a vista che c’è lì dentro… – pur essendo anch’essi votati più alla prestazione che al comfort. Il V8 biturbo da 720 CV che si vede al di sotto del cofano motore fa intuire quanto possa essere veloce quell’auto, talmente unica da riuscire a calamitare sguardi e corpi anche da ferma. Davvero difficile non innamorarsene.
Porsche 911 GT3 RS
Se nello stand di Maranello era la 488 Pista a rubare la scena, in quello di Stoccarda i riflettori – nonostante il tentativo di spostarli sulla comunque interessante Mission-E Cross Concept – erano tutti puntati su di lei, la nuova 911 GT3 RS. Presentata in una colorazione verde davvero impossibile da ignorare, l’ultima nata di Casa Porsche riesce nella non facile impresa di migliorare ulteriormente un’icona, affidandosi alle inconfondibile linee della 911 ed affinandole dove serviva. Gli sguardi di chi la sognava ad occhi aperti vagavano dagli enormi cerchi da 21″ all’altrettanto enorme ala posteriore, dal roll-bar verde piazzato nell’abitacolo ai condotti NACA sul cofano, mentre le menti di tutti si chiedevano quali fossero le sonorità di un 6 cilindri boxer rimasto orgogliosamente – ma chissà ancora per quanto – aspirato. Qualcuno dirà ovviamente che le sue linee sono le stesse da anni, ed un fondo di verità in quest’affermazione indubbiamente c’è. Ma che senso avrebbe stravolgere qualcosa che sin dalla nascita è stato armonioso ed apprezzato?
Aston Martin Valkyrie PRO
Folle. Clamorosamente, sfacciatamente, incredibilmente folle. Starle vicino voleva dire chiedersi se non si fosse per caso finiti sul set di TRON, tanto erano futuristiche le sue linee. Nella Valkyrie PRO non c’è una cosa che non faccia a pugni con la razionalità. Fuori dal normale sono il numero dei CV, il peso, il rapporto peso/potenza; terrificanti sono la velocità massima e la forza G laterale che può sopportare; irreale è la ricerca aerodinamica, portata avanti da quel genio che risponde al nome di Adrian Newey. E’ vero, esteticamente potrebbe non piacere a tutti con quelle sue linee un po’ schiacciate, ma ad un’automobile così non frega assolutamente nulla di essere considerata bella: tutti quei soffiaggi, tutti quei deviatori di flusso, tutti quei flap e condotti sono ampiamente sufficienti per indurre chiunque ad indugiare attorno a lungo attorno lei. Ne verranno realizzate solamente 25 – già tutte vendute – e mi reputo davvero fortunato ad averla vista: sinceramente, non credo che il mondo dell’automobile vedrà nascere tanti progetti simili a quello della Valkyrie PRO nel corso dei prossimi anni.
Polestar One
Lo confesso: non vedo l’ora che arrivi in Italia per poter vedere che cosa sia capace di fare questa berlina mastodontica dal cuore freddo – non credo si possa pretendere altro dalla Svezia – ma dall’animo decisamente focoso. Telaio in fibra di carbonio, un motore termico e due ibridi per un totale di 650 CV e 1.000 NM di coppia massima, un interessantissimo sistema di Torque Vectoring, un bilanciamento dei pesi praticamente perfetto (52-48) ed un progetto che per il 50% è totalmente indipendente da Volvo. A lei è bastato presentarsi in un sobrio abito grigio per essere notata, con la sua imponenza e la sua eleganza – soprattutto per quel che riguarda gli interni – impegnate a nascondere bene quanto forte possa andare. Come dite? Troppo simile alle svedesi? Verissimo, ma visto e considerato quanto siano belle e pulite le linee delle ultime Volvo non vedo in che modo questo possa essere considerato un male.
Mercedes AMG GT4 63 S
Lei ha destato non poca curiosità all’interno del Salone, inutile negarlo. Forse per via di quel frontale così incarognito, forse per merito della particolare verniciatura azzurro opaco o forse perché in pochi si aspettavano una risposta così veemente e diretta alla Porsche Panamera, fatto sta che attorno alla “familiare” da 5 porte, un V8 biturbo da 639 CV e 900 NM ed oltre 300 km/h di velocità massima era davvero difficile camminare. Le linee esteriori le ho trovate interessanti – in Mercedes sono riusciti a non appesantire troppo la silhouette di un’auto dalla mole imponente -, mentre per quanto riguarda gli interni continuo personalmente a preferire la razionalità di Porsche in luogo della plancia un po’ barocca della GT4. Ma il mondo è bello perché è vario, e non sono stati in pochi a dirmi che proprio per via degli interni più arzigogolati avrebbero scelto la new entry di Casa Mercedes in luogo della Panamera. Inutile dire quindi che il guanto di sfida a Zuffenhausen sia stato decisamente lanciato.
Stand Top
Audi
Quello della Casa dei Quattro Anelli è uno dei migliori stand dell’intero Salone. Bene organizzato, con la sezione Audi Sport posizionata nella parte destra, mette in risalto nella giusta maniera le due novità di Audi (A6 ed A7) sollevandole leggermente rispetto al resto dello stand e non condensa troppe auto nello spazio a propria disposizione. In più, il piccolo bar dal sapore anni ’50 che distribuiva gratuitamente popcorn è stato letteralmente apprezzato da chiunque nel Salone.
Volvo
Arioso, ordinato, rilassante e con tantissimo legno a vista: in una parola, svedese. Lo stand della Volvo è la trasposizione della filosofia del marchio, che espone pochi modelli (l’interessantissima V60 e l’XC40 fresca vincitrice del titolo di Auto dell’Anno in primis) ma che lo fa con estremo stile ed ordine. Menzione d’onore per tutto lo spazio che veniva messo a disposizione del pubblico, liberissimo di girare con calma attorno alle auto per osservarle nei dettagli. E’ uno di quegli stand dai quali ci si allontanava davvero a malincuore.
Ford
Una Fiesta WRC Plus, una GT inclinata quasi a 45° lungo la via che portava alla zona hospitality ed un’altra GT che arrivava direttamente dal FIA WEC: basta questo per rendere uno stand accattivante? Direi decisamente di sì, soprattutto se in mezzo alle suddette auto si trova praticamente tutto il listino dell’Ovale Blu, con la nuova – e la vecchia – Mustang, le ST e le RS a magnetizzare letteralmente l’attenzione. Luminoso, spazioso ed ordinato, anche lo stand della Casa d’oltreoceano era particolarmente godibile.
Renault
Molto ampio e luminoso è anche lo stand Renault, uno dei più colorati e psichedelici dell’intero Salone. Le auto sono ordinatamente disposte attorno ad un’area concava, con il centro dello spazio espositivo dedicato alla mobilità del futuro, elettrica o autonoma che sia. La sezione RS spicca per i suoi colori sgargianti sulla parte destra, mentre sullo sfondo, alle spalle di una Formula E, il simulatore del Pit Stop attorno alla R.S. 17 ed una vecchia monoposto in cui entrare per fare delle foto catturavano l’attenzione di grandi e piccini. E’ forse lo stand – assieme a Toyota – in cui si respirava maggiormente aria di Motorsport, e non riesco proprio a considerarlo un male.
Porsche
Posizionato strategicamente al fianco dei parenti di Ingolstadt, lo stand del marchio di Stoccarda richiama l’attenzione per la sua estensione in altezza e per il gioco di riflessi che il luminosissimo espositore della Mission-E Cross Concept genera sulle ampie vetrate della zona hospitality. Porsche a Ginevra ha esposto praticamente tutto il proprio listino, con la verdissima 911 GT3 RS a fungere da centro di gravità, e in un tripudio di CV – molti dei quali anche elettrici – l’unico appunto che si può muovere a questo stand è quello di aver avvicinato troppo al desk dell’accoglienza alcuni modelli (Cayenne e Panamera e-Hybrid in particolare), risultati difficili da osservare.
Stand Flop
Volkswagen
Sia chiaro, il marchio di Wolfsburg è inserito qui non per qualità congenite dello stand, quanto per la mancanza di vere e proprie novità su cui soffermarsi. Uno stuolo di T-Roc e Tiguan nasconde quasi allo sguardo la Arteon ed il settore GTI, con la scena è rubata da soli tre prototipi elettrici – ed a guida autonoma – che stanno ad indicare la strada intrapresa da VW verso l’elettrificazione della gamma. Un obiettivo lodevole, senza dubbio, ma che allo stato attuale delle cose non riesce ancora a ricoprire in maniera convincente un ruolo da protagonista in un Salone come quello di Ginevra.
Nissan
Una Formula E di seconda generazione ed una nuova Leaf aggrappate disperatamente ai lati delle scale ed il concept di un SUV compatto piazzato all’angolino. Questo, in estrema sintesi, è stato lo stand del marchio nipponico alla kermesse svizzera. Poche novità – l’arancionissima GT-R esposta non riesce a rubare la scena come vorrebbe – ed uno spazio decisamente ridotto, soprattutto se paragonato alla vicina Renault. In più, le tonalità dello stand tendenti al marrone scuro non invitavano propriamente ad intrattenersi con gioia.
Honda
Poche novità anche per l’altro marchio del Sol Levante, che rispetto a Nissan ha il demerito di estendersi solamente in estensione e non anche in altezza. Diverse versioni della Civic Type-R si accompagnano ad un paio di NSX, ma per il resto non c’è un modello che spicchi davvero sul resto. Le note di colore vengono date dalla RC213-V di Marquez e dalla STR12 di Gasly, ed il fatto che in un Salone dedicato alle auto di serie la scena venga rubata da due mezzi da competizione (dei quali peraltro uno con due ruote in meno di quanto sarebbe necessario lì a Ginevra) non è un gran bel segno.
Abarth
E’ vero, il listino Abarth si limita a due soli modelli, ma un’offerta minore rispetto a quella di tanti concorrenti non riesce a giustificare del tutto l’anonimato di uno stand che si perde con troppa facilità tra quelli del gruppo FCA, venendo fagocitato dalle vicine Fiat ed Alfa Romeo senza quasi che ci se ne accorga. E’ un po’ un peccato, soprattutto considerando che il simbolo Abarth è di grande impatto visivo: forse sarebbe bastato metterlo in sovrimpressione e retroilluminato su una delle piccole pareti divisorie per ottenere un risultato diverso.
Seat
Di per sé, quello Seat non è uno stand brutto in senso assoluto. E’ ordinato, luminoso, colorato dai modelli disposti in maniera non troppo confusionaria…uno stand un po’ banale se vogliamo, ma non un disastro fatto e finito. L’unico vero problema è il confronto con lo stand di Cupra, con cui Seat condivide letteralmente lo spazio espositivo. Le superfici lucide, satinate, semoventi e riflettenti di Cupra – il cui stand era infatti tra i più belli anche dal punto di vista, ahem, non prettamente motoristico – rendono insipida la linearità dell’area di Seat, praticamente sempre vuota rispetto alla sua “sorella” più prestazionale. Magari per il 2019 pensare ad un modo per riequilibrare la cosa non sarebbe una cattiva idea.
Foto realizzate dai ragazzi di ASPhotography.
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