Il verdetto finale, come sempre, lo emetterà la pista. Ma negare che, alla vigilia del suo weekend d’esordio nel calendario della Formula 1, il tracciato di Jeddah non porti molti dei protagonisti a farsi diverse domande vorrebbe dire semplicemente mentire.
Alcuni di questi quesiti, quelli che vertono su quei diritti umani asfaltati assieme alla sabbia sul litorale del Mar Rosso, venivano posti già mesi fa. Altri, quelli che invece riguardano gli aspetti prettamente tecnici del fine settimana saudita, stanno emergendo a poche ore dal via del fine settimana arabo: quando, senza più simulazioni o ricostruzioni tridimensionali, team e piloti hanno effettivamente potuto visionare il Jeddah Corniche Circuit.
Ad alzare il tradizionale dito ha provveduto, nel corso della conferenza stampa del pomeriggio, Carlos Sainz. Il pilota della Scuderia Ferrari ha infatti espresso le sue perplessità circa l’effettiva sicurezza di un tracciato letteralmente circondato da solidi muretti di cemento ma sul quale si prevedono velocità medie superiori ai 250 km/h tra curvoni a raggio amplissimo che ostacolano una visione davvero completa. Un contesto che sembra stridere non poco con tutte le misure di sicurezza che la Federazione cerca di attuare – e in alcuni casi impone – ad altri circuiti. “In caso di incidente cosa potrebbe accadere? Diciamo che in quanto pilota cerchi di non pensare troppo a queste cose, decidi di affidarti completamente agli standard della FIA che normalmente sono buoni” – ha detto il #55 della Ferrari – “Noi piloti stavolta abbiamo però affrontato l’argomento, perché se una macchina che è davanti a te di circa 3” ha un incidente non c’è tempo per reagire. Siamo oltre i 250 km/h in praticamente qualsiasi curva, e non abbiamo modo di vedere cosa ci sia al di là del muro. La FIA dovrà fare grande attenzione con le bandiere, la VSC e la Safety Car”.
“Speriamo poi di non avere problemi in qualifica, perché tra un giro veloce e un giro di raffreddamento il delta di velocità nei curvoni veloci rischia di essere molto elevato” – ha proseguito Sainz – “Dobbiamo fidarci delle misure di sicurezza attuate dalla FIA e sperare che abbiano svolto correttamente i loro compiti. La pista sembra impegnativa, ed è un qualcosa di completamente diverso rispetto a tutto ciò a cui siamo normalmente abituati”. Viene da dire che non potrebbe essere altrimenti: con delle velocità medie inferiori alla sola Monza ma con una disponibilità di vie di fuga simile a Montecarlo (che scenario mirabolante), è piuttosto ovvio che Jeddah possa rappresentare un unicum nel suo genere. “Credo che sia bello avere in calendario dei circuiti cittadini, ma penso non debbano essere più di tre o quattro all’anno” – ha aggiunto Sainz – “La base della Formula 1 deve essere però rappresentata da quei tracciati che permettono di estrarre tutto il potenziale dalla vettura, senza però mettere a rischio la sicurezza. Credo che il fronte dei piloti sia piuttosto unito nel far capire cosa vuole”. “Jeddah sembra un esperimento, una pista ad alta velocità con dei muretti. Spero solo che tutto sia sicuro e che non ci siano sorprese”, ha infine concluso lo spagnolo. Alle cui speranze, sinceramente, mi accodo senza troppe remore.