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Renault Captur: miglioramento netto, ma galeotto fu l’assetto | #MiSonoInnamorauto? Ep. 1





Quando sono salito a bordo della Renault Captur MY2019 sapevo benissimo che tipo di auto avevo di fronte. SUV compatto dal successo planetario – la prima versione ha venduto 1.200.000 unità in 7 anni di onorato servizio -, il più piccolo degli Sport Utility Vehicle della Casa della Losanga dice tutto di sé ancor prima di mettersi in moto: spaziosa, comoda, tecnologica, ha cercato di rifarsi il trucco per ringiovanirsi e cercare così di conquistare nuovi acquirenti.

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Le linee tondeggianti del precedente modello restano grossomodo intatte quando si parla della silhouette della vettura, ma sul MY2019 qualche tratto più affinato fa capolino nel tentativo di alleggerire le sagome della Renault Captur. I nuovi gruppi ottici, dotati della firma ottica “C-Shape” tanto cara a Satory, sono più spigolosi: offerti di serie con tecnologia full LED ma non disponibili con quella Matrix, sfoggiano un design 3D che li rende decisamente caratteristici. Sono stati poi ridisegnati i paraurti: il frontale della Renault Captur ora mette in bella mostra due feritoie laterali – dalla presunta funzione aerodinamica -, mentre dietro si notano il terminale di scarico singolo e, soprattutto, le cromature. Le stesse che, nell’allestimento Intens che occupa attualmente il vertice della gamma, spuntano piacevolmente in vari punti della carrozzeria alternandosi ad altrettanto ben posizionate modanature nere. La vernice bicolore – un optional che può costare fino a 960 € – permette poi di godere dell’effetto “tetto sospeso”: il montante C in tinta con la parte superiore della carrozzeria snellisce non poco la linea della Captur, un’auto la cui fiancata è ben riempita dai cerchi optional da 18″ abbinati a pneumatici 215/55.

Linee più nette e decise si fanno strada sia sul fianco che sul cofano, lì dove nervature più evidenti cercano di donare muscolosità ad un’auto che, nonostante i tentativi, resta comunque piuttosto pacioccona. L’aver apportato queste modifiche a livello estetico, comunque, ha sortito degli effetti positivi: la Renault Captur MY2019 ha una linea più gradevole della sua progenitrice, ed attingendo alla lista degli optional permette anche di guardarsi con una certa soddisfazione quando ci si riflette in una vetrina mentre si è fermi al semaforo. Non è una di quelle auto che fa letteralmente girare la testa, ma credo che la si possa trovare – ben equipaggiata e sempre ricordando quale sia il suo segmento di appartenenza – un’auto abbastanza…ganza.

Renault Captur

Tanti cambiamenti li ho trovati anche nell’abitacolo, che grazie al tetto panoramico in vetro – optional ed azionabile elettricamente – è clamorosamente luminoso. Comodi e sufficientemente contenitivi sedili in tessuto con inserti in pelle accolgono tutti gli occupanti, e si nota in fretta come anche la plancia abbia goduto di un trattamento svecchiante. Schermi da 10″2 per il sistema di infotainment e da 7″ per il quadro strumenti modernizzano gli interni di una Renault Captur dal design interno piacevole: sopravvivono pochi pulsanti fisici, le linee sono pulite ed i materiali della parte superiore sono di discreta qualità. Lo stesso non può tuttavia dirsi né per la parte inferiore dell’abitacolo – dove la plastica è troppo rigida – né per la scenografica Flying Console: accattivante, pensata per ospitare la leva del cambio EDC ed utilissima per ricavare uno dei numerosi vani portaoggetti al di sotto di essa, ha un gioco piuttosto evidente e non trasmette una sensazione di estrema solidità. Qualcosa di più si sarebbe potuto fare anche per quanto riguarda il “cassettino” del passeggero: sprovvisto di soffietto ed anche lui poco…inamovibile, paga una grande capienza con un discreto ingombro, non offrendo oltretutto un rivestimento interno neppure sull’allestimento Intens.

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Il sistema di infotainment Easy Link – dotato di Android Auto ed Apple CarPlay – rappresenta un monumentale passo avanti rispetto alla generazione precedente. Risulta piuttosto intuitivo spaziare tra le varie schermate, e modificare le impostazioni dell’auto tramite touchscreen diventa in breve tempo un gioco da ragazzi. Avrei preferito però una maggiore sensibilità al tocco: alcuni sistemi multimediali da questo punto di vista sono diversi passi avanti rispetto ad un Easy Link che mette però sul piatto la connettività permanente 4G abbinata alla chiamata automatica d’emergenza. Ho adorato poi la possibilità di modificare intensità e colore delle luci d’ambiente nell’abitacolo, uno di quei vezzi totalmente fini a sé stessi che però apprezzo da tamarro quale sono. Molto buono è poi il funzionamento dei comandi vocali, ai quali dopo aver fatto leggere anche diversi messaggi devo muovere solamente un appunto: è Nìcoli, non Nicòli. Da musicomane indefesso, infine, consiglio di investire qualche euro nell’impianto audio griffato BOSE, dato che quello proposto di serie fa fatica tanto agli alti quanto ai bassi non appena si decida di alzare – ehm ehm – un pochino il volume.

Per quanto riguarda l’abitabilità, la Renault Captur MY2019 sfrutta benissimo il fatto di essere cresciuta rispetto alla versione precedente. Questo modello ha guadagnato 11 cm in lunghezza – e senza ricorrere a rimedi miracolosi – e 2 cm a livello di passo, con la naturale conseguenza di offrire molto più spazio a tutti gli occupanti. Ottima è la capienza del bagagliaio (ben rivestito), che sfrutta la chicca dell’intero divanetto posteriore scorrevole per offrire da 406 a 536 l di spazio senza dover abbattere neppure un sedile. Peccato per la soglia di carico piuttosto alta, che potrebbe farvi rimpiangere di non esservi iscritti in tempo in palestra qualora foste di fronte ad oggetti particolarmente pesanti. Ah, ricordatevi sempre di far scorrere in avanti il divanetto PRIMA di riempire il bagagliaio: dato che la maniglia si trova sul fondo – che diventa peraltro un po’ irregolare dopo lo scorrimento -, una volta coperta con valigie e buste della spesa diventa pressoché impossibile da raggiungere.

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Dopo un brevissimo preambolo da 901 parole (che Dio mi perdoni), è arrivato il momento di porci come sempre la domanda cruciale: come va questa Renault Captur MY2019? A benzina, innanzitutto. O perlomeno, a benzina nella versione che mi è stata data in prova, equipaggiata com’era con il 1.3 TCe da 130 CV di potenza e 240 Nm di coppia che non brillerà per brutalità ma che si rivela adatto all’auto in questione. Rotondo nell’erogazione, mai preda di “vuoti”, sempre presente quando viene chiamato in causa ed in grado di farvi percorrere in media quasi 15 km con un litro, questo motore si rivela ben abbinato alla trasmissione automatica EDC doppia frizione a 7 rapporti. Confesso che è stato proprio questo cambio una delle sorprese più piacevoli della Renault Captur: fluido anche a freddo, sempre puntuale negli innesti, non avendo troppe marce tra cui scegliere non ha indecisioni di alcun tipo neanche quando si aumenta il ritmo. Optando per la versione munita di EDC vi vengono forniti anche gli sportiveggianti paddle, ma lasciate ogni velleità sportiva o voi ch’entrate: l’efficace modalità Drive impiega sempre pochissimi secondi a riprendere il comando delle operazioni, e dopo qualche timido tentativo capirete che, viste indole dell’auto e taratura dell’elettronica, giochicchiare con le palette risulterà persino controproducente in un utilizzo extraurbano. A proposito di utilizzo extraurbano: in autostrada si può sfruttare l’ottimo Highway and Traffic Jam Companion, il sistema che consente una guida autonoma di livello 2 combinando assieme ACC, mantenimento della corsia e sensore dell’angolo cieco. La fluidità di guida è eccezionale, e credo che da questo punto di vista la Captur abbia poche rivali nella sua categoria.

Con una massa a vuoto di 1.381 kg e la scelta – opinabile – dei freni a tamburo sull’asse posteriore, sono rimasto positivamente sorpreso anche dall’impianto frenante. A livello olfattivo in un’occasione mi hanno fatto temere che stessero per accusare il colpo, ed invece i freni della Renault Captur hanno sempre fatto il loro dovere. Il pedale allunga leggermente la propria corsa quando si forza un po’ il ritmo, ma considerando la tipologia di auto sarei rimasto sorpreso del contrario. Apparentemente dettato più da esigenze emulative che non da necessità contingenti mi è invece sembrato il sistema MULTI-SENSE, che permette di selezionare tra tre differenti modalità di guida: Eco, Sport e MySense, quella che permette di variare i parametri in maniera indipendente gli uni dagli altri. Confesso che in quest’ultima modalità – e con tutti i settaggi impostati su “Normal” – mi sono trovato talmente a mio agio da considerare superflua l’esistenza delle altre due: in Eco i consumi non diminuiscono granché ed anzi l’auto sembra muoversi con immotivata fatica, mentre in Sport l’entusiasmo si spegne in fretta non appena ci si rende conto che a cambiare leggermente sono solo risposta del motore al pedale dell’acceleratore, durezza dello sterzo e grafica del quadro strumenti.

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Verrebbe da dire che non avrebbe potuto essere altrimenti vista l’indole paciosa di questa Renault Captur, giusto? Giusto. E allora perché l’assetto di questo B-SUV sembra comunicare tutt’altra cosa a chi guida?

Mi spiego meglio. La Renault Captur nasce, cresce e corre come una vettura ideata per districarsi nella giungla urbana nella maniera più confortevole possibile: dev’essere in grado di accogliere comodamente tutti i suoi occupanti, di farli sentire a proprio agio mentre si superano tombini, rotaie, dossi e chi più ne ha più ne metta. E invece, complici molto probabilmente i cerchi da 18″, la Captur si rivela sorprendentemente…rigida. Oh, non sportiva: “rigida”. Che poi non voglio sentirmi mettere in bocca frasi che non scrivo.

Le asperità della strada si avvertono in maniera secca e decisa, al punto che a volte sembra quasi di essere alle prese con una macchina che voglia comunicarci qualcosa di diverso rispetto a quanto non facciano segmento di appartenenza ed indole. Il principale difetto di questa Captur è tutto qui, nel volervi trasmettere un comportamento, un atteggiamento, che lei stessa sa di non poter mantenere: perché è vero che grazie alla sua massa è molto stabile nei curvoni di lunga percorrenza, perché è vero che il trittico motore-cambio-freni funziona molto bene, ma è altrettanto vero che massa, dimensioni, baricentro e tarature raccontano di una tipologia di macchina che non giustifica un assetto percepito – da me e non solo – come…rigido. La Renault Captur vuole essere comoda, non vuole assolutamente darsi arie da macchina più aggressiva. Anche perché nel misto stretto i nodi vengono al pettine: i trasferimenti di carico si avvertono, in uscita dalle curva il suo essere una trazione puramente anteriore si percepisce in maniera decisa con una naturale tendenza al sottosterzo…insomma, si capisce dopo pochissime curve che l’auto non è pensata per un utilizzo neppur vagamente sportivo. Ma allora, sospendendo comunque il giudizio a causa della dimensione dei cerchi, perché elargire in dono alla Renault Captur un assetto che risulta atipico considerando la sua categoria di appartenenza? Chissà.

Il giudizio che chiude il primo episodio di #MiSonoInnamorauto? è…

“Dai, magari ci incontriamo in giro!”

La Renault Captur 2019 è un B-SUV piuttosto ben rifinito, che offre prestazioni discrete, consumi molto buoni, grande abitabilità, ed un’ottima dotazione tecnologica (a proposito, fondamentali sensori e telecamere vista la scarsa visibilità posteriore). Con una linea ringiovanita risulta anche più accattivante rispetto al passato, ed attingendo alla lista degli optional la si può personalizzare al punto da farla risaltare non poco tra la massa di auto. Peccato – e lo dico dopo aver provato la versione con i cerchi da 18″ – per quell’assetto: con lei ho percorso molti km, e non sono mai riuscito a capire se fosse più comoda o più rigida. Un dubbio che, per un’auto di questo tipo, credo che non dovrebbe neppure sorgere. 

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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow