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Un giorno da concorrenti del Rally Italia Talent: skid, Abarth e qualche consiglio per le selezioni…





Su di noi veglia un cielo plumbeo, quando varchiamo i cancelli d’ingresso del Cremona Circuit. Da circa un’ora io e Pietro siamo accompagnati da una pioggerella leggera, una di quelle che rende l’asfalto viscido, riversandovi poca acqua per farlo considerare davvero bagnato e troppa acqua per farlo considerare davvero asciutto. Ci basta uno sguardo però per capire che a nessuno dei due, in realtà, quelle condizioni dell’asfalto dispiacciono davvero. Soprattutto visto quello che stiamo per fare.

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Ai piloti di rally, infatti, non capita poi così spesso di trovarsi alle prese con un fondo stradale che sia in grado di offrire il massimo grip. Asfalto bagnato, innevato, ghiacciato. Strade bianche, fangose, polverose. Condizioni tutt’altro che perfette, per voler sintetizzare il tutto in un’unica perifrasi. E quindi, mentre percorriamo il breve vialetto d’ingresso che ci porta dritti nel Paddock dell’impianto lombardo, è fin troppo ovvio che sia io che Pietro abbiamo capito che, per tentare di comprendere quali siano le qualità da ricercare in un pilota di rally, quell’asfalto viscido è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno. Al Cremona Circuit, infatti, siamo andati per un fine ben preciso: simulare una giornata delle selezioni del Rally Italia Talent, il talent show che da ormai 4 anni decreta i suoi vincitori sulla base della loro abilità con pedali, leva del cambio e volante. Grazie a Renzo Magnani, ideatore ed organizzatore dell’evento sin dalla sua prima edizione, abbiamo infatti avuto la possibilità di replicare l’intera esperienza dei partecipanti alle selezioni di RIT…con 24 ore di anticipo rispetto a chiunque altro.

Ed il fatto di essere arrivati largamente in anticipo rispetto all’apertura della prima giornata di prove lo capiamo non appena la nostra macchina fa capolino nel parcheggio del Paddock. Lì infatti, con in mano un numero indefinito di coni, troviamo Gigi Pirollo – uno degli esaminatori del Rally Italia Talent – intento a disegnare una tortuosa serpentina sull’asfalto del retrobox del Cremona Circuit. A pochi metri di distanza da lui, ferma, una Abarth 595 Competizione sfacciatamente gialla borbotta contenta lasciando che piccole volute di fumo si alzino a mo’ di pennacchi dai suoi 4 scarichi. Evitiamo i coni arancioni disseminati qua e là e troviamo parcheggio al fianco di una sfilza di bandiere targate Rally Italia Talent, che si muovono pigramente nell’aria praticamente ferma della Lombardia. Scendiamo dall’auto, ed è lì che Gigi si rende conto di noi. Sa già cosa siamo venuti a fare, e quindi dopo una brevissima presentazione ci conduce all’interno dei box, dove altri organizzatori del RIT stanno finendo di approntare la zona in cui verranno ricevuti ed accolti i partecipanti del talent show a quattro ruote. Partecipanti che, a giudicare dal numero enorme di pass che vediamo ammonticchiati sul tavolo, devono essere davvero tantissimi. “Assolutamente sì” – ci dice Gigi, confermando quanto già dettoci da Magnani nel corso della nostra intervista – Il numero dei concorrenti continua a crescere di anno in anno, tanto da costringerci ad effettuare delle scelte a livello di tempistiche: a noi piacerebbe far fare 4 giri nella prova in pista, ma con tutti questi concorrenti rischieremmo di concludere entrambe le giornate a mezzanotte inoltrata”.

Già, perché ovviamente la parte entusiasmante del Rally Italia Talent non è quella burocratica, quella in cui ogni concorrente firma carte e scartoffie per dichiarare identità ed assunzione dei rischi. Anzi, quella è la parte che sia io che Pietro simuliamo nei minimi termini, giusto per constatare che i ragazzi di RIT, ovviamente, neppure in quel campo hanno lasciato qualcosa al caso. Il borbottio degli scarichi Record Monza della 595 Competizione di cui vi parlavo poco fa, tuttavia, è decisamente troppo invitante per permetterci di indugiare troppo tra le pastoie burocratiche, e quindi non ci facciamo pregare quando Gigi, dopo averci fatto attendere qualche altro minuto per controllare che i famigerati coni fossero tutti al loro posto, ci avverte che possiamo affrontare quello che sarà il primo banco di prova per tutti i protagonisti del Rally Italia Talent: lo Skid.

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Oltre alla carrozzeria, sulla Abarth 595 c’è infatti qualcos’altro di sfacciatamente giallo. Qualcosa che è decisamente difficile trovare sulle Competizione che tutti i giorni circolano nella nostra penisola: un carrellino con quattro piccole rotelle poste agli angoli che viene posizionato sotto ciascuna delle gomme posteriori della nostra Abarth, sollevandole letteralmente da terra. Lo scopo di questo marchingegno, che chiamandosi skid dà il nome alla prova, è presto detto: trattandosi di un’auto a trazione anteriore, lasciare sospesi gli pneumatici del retrotreno consente alla 595 di continuare ad avere motricità pur ritrovandosi però con un posteriore molto più sensibile ai trasferimenti di carico sia laterali sia longitudinali. Detto in maniera banale, frenando violentemente – e magari con le ruote parzialmente sterzate – un’auto con lo skid si scomporrà molto più facilmente di un’auto tradizionale, costringendo così chi guida ad intervenire rapidamente sul volante e a dosare acceleratore e freno per evitare di far andare in testacoda la vettura. Una prova dunque non esattamente semplice – soprattutto per chi è alle prime armi -, resa peraltro ulteriormente complicata dalla presenza degli innumerevoli coni arancioni che Gigi Pirollo, solamente poche righe più sopra, disponeva qua e là sull’asfalto del retro box del Cremona Circuit. “Qui nello Skid” – ci spiega infatti il sempre disponibile Gigi – oltre alle nostre valutazioni conta anche il cronometro. Colpire un cono vuol dire incappare in una penalità in termini di tempo, quindi non è mai una grandissima idea partire a razzo per poi fare strage dei coni….

E di coni ora, davanti a noi, ce ne sono davvero tanti. “In questa fase del Talent è importante saper dosare bene acceleratore, freno e frizione – continua il nostro rallystico cicerone – “Gli esaminatori valuteranno, oltre al tempo, la reattività con cui il concorrente corregge i movimenti dell’auto con il volante, la capacità di intuire e di gestire gli spostamenti del retrotreno, l’abilità nel controllare un’auto che tende ad allargare con il posteriore sia in ingresso che in uscita di curva. Si simulano condizioni di aderenza precaria, è una prova che rappresenta un banco di prova importante per tutti coloro che aspirano a diventare piloti da Rally”. E lo Skid è un banco di prova anche dal punto di vista psicologico: insegna ad affrontare con le dovute cautele un percorso nuovo a bordo di un’auto dal comportamento imprevedibile. Invita a non farsi prendere dalla foga o da un’eccessiva fiducia nelle proprie capacità. “Molto spesso capita che ad andare peggio siano i partecipanti che hanno già avuto esperienze con lo Skid – ci avverte Gigi non appena sente che Pietro aveva già avuto modo di provare quel genere di prova – “Entrano nel percorso convinti di sapere già come si comporterà la macchina, e non tengono conto del fatto che magari rispetto al loro precedente tentativo è cambiato l’andamento del percorso, il raggio della curva, il grip dell’asfalto, tutta una serie di parametri che possono variare di giornata in giornata. Salgono in macchina volendo semplicemente spingere al massimo e alla seconda o terza curva sono già in testacoda in un tripudio di coni che vengono lanciati via”.

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Per verificare l’esattezza delle previsioni di Gigi ci è bastato attendere qualche minuto, giusto il tempo necessario a Pietro – che in una precedente edizione di RIT aveva ben figurato nello Skid – per entrare nel percorso in maniera più decisa dopo un primo tentativo interlocutorio. Pietro ha infatti appena il tempo di chiudere 3 curve: poi, all’ingresso della 4^, la 595 Competizione arriva decisamente troppo veloce e si scompone eccessivamente, intraversandosi e costringendolo ad aggrapparsi ai freni per non finire fuori dal tracciato. Questa volta al team di FuoriTraiettoria è andata relativamente bene: nessun cono è stato colpito nel corso del tentativo di Pietro, ma il tempo speso per far manovra nell’angusto percorso con la 595 è stato già una punizione sufficiente. Tocca quindi al sottoscritto tentare di risollevare le sorti della nostra redazione, a quello stesso sottoscritto che mai fino a quel momento era salito su un’auto munita di Skid e che quindi, tra l’essere ricordato dagli esaminatori del Rally Italia Talent come incosciente o come diligente ha rapidamente optato per la seconda ipotesi. Deciso quindi a far mostra di aver colto tutti gli inviti alla prudenza che Gigi ci aveva fatto solamente qualche minuto prima, salgo a bordo della 595, sistemo la posizione di volante e sedile – un gesto che gli esaminatori di RIT tendono a valutare silenziosamente – e con la dovuta cautela inizio il percorso.

Credo sinceramente che “strano” sia il termine migliore per descrivere come sia guidare per la prima volta un’auto con lo Skid, con quei carrellini che fanno quasi fluttuare il retrotreno. Ci si ritrova alle prese con una macchina che soffre molto di più i trasferimenti di carico, che richiede un’attenzione, una sensibilità ed una velocità nel dosare freno ed acceleratori maggiori per via dell’elevata rapidità con cui tende a scomporsi quando si affronta una curva. E soprattutto si è alle prese con un’auto che è più…”infida”, perché tutte le sovracitate sensazioni vengono avvertite chiaramente – ed improvvisamente – solo quando si frena con decisione e si affrontano le curve con un discreto angolo di sterzo. In rettilineo e nelle leggere pieghe, invece, la presenza degli Skid sembra quasi impalpabile, ed è forse questo a trarre molti in inganno: si arriva veloci da un breve allungo, convinti che l’avere gli Skid non causi chissà quale variazione clamorosa nel comportamento dell’auto, e non appena ci si aggrappa ai freni la macchina si scompone cogliendoci alla sprovvista e spedendoci dritti a fare strage di coni. Coni che, mi dice Gigi prima di scendere dalla 595, devono essere evitati anche a percorso concluso. “Molto spesso i partecipanti completano lo Skid e dimenticano che anche l’ultima frenata conta – mi racconta indicando quattro birilli arancioni che delimitano il quadrato al cui interno mi ha fatto fermare – “Invece, al termine della prova, bisogna essere bravi anche ad arrestarsi entro questo spazio qui. Se si va oltre e si colpisce il cono che metteremo lì davanti nel corso delle varie giornate, arriverà una penalità che può rovinare un bel tentativo.

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Terminato dunque lo Skid, è arrivato il momento per me e Pietro di confrontarci con la seconda ed ultima prova che tutti i partecipanti del RIT affronteranno durante le selezioni: il giro in pista. Spengo sul nascere il sorgere di eventuali obiezioni o perplessità in chi, trattandosi di un talent che riguarda il mondo del Rally, si stia chiedendo in che modo il girare in un circuito munito di cordoli e vie di fuga possa dare la misura della capacità di un pilota di correre lungo le strette stradine che caratterizzano le Prove Speciali di tutto il mondo. Se la pista su cui gireranno i partecipanti del RIT fosse un circuito nudo e crudo, in effetti, probabilmente potreste avere ragione voi. Il fatto, però, è che il Cremona Circuit – e come lui tutti gli autodromi in cui il Rally Italia Talent farà tappa – non sarà lasciato nudo e crudo. Anzi, tutt’altro.

Infatti, sin da quando siamo arrivati, Giandomenico Basso e Andrea Dallavilla – altri due esaminatori del Rally Italia Talent – sono impegnati nel fare le veci di Hermann Tilke. Servendosi degli onnipresenti coni arancioni e soprattutto di vistose barriere New Jersey, entrambi da ore si dedicano ad apportare modifiche al layout del Cremona Circuit. Aggiungono una chicane di qua, una curva stretta di là, un tornantino dopo un breve allungo, un’altra chicane…detto in poche parole, cercano di riprodurre nel miglior modo possibile il percorso di una Prova Speciale, alternando parti veloci e parti lente, parti più strette e parti più larghe, in modo tale da poter valutare in maniera completa il comportamento alla guida del candidato. “Qui, a differenza dello Skid, il cronometro conta davvero poco – ci spiega Andrea – “In questa fase sono più importanti le valutazioni di noi esaminatori, che ci concentriamo nell’osservare come vengono mosse le mani sul volante, la rapidità e la fluidità con cui si effettuano i cambi di marcia, il tempismo nelle staccate, la capacità di capire quale sia la traiettoria giusta…. Se quindi i secondi cessano di essere temibili avversari, molti candidati dovranno far fronte ad un’altra difficoltà: il cambio di auto. Abarth infatti mette a disposizione di RIT non solo le 595 Competizione, ma anche le 124: ed è inutile che io vi dica quanto le auto differiscano per telaio, cambio, bilanciamento dei pesi, baricentro, inserimento ed uscita di curva, handling e via discorrendo, giusto? Io e Pietro però, che sulle nostre spalle non avvertiamo nessun tipo di ansia da prestazione, decidiamo di simulare la giornata di un candidato che dopo aver preso – poca – confidenza con la 595 durante lo Skid si ritrovi a dover salire su un’auto magari mai guidata e soprattutto totalmente differente da quella utilizzata solo pochi minuti prima. Ci caliamo quindi negli abitacoli delle 124 e, ciascuno con il proprio esaminatore sul sedile del passeggero, entriamo in pista.

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“Solitamente noi facciamo percorrere 3 giri a ciascun esaminato” – mi dice Andrea mentre affronto il primo giro con la cautela che la non conoscenza del layout, la pioggia ed il buio ormai calato sul Cremona Circuit impongono – “E diciamo che quello davvero importante ai fini della valutazione è il terzo. Quindi durante il primo diamo dei consigli su come impostare magari una curva o su dove attaccarsi ai freni in una staccata particolarmente impegnativa, nel corso del secondo cerchiamo di correggere eventuali movimenti strani sul volante oppure errori in frenata, cambiata o uscita di curva e nel terzo, invece, facciamo silenzio per dare la possibilità al candidato di concentrarsi al massimo. Anche perché, rispetto alla 595, la 124 è un’auto totalmente diversa: è più reattiva, ha una maggiore direzionabilità ed entra in curva in maniera fulminea, ha un cambio con rapporti molto più corti, un baricentro ed un telaio che permettono di osare decisamente di più in percorrenza e la trazione dalla parte giusta, che impone un po’ di attenzione in più in uscita di curva soprattutto in caso di asfalto bagnato come il nostro. C’è bisogno effettivamente di concentrazione per capire auto e circuito nel poco tempo a disposizione, e fortunatamente Andrea può limitarsi a bollare come “leggermente troppo lenti” alcuni movimenti sul volante ed a invitarmi a staccare in maniera più decisa in alcune frenate. I fari delle due 124 Abarth illuminano asfalto, coni e New Jersey nel corso dei nostri 3 giri – durante i quali abbiamo avuto effettivamente modo di constatare come le modifiche al layout apportate in giornata abbiano drasticamente ridotto la larghezza della pista in alcuni punti, proprio a voler simulare le strettoie tipiche dei Rally -, ed una volta completata anche la simulazione di questa prova sia io che Pietro imbocchiamo la corsia dei Box e riportiamo le due 124 nel Paddock.

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“Ve la siete cavata piuttosto bene – ci dicono Andrea e Giandomenico – “Soprattutto considerando le condizioni della pista e la scarsissima visibilità. Noi solitamente non arriviamo mai a girare in assenza pressoché totale di luce, quindi per i candidati è un po’ più semplice la prova”. Il buio, mentre noi eravamo impegnati a girare, ha infatti completamente inghiottito il Cremona Circuit, ed è questo – ancor prima dell’orario – a farci capire che è arrivato il momento di ringraziare e lasciare finalmente liberi i disponibilissimi esaminatori del Rally Italia Talent, ancora alle prese con qualche incombenza organizzativa per le selezioni del giorno dopo. E così, mentre ci incamminiamo verso la nostra auto sotto la pioggerellina leggera che ci ha accompagnato per tutta la giornata, a me e a Pietro non resta che svestire a malincuore i panni dei concorrenti del RIT, dopo aver cercato di raccontarvi in che modo (e sfruttando quali consigli…) potervi godere al massimo l’esperienza.

Ora, ad affrontare le prove del Rally Italia Talent, tocca a voi.  

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Tags : abarthcremona circuitrally italia talentrit
Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow