Sono in prima, sto viaggiando a bassissima velocità. Davanti a me si apre il rettilineo di una zona industriale, deserta all’ora di pranzo di un sabato pomeriggio di inizio settembre. Ingrano la seconda, che il cambio doppia frizione innesta ancor prima che io possa finire di rilasciare il paddle. Affondo il pedale dell’acceleratore. Il 6 cilindri aspirato boxer da 3.996 cc posizionato alle mie spalle inizia ad urlare al cielo la sua rabbia. 4.000 giri. 5.000 giri. 6.000 giri. Il grido lacerante di 520 CV mi violenta i timpani, sento di dover cambiare marcia. Butto un occhio al contagiri, mentre la velocità aumenta vertiginosamente: la zona rossa è tremendamente, clamorosamente, ancora lontana. Trattengo il respiro. 7.000 giri. 8.000 giri. 9.000 giri. Lo strillo del motore non permette di farmi sentire neppure i pensieri. Innesto finalmente la terza. Respiro. Su un’auto normale, probabilmente, avrei dovuto cambiare marcia sulla soglia dei 6.000 giri. Della Porsche 911 GT3 RS, però, si potrà dire tutto. Tranne, per l’appunto, che sia un’auto normale.
Non serve neppure che vi dica che lo si intuisce anche solo guardandola, vero? Cerchi da 20″ all’anteriore e da 21″ al posteriore (abbinati rispettivamente a pneumatici 265/35 e 325/30, tutti muniti di monodado), parafanghi anteriori in carbonio, condotti NACA sul cofano, aperture di ventilazione a lamelle sui passaruota anteriori per ridurre la sovrappressione generata dal rotolamento delle ruote, minigonne, doppio scarico centrale e un’ala posteriore grande più di quanto si possa anche solo provare a desiderare: niente di tutto questo appartiene ad un’auto normale, e la colorazione verde acido dell’esemplare provato non fa altro che accentuare l’esclusività indiscutibile della GT3 RS.
Precedenze ad incroci e rotonde, segnali di stop, uscite dai parcheggi: persino le norme del Codice della Strada vengono inspiegabilmente piegate di fronte a questa Porsche, che viene lasciata passare praticamente da chiunque mentre telefonini compaiono veloci nelle mani di chi la incontra per strada invocando di sentire l’inconfondibile voce del 6 cilindri aspirato boxer. E’ una di quelle auto che verrebbero notate ed ammirate anche nel luogo più caotico del pianeta, sembra che il mondo si fermi quando transita con quel borbottio sommesso che preannuncia lo scatenarsi di una tempesta infernale.
Guidarla è un’esperienza fuori dal normale, e lo è sin dal momento in cui ci si cala nell’abitacolo. Il roll bar che incombe sui due – e solo due – passeggeri è un memorandum perenne di quanto sia corsaiola l’indole di quest’auto, così come i pornografici sedili a guscio realizzati in materiale sintetico rinforzato con fibra di carbonio a vista e con finiture in tinta con la carrozzeria. Volante in alcantara, una posizione di guida perfetta che mette quasi direttamente a contatto con l’asfalto ed inserti verde acido sparsi qua e là su plancia e tunnel centrale completano un abitacolo impossibile da dimenticare per un appassionato di motori.
Mai come a bordo della 911 GT3 RS mi sono sentito protagonista di uno dei sogni che facevo da bambino, quando mi immaginavo in un’auto da corsa o in qualcosa di tremendamente simile: tutto, dalle cinghie in tessuto verde per aprire le portiere fino all’orologio analogico dal sapore vintage che domina la plancia, è esattamente dove dovrebbe essere. Sì, per chi volesse saperlo c’è anche sulla GT3 RS un sistema di Infotainment piuttosto avanzato. Peccato che sia sostanzialmente inutile, dato che per ascoltare una delle miglior sinfonie del mondo non serva collegare smartphone o tablet ma sia sufficiente mettere la mano – ovviamente – sulla sinistra e ruotare la chiave d’accensione.
Un brivido. E’ questo quello che sembra attraversare ogni singolo millimetro del telaio della GT3 RS nel momento in cui prende vita il motore aspirato più potente che sia mai stato montato su una 911 di serie, ed è un brivido che penetra fin dentro le ossa. Sembra quasi che l’auto si tenda, come un centometrista sui blocchi di partenza prima della finale dei 100 metri piani alle Olimpiadi: fermo, immobile, ma pronto a sprigionare una potenza inaudita nel momento in cui lo starter darà il via alla volata. Sono 520 i CV erogati dal motore della 911 GT3 RS, e a far impressione è il regime a cui si raggiunge tale picco di potenza: bisogna toccare infatti gli 8.250 giri per consentire a quella che dovrebbe essere l’ultima GT3 RS aspirata della storia di sfogarsi al meglio delle proprie possibilità, mentre “basta” sfiorare la soglia dei 6.000 giri per avere a disposizione 470 Nm di coppia. L’erogazione è poderosa, diretta, brutale: ogni volta che si affonda il pedale dell’acceleratore la 911 GT3 RS risponde con una veemenza pazzesca scatenando un inferno a 9.000 gironi, per dirla in un modo che farebbe sicuramente felice Dante Alighieri, mozzando letteralmente il fiato e incollando gli occupanti al sedile senza possibilità di appello. Ogni volta che ci si decida a sbrigliare i 520 CV sembra che il mondo attorno a noi raddoppi la propria velocità: è una sensazione indescrivibile.
Pazzesco è il cambio, con il PDK di Porsche che qui raggiunge probabilmente lo stato dell’arte. I cambi marcia avvengono ad una rapidità disarmante: il doppia frizione di Stoccarda, uno dei migliori attualmente esistenti, snocciola i rapporti con fluidità ed una velocità difficilmente concepibili, al punto da far sembrare un delitto l’utilizzo della modalità Drive anche quando si è imbottigliati in centro città. L’accoppiata motore-cambio è semplicemente perfetta: facendo affidamento sulla cicatriziale precisione del PDK a 7 marce, infatti, si può accarezzare ad ogni rapporto la soglia dei 9.000 rpm senza mai temere di fare capolino nella zona rossa del contagiri, e sentire alle proprie spalle un urlo così violento e lacerante è un’esperienza totale, che coinvolge tutti i sensi. Adeguato a delle prestazioni fotoniche (lo 0-100 km/h viene divorato in 3″2 e la velocità massima è di 312 km/h) è ovviamente anche l’impianto frenante, che sulla versione provata metteva in bella mostra dischi carboceramici da 410 mm all’anteriore (abbinati a pinze a 6 pistoncini) e da 390 mm al posteriore (con pinze a 4 pistoncini). La forza frenante è spaventosa, e trattandosi di un impianto carboceramico l’efficienza aumenta di pari passo con la temperatura: più si va forte, più la GT3 RS frena forte, con il fading che scompare nel limbo dei ricordi e con un pedale che resta sempre inamovibile nella sua corsa.
Certo, per capirla fino in fondo e godere appieno di tutta la sua veemenza e brutalità, la 911 GT3 RS andrebbe provata tra i cordoli di un circuito. Sulle strade di tutti i giorni, comunque, riesce ad impressionare per la sua versatilità – con il sistema di sollevamento idraulico (optional) neppure i dossi sono un problema – e, soprattutto, per la facilità con cui riesca a comunicare a chi guida il suo essere un’arma letale in pista. Lo sterzo è chirurgico, l’anteriore è di una precisione disarmante, ha una stabilità fuori dal normale – complice anche l’aerodinamica, dato che a 200 km/h la GT3 RS sviluppa 144 kg di carico verticale – e dà sempre, perennemente, la sensazione di essere incollata all’asfalto. Gli enormi pneumatici garantiscono trazione al posteriore e solidità all’avantreno, gli snodi sferici Unibal piazzati su ogni braccetto delle sospensioni permettono all’auto di copiare alla perfezione qualsiasi dosso, avvallamento o increspatura dell’asfalto, l’assetto estremamente rigido le consente di annullare totalmente gli effetti dei trasferimenti di carico: persino guidandola su strade normali, la 911 GT3 RS fa capire a chiunque ci salga a bordo di appartenere ad un’altra realtà, ad un’altra dimensione.
Mai come con lei il concetto di “supercar” mi è sembrato così chiaro ed evidente, e lo dico con assoluta certezza. Nonostante non sia l’auto più potente che abbia avuto la fortuna di testare, è senza ombra di dubbio quella che più mi ha fatto provare la sensazione di essere alla guida di qualcosa che andasse oltre la semplice idea di automobile. Il modo in cui si presenta, il modo in cui si guida, il modo in cui frena: tutto qui è amplificato oltre ogni ragionevole limite, per un’esperienza di guida che a qualsiasi velocità, su qualsiasi strada, con qualsiasi condizione meteo, lascia letteralmente estasiati, stampandovi in faccia l’espressione sognante di chi all’improvviso si è reso conto che la perfezione, in realtà, esiste. Il tutto, ovviamente, in compagnia di uno dei suoni più penetranti che la Storia dell’automobile abbia mai conosciuto. Perché davvero, 9.000 giri ti entrano nell’anima. Per non uscirne mai più.
Grazie ad ASPhotography per le foto.