Non più tardi di qualche settimana fa è stata presentata al pubblico la bozza del regolamento telaistico delle F1 2026 che – al netto di tutti i perfezionamenti che si renderanno necessari in corso d’opera – sembra promettere spettacolo. Chissà però quanto il fine giustifichi i mezzi…
Sono passati circa due anni da quando sono stati presentati i regolamenti per le nuove Power Unit che debutteranno nel corso della stagione 2026 del Circus. I nuovi regolamenti, che sono stati man mano corretti mediante revisioni che si sono susseguite più o meno regolarmente nel corso di questi due anni, hanno avuto come fine ultimo il coinvolgimento di nuovi marchi all’interno della Formula Uno. L’obiettivo è stato perseguito tenendo conto di due linee guida chiare e ben distinte: da un lato si è cercato di semplificare le unità propulsive, dall’altro si è fatto in modo di provare a renderle più accessibili in termini di costi, progettazione e sviluppo.
Obiettivo riuscito: Cadillac, Ford e Audi hanno manifestato interesse, con le ultime due che sono poi riuscite a ufficializzare la loro partecipazione in maniera definitiva. A loro c’è poi da aggiungere Honda, che dopo avere annunciato in pompa magna il proprio ritiro dal Circus ha effettuato il più classico dei dietrofront legando il proprio destino a quello di una Aston Martin preda di un profondo rinnovamento. Avere più motoristi favorirà sicuramente la competitività generale: si avrà infatti una maggiore concorrenza in pista e dunque, con ogni probabilità, anche un maggiore spettacolo.
Se in ottica 2026 le intenzioni della FIA erano dunque piuttosto chiare dal punto di vista motoristico, fino a poche settimane fa lo stesso non avrebbe potuto dirsi circa tutto ciò che viene progettato e costruito attorno alle Power Unit.
La versione ufficiale dei regolamenti 2026 non è stata ancora resa pubblica in quanto da perfezionare, ma prima del Gran Premio del Canada la Federazione internazionale ha svelato quali saranno le cosiddette key features del Regolamento Tecnico che caratterizzerà il prossimo futuro della Formula 1. Queste linee guida fondamentali sono sostanzialmente riassumibili in: aerodinamica attiva, maggiore leggerezza e compattezza delle auto, sicurezza aumentata.
Tutte caratteristiche estremamente gradite agli appassionati di lunga data del Circus, che da tempo chiedevano a gran voce un ritorno a motori semplici, vetture più piccole e un maggior numero di costruttori extra.
Un cambio drastico quindi, avvenuto in due tranches ben distinte: il rinnovamento dei regolamenti sulla Power Unit era (e rimane) a parere di chi scrive un cambiamento assolutamente necessario in una Formula Uno al momento troppo elitaria e poco accessibile per via delle eccessive complicazioni e costi. Quella che ha riguardato le unità propulsive è stata una mossa che potrebbe essere in grado di dare nuova linfa a uno sport comunque già in esponenziale crescita, grazie al buon lavoro svolto da Liberty Media a cui va anche dato atto di aver salvato un campionato che nel 2020, complice la pandemia, ha rischiato di perdere ben 4 squadre.
Ammesso e non concesso quanto appena detto, siamo però altrettanto sicuri che il nuovo regolamento sui telai fosse però così necessario?
Per rispondere a tale domanda, analizziamo in primis cosa è successo prima degli ultimi due cambi di regolamento in F1. Se la stagione 2016 è stata in realtà – sull’onda delle due precedenti – dominata da Mercedes in modo molto più netto rispetto a quel 2017 che ha visto debuttare una nuova generazione di monoposto, la stessa cosa non può certamente dirsi per quanto riguarda la stagione 2021.
Il cambio regolamentare del 2017 è stato – per quanto evidente – in realtà minimo sia rispetto a quello vissuto due stagioni fa, sia soprattutto rispetto a quello che vivremo nel 2026. Le vetture non sono cambiate a livello di concept, perlopiù ne sono state modificate le dimensioni. Un aspetto, questo, sempre visto di buon grado da tecnici e team dato che porta con sé una maggiore capacità di estrarre downforce e quindi performance.
L’ultima stagione svolta con quella tipologia di vetture è stata una di quelle destinate a rimanere nella storia dello sport grazie al duello tra Max Verstappen e Lewis Hamilton, autori di una sceneggiatura degna di premio Oscar (finale artificioso escluso). I due piloti erano su vetture differenti che si sono equivalse sulla media della stagione intera e il midfield era altrettanto compatto, tanto da far desiderare a molti che il cambio di regolamento venisse posticipato per dar vita ad un remake 2.0 ancora più combattuto.
Poi sono arrivate le monoposto ad effetto suolo: un concept di vettura totalmente diverso che ha dato vita a varie e interessanti interpretazioni da parte di ogni team. Per una strana serie di congiunzioni astrali, nella prima stagione del nuovo corso regolamentare due concetti completamente differenti (quelli di Ferrari e Red Bull) si sono equivalsi, con la sola introduzione della DT39 volta a risolvere il fastidioso fenomeno del porpoising ad ampliare la forbice tra le due scuderie.
La direttiva – entrata in vigore a metà stagione – è stata l’ago della bilancia di quell’anno, mettendo in mostra ciò che è il tallone d’Achille di ogni cambio regolamentare: la possibilità che, almeno nelle prime due o tre stagioni di un nuovo ciclo tecnico, emerga un netto dominatore (chi ha meglio ha intuito come approcciarsi al nuovo progetto) in grado di fare una tremenda selezione su tutto il gruppo degli inseguitori. Una situazione, quest’ultima, che non fa altro che acuirsi e peggiorare nel momento in cui gran parte dei team che rincorrono sono distaccati ulteriormente dalla vetta per via di un divario tecnico-strutturale al quale nemmeno il Budget Cap riesce a porre rimedio.
Nel 2024 siamo finalmente tornati a vedere un Mondiale combattuto, con valori di testa più o meno simili, la cui convergenza rischia però di plafonarsi già nel corso della prossima stagione, verosimilmente vissuta come un’annata di transizione dai team che saranno proiettati più sul progetto delle nuove vetture 2026.
Siamo però sicuri che anche in quella che sarà la stagione d’esordio del nuovo regolamento non possa esserci chi dominerà il campionato fino a stravincerlo per KO tecnico e vivere di rendita anche per la stagione seguente, nonostante l’ambizione dei nuovi regolamenti sia orientata sul “closer racing”? Siamo sicuri che non basti lasciare qualche stagione in più di stabilità regolamentare per far sì che ci si possa godere un bello spettacolo, dando il tempo ai team di media/bassa fascia di convergere anche dal punto di vista strutturale e di organico?
La risposta a queste domande saprà darcela solamente il tempo. Alla FIA, invece, spetterà il non semplice compito di dimostrare che la nuova, ennesima rivoluzione regolamentare possa effettivamente portare a stagioni combattute sin da subito e non più solo a ridosso di una data di scadenza artificialmente apposta.