Sono da poco passate le 22 nel bivacco di Uyuni quando la PanDAKAR, al termine della Speciale del Day 8, taglia il traguardo che segna la fine di un’altra sfida. Verzeletti e Cabini, come tutti, arrivano esausti ad Uyuni, con temperature in calo rapidissimo dopo i picchi degli scorsi giorni – in Bolivia le colonnine di mercurio sono crollate sino a 4° – e con un’auto che, anche stavolta, qualche acciacco lo ha patito.
“La nostra Panda va bene“ – ha detto il navigatore Cabini ai microfoni di Motorsport.com – “viaggiamo tranquilli. Ogni tanto però non va più avanti, è come se si surriscaldasse, e quando ci fermiamo per ripartire diventa davvero difficile. Anche quando siamo arrivati qui al bivacco e ci siamo messi in fila per fare il pieno, ad esempio, ripartire è stato complicatissimo”. Servono riparazioni dunque, prima ancora dei sacchi a pelo e delle tende in cui riposarsi per far fronte alle rigide temperature boliviane. E Verzeletti e Cabini sanno bene dove trovare entrambe le cose: nel fido Unimog Mercedes #548 di Calabria-Calubini-Fortuna che, nonostante sia iscritto alla Dakar nella categoria Camion, funge da assistenza rapida alla PanDAKAR.
Ma l’Unimog, nel bivacco di Uyuni, non c’è. E, soprattutto, nessuno sa dove sia. Verzeletti e Cabini, un po’ preoccupati per questa strana assenza, chiamano e mandano messaggi a ripetizione all’Unimog, che però non dà alcun segno di vita per parecchie ore. Poi, all’improvviso, quando era passata l’una di notte, il rombo tonante dell’Unimog ed i suoi fari immensi risvegliano il bivacco di Uyuni. Calabria-Calubini-Fortuna sono finalmente arrivati.
Ad accoglierli, nel bivacco, uno stuolo di sguardi allarmati, che si chiedono il motivo di quell’inusuale ritardo. Che ha una giustificazione che definire “singolare” vorrebbe dire utilizzare un eufemismo: “Stavamo uscendo dalla speciale di 141 km” – ha spiegato infatti Calabria – “e dalla Panda ci è arrivato questo messaggio: ‘Siamo fermi al km 180 con la barra dello sterzo rotta’. Non abbiamo controllato la data del messaggio e siamo tornati indietro a cercarli per due ore”. Ricerche infruttuose, ovviamente, sia perché la PanDAKAR era già arrivata al traguardo e sia perché, soprattutto, quel messaggio risaliva…a tre giorni prima!
Era stato infatti durante il Day 5 che la Panda aveva accusato dei problemi alla barra dello sterzo, che sono stati poi tenacemente risolti senza l’ausilio dei materiali e degli attrezzi forniti dall’Unimog. A riportare alla realtà l’equipaggio del Mercedes #548, alla disperata ricerca di una Panda che era da tutt’altra parte, ci ha pensato fortunatamente uno dei pochi messaggi inviati da Uyuni ed arrivati a destinazione. “Ma dove siete?”, chiedeva Verzeletti. A quel punto, un rapido confronto di date ha chiarito la situazione, con l’Unimog che si è affrettato a fare dietrofront per tornare ventre a terra al bivacco di Uyuni. Peccato che, durante il viaggio di ritorno, la notte abbia giocato un brutto scherzo all’equipaggio del Mercedes, rimasto impantanato in un fango da cui è riuscito ad uscire solamente grazie all’aiuto di un camion spagnolo.
“Non avevano nemmeno le cinghie da traino!”, ha detto il pilota che ha estratto l’Unimog #548. Ed è vero, perché qualche giorno fa all’Orobica Raid sono state rubate tutte le cinghie portate in Sud America, e trovarne di rimpiazzo in Bolivia si sta rivelando un’impresa più ardua del previsto.
Fermerà questo l’avanzata della PanDAKAR? Ovviamente no.
Tutte le foto sono prese dal sito ufficiale della PanDAKAR.