Le avete attese, le avete pensate, le avete sognate, le avete desiderate. Dopo una pausa lunga 3 mesi – eccezion fatta per la breve parentesi della Dakar – tornano loro, l’unico vero motivo per cui ancora oggi si corrono le gare di F1 e MotoGP. Dopo un inverno freddo e grigio, tornano loro: le Pagelle Rimappate. Buona lettura.
SEBASTIAN VETTEL – 69. Causa la più alta percentuale di divorzi, fidanzamenti conclusi e liti di condominio in Italia degli ultimi 17 anni e mezzo quando, rientrando in pista davanti a Verstappen, fa sfilacciare le corde vocali di mezza Italia peggio della sua gomma in Austria nel 2016. Vince il GP a sorpresa, ma il trucco è nel pre-gara: pare infatti che, per caricarlo a dovere, gli uomini Ferrari lo abbiano chiuso per 3 ore in una stanza buia facendogli ascoltare una famosa danza maori utilizzata in guerra. I risultati si sono visti, peccato per qualche effetto collaterale: sembra infatti che non sia ancora in grado di tornare a pronunciare bene il nome della sua macchina, tanto si è calato nella parte del nativo oceanico. SF70-HAKA
LEWIS HAMILTON – 7. Il suo weekend stava andando benissimo, poi il patatrac. Mentre era impegnato a navigare su siti di incontri utilizzando lo schermo del suo volante, si distrae perché all’improvviso legge un annuncio di un’avvenenente signora romana, interessata ad avere dei rapporti con lui, che si troverebbe a soli 2,5 km di distanza. Solo a fine gara si è reso conto che quella scritta indicava semplicemente il luogo di produzione della W08 Hybrid. “STOCCARDA”
VALTTERI BOTTAS & KIMI RAIKKONEN – 6,5 %. Erano arrivati in Australia carichi di buonissime intenzioni, ma se il tuo tasso alcolemico è uguale al numero di PU usate dalla McLaren nei test a Barcellona l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. I due infatti sono stati scoperti in un after poderoso da Wolff ed Arrivabene, che per cercare di distrarli dalle loro occupazione alcoliche pare abbiano detto loro di trovare un hobby. Peccato che, in quelle condizioni, i due abbiano capito “Trovatevi un Hobbit”, ed è lì che termina il loro weekend. I due infatti si assentano per tutta la domenica – mandando in pista due parcheggiatori abusivi di Albert Park -, recandosi nella vicina Nuova Zelanda con tanto di reti per trovare quello che Wolff e Arrivabene avevano loro chiesto e tornando a Melbourne solo a tarda notte, dopo aver catturato un piccolo ometto che diceva di provenire da una contea. PESCATORI DI FRODO
SERGIO PEREZ – 8. Il messicano con la livrea più improponibile che c’è arriva in Australia tranquillo e rilassato, visto che gli scagnozzi dei cartelli avversari sono ben lontani. In una gara con meno sorpassi di quelli che si vedono fare alla fila delle Poste è lui a ravvivare il tutto rifilando un coppino e una sputazza ai due rampolli della Toro Rosso. A fine gara dice di averlo fatto per ringraziare la gente australiano, che a suo dire avrebbe realizzato una famosa costruzione di Sidney proprio in suo onore. Non ce l’hanno fatta dunque i membri del suo team a fargli capire che il nome di quel teatro lo pronunciava totalmente sbagliato. L’OPEREZ HOUSE
ANTONIO GIOVINAZZI – 25. Che sono gli schiaffoni morali che ha rifilato a Lance Stroll quando il canadese ha provato con la sua Williams a superare quel decespugliatore camuffato da cioccolatino Lindt fondente che risponde al nome di Sauber C36. A lui va il merito di aver stravolto il meteo del weekend: a partire dalle FP3, il primo momento in cui Antonio è salito in auto, si è infatti verificato un inaspettato abbassamento della pressione atmosferica. Per molti la cosa era incomprensibile, poi si sono resi conto di chi era stato sostituito da Giovinazzi alla guida della Sauber e tutto è stato più chiaro. HA DIMINUITO I PASCAL
STOFFEL VANDOORNE – 6. Voci di corridoio dicono che Rovazzi abbia di recente pensato ad una nuova versione del video di “Andiamo a comandare” dopo aver visto le prestazioni della MCL32, visto che la nuova nata di Woking in tangenziale è decisamente più lenta del trattore. Prova ne è il fatto che dagli spalti in molti si siano per parecchio tempo chiesti come potesse essere arrivato a Melbourne quel famoso monolite simbolo dell’Australia, prima di essersi accorti che quella cosa arancione e praticamente immobile a centro pista fosse la McLaren del povero Stoffel. AYERS ROCK
FERNANDO ALONSO – 10 E L’ODIO. Era talmente nervoso in Australia che ad un tifoso che gli chiedeva un “Batti cinque!” ha rifilato un ceffone talmente violento da mandarlo direttamente a Canberra. In qualifica, grazie ad una mazzetta pagata ad un commissario di percorso, si fa aprire una strada di servizio che gli permette di tagliare a metà il circuito ed accedere in Q3, ma poi il karma lo punisce. Subisce infatti da Ocon ed Hulkenberg un doppio sorpasso che a molti ha ricordato il doppiaggio subito da Zonta a SPA 2000. Nando non se l’è fatto ripetere due volte, ed ha subito colto la palla al balzo, ispirandosi al nome del rettilineo di quel famoso sorpasso per descrivere ai giornalisti il suo motore Honda. KEMMELDA
DANIEL RICCIARDO – 8,5. Dopo i test di Barcellona, in cui per quanto si credeva si stesse nascondendo ogni volta si presentava per ultimo alle interviste gridando “Tana libera tutti!”, arriva al tracciato di casa speranzoso. Poi però, durante la conferenza stampa, il patatrac: alla domanda “Cosa vorreste aggiungere alla F1 di oggi?”, Horner e Verstappen si aspettavano rispondesse “I rostri!” per meglio fiocinare le Ferrari nelle prime curve del globo terracqueo. Lui invece risponde “Una gara a Las Vegas”, tradendo le aspettativo del suo team che a quel punto gli sabota anche la macchinetta del caffè pur di fargli capire che in quella squadra non è più gradito se continuerà a volere una gara in quello stato americano. SE NEVADA
MARCUS ERICSSON – 4. Come gli anni di terapia a cui sarebbe andato incontro se avesse chiuso le qualifiche dietro a Giovinazzi, uno che probabilmente di circuiti avrà visto più volte quello elettrico che non l’Albert Park. Ma la sconfitta è cocente, anche perché Antonio chiude 12° e lui ritirato. In più oltre al danno la beffa: dopo la botta subita da Magnussen, lo svedese pare abbia accusato un forte mal di schiena, chiedendo alla sua squadra di portargli una famosa pomata lenitiva. Peccato che della commissione si sia incaricato proprio Antonio, che vista la provenienza nordica di Marcus, ha frainteso quello di cui avesse bisogno e gli abbia portato un famoso animale scandinavo rovesciato al posto della suddetta pomata. VOLTA REN
TOTO WOLFF – 7 ROUND. Non si vedeva un tedesco così rilassato per una sconfitta subita da qualcosa di rosso più o meno dal ’43 in quel di Stalingrado. A fine gara si mostra parecchio rilassato ai media internazionali, ma la verità è che pare che abbia passato tutta la domenica sera a tirare cazzotti contro qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, per di più a ritmo di musica intonando “Lasciatemi pikkiare, perché ne zono fiero, battiamo l’italiano, noi lo battiam col nero” sulle note di una famosa canzone di un suo omonimo cantautore italiano. TOTO CUPUGNO