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Loro per fare la gara di ore ne impiegano 24, io per fare le Rimappate 48. Indice ovviamente di quale sia l’attività più difficile, pericolosa e che richieda maggiore talento e coraggio. Non è vero, è che non ho tempo. Però alle 14:15 del martedì escono comunque. Quindi buona lettura signori, con le Pagelle Rimappate della 24 Ore di Le Mans 2017.

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PORSCHE 919 HYBRID #2 | BERNHARD – BAMBER – HARTLEY – 85. Dopo le prime 12 ore di gara il paddock di Le Mans li apostrofava scherzosamente “vinili”, visto che praticamente il numero di giri all’attivo era lo stesso, 45. Poi però quando davanti a loro le altre LMP1 cominciano a fare i cosplay dei bonsai, piantandosi senza ritegno in mezzo alla pista, si rendono conto che possono vincere e cominciano a girare sul Circuito Bugatti per recuperare giri il più in fretta possibile. Una volta arrivati a tiro dell’Oreca #38 basta gli basta poi ingranare la terza marcia ed il gioco è fatto. Resta comunque il fatto che Earl Bamber sia una sorta di amuleto a Le Mans, dove se volesse riuscirebbe a vincere anche il torneo di bocce, quello di briscola bugiarda e di campana con una mano sola. E di questa statistica in Porsche se ne sono accorti, con Hartley e Bernhard che infatti per festeggiare intonavano una nota canzone latino americana, adattandone il testo proprio per far capire il perché siano contenti di rimanere in Porsche anche per la Le Mans dell’anno prossimo. PARA GUIDAR CON BAMBER

PORSCHE 919 HYBRID #1 | JANI – TANDY – LOTTERER – 19. Che non sono solamente i giri di vantaggio che la LMP1 di Stoccarda aveva sul resto del mondo ma anche il rateo bestemmie / secondo che Lotterer è riuscito a mantenere per tutto il rettilineo dell’Hunaudieres, che tra l’altro il pilota tedesco completava sempre con un “18” per poter quantomeno avere qualcosa che gli ricordasse Hun’Audi Eres18. E tra l’altro c’è anche la beffa di aver girato sul passo gara di una Nissan GTR-LM per 8 ore proprio per scongiurare disastri, quando invece bastava solamente spingere come gli indemoniati tutto il tempo come ha fatto la #2 per non far rompere nulla. Comunque Lotterer non l’ha presa benissimo: ecco perché si dice che abbia chiesto di deportare in alcuni strani campi delle sue parti i meccanici che erano addetti al controllo di quel lubrificante che ha poi causato il ritiro. OLIOCAUSTO

TOYOTA TS050 HYBRID – HYBRID #7 | SARRAZIN – KOBAYASHI – CONWAY – 1LIKE – 1FRIZIONE. Iniziano a temere una possibilità di crisi fin dal sabato, quando dopo quel 3’14” in qualifica invece che P1, P2 o P3 appare sul loro schermo PGreco. In gara stavano andando bene, riuscendo a scappare via nonostante il quantitativo di ferri di cavallo tirati in macchina per cercare di contrastare la sfiga tipicamente nipponica in terra francese, ma poi il fattaccio. Koba, fermo al semaforo, vede avvicinarsi un tipo alla sua macchina con il pollice alzato. Temendo che si trattasse di un autostoppista abusivo, il giapponese si dimentica di partire solamente in modalità elettrica e stampa lì un’accelerata degna del miglior Dominic Toretto, facendo raggiungere alla sua frizione la temperatura necessaria per scindere gli atomi e salutando così la gara. Sembrava aver metabolizzato bene l’accaduto, ma si dice che invece sia caduto in depressione, una volta tornato in Giappone, quando sua figlia gli ha chiesto di raccontargli la sua storia preferita, che a quanto sembra ha un titolo troppo evocativo per non causare scompensi al povero Kamui. POLLICINO

TOYOTA TS050 HYBRID -HYBRID #9 | KUNIMOTO – LOPEZ – LAPIERRE – 10 +. Perché non puoi non meritare il massimo dei voti se riesci, con un prototipo ibrido da oltre 1000 CV di potenza massima, a farti fregare in partenza da una LMP1 che ha lo stesso budget della Sagra del Fagiolo Borlotto a Ripatransone e che ha meno cavalli delle carrozze che usava Luigi XIII. C’era così tanta fiducia su questo equipaggio che si si dice che non appena gli uomini Toyota hanno capito che le chance di vittoria erano tutte riposte in loro abbiano immediatamente cominciato a smontare il box ed a preparare i camion per la partenza. Il tempo di caricare il primo cassone infatti e la #9 stupisce il mondo intero causando, con una semplice foratura, più danni di Hiroshima e Nagasaki messe assieme. A fine gara ai piloti è stato chiesto come avessero trascorso le ore rimanenti della corsa, visto il prematuro ritiro, e la risposta è stata un eccellente sunto di come siano rimasti inattivi avendo consegnato la loro 24 Ore ad un incidente con quella LMP2. SIAMO RIMASTI CON LE MANS IN MANOR

BYKOLLES #4 | BONANOMI – WEBB – KRAIHAMER – 23,57. Come Toyota, ma più maschia: perché stavolta non si parla di ore di durata, ma di secondi. Abilissima nel tagliare l’ultima chicane prima della partenza ed arrivare così lanciata alla massima velocità mentre la TS050 #9 inseriva la terza, ma ingenua nel non ricordare di avere la stessa guidabilità e lo stesso carico aerodinamico di uno Scania a pieno carico quando affronta Tertre Rouge finendo in Curva 3 a Magny-Cours. Si ritira senza nemmeno aver dato il tempo al nostro Marco Bonanomi di firmare l’elenco dei partenti per un problema al motore, e tra l’altro si dice che per provare a tenere assieme i pezzi del propulsore siano andati talmente tanto in giro a chiedere del Vinavil o dell’Attack da vedersi cambiato il nome del team, ora più esemplificativo di questa continua ricerca di materiali adesivi. HyKOLLES?

ORECA 07 GIBSON#38 | TUNG – LAURENT – JARVIS – 9. L’equipaggio formato dal supercomputer di Iron Man, dalla famosa spalla francese di Paolo Bonolis e dal suono che fa il telefono occupato in Cina per poco non riesce nella sfangata del millennio. Con la stessa esperienza a Le Mans di un vegano alla Fiera dell’Arrosticino, l’auto di uno che fino all’altro ieri le mans le usava solo per picchiare i cattivi nei film per poco non manda in analisi mezza Porsche Motorsport, con il team di Stoccarda che batte ogni record esistente di apnea fino a quando la #2 non le strappa via persino le scritte degli pneumatici. Unanime comunque il plauso del paddock di Le Mans, concorde nel dire che gli uomini del team di Jackie abbiano fatto veramente tutto il possibile per provare a trionfare. “CHAN PROVATO”

VAILLANTE REBELLION #13 | PIQUET JR. – HANSSON – BECHE –  24. Che non sono le ore di corsa, ma quelle in cui dura la gioia per un podio conquistato nonostante la presenza di un pilota diventato famoso solo per essere andato a muro brutalmente e da due parcheggiatori abusivi di un centro commerciale della Renania. Vengono squalificati dall’ACO per via di un foro irregolare aperto sulla carrozzeria, che serviva ai meccanici del team ad un problema tecnico. Sembra infatti che il sistema di raffreddamento ad acqua del motore Gibson perdesse, e che quindi il livello del liquido fosse sempre molto basso al momento della sosta ai box. Ecco perché la loro sconfitta è stata immediatamente paragonata ad un’altra già avvenuta da quelle parti attorno al 1815. SCONFITTA DI WATERLOW

CORVETTE C7R #63 | MAGNUSSEN – TAYLOR – GARCIA – 9,5. Il FIA WEC è terra di innovazione tecnologica e ingegneria all’avanguardia, ma Corvette se ne sbatte altamente i maroni e continua a presentarsi al via con un’auto che ha il motore che muoveva l’arca di Noè ed un’aerodinamica meno affinata di quella delle bighe dell’antica Roma. Nonostante ciò l’equipaggio formato dal padre di Kevin, dal famoso sergente di Zorro e da un cabarettista pagato a cottimo per poco non la sfanga, dovendo cedere solamente nelle ultime fasi all’Aston Martin #97. Menzione d’onore per l’ultimo giro percorso senza braccetto della sospensione, senza faro, senza paraurti anteriore, senza dignità e senza più alcun credo religioso per essersi visti strappare dalle mani la vittoria all’ultimo giro, ma si dice che la gara l’abbiano persa per alcune difficoltà di troppo incontrate durante i doppiaggi. Ecco perché sembra che l’anno prossimo la casa statunitense cambierà nome, su consiglio di un loro ingegnere romano, per tentare di convincere l’unico pilota a proprio agio tra le bandiere blu ad unirsi a loro per la vittoria. CORVETTEL

DALLARA #47 CETILAR VILLORBA CORSE | SERNAGIOTTO – BELICCHI – LACORTE – 341. Dallara si presenta al via della 24 Ore con un pacchetto “low drag” così scarico da permettere alla #47 di umiliare in velocità un Mirage che sorvolava il rettilineo dell’Hunaudieres. I problemi iniziano però quando quel pacchetto debba essere utilizzato lungo quegli strani tratti di pista che comunemente vengono chiamati curve: lì infatti si dice che Lacorte, Sernagiotto e Belicchi, dopo essersi ritrovati a Le Castellet un paio di volte arrivando lunghi, si siano resi conto che dovevano fermare l’auto, farla sollevare dalle gru dei commissari per indirizzarla verso l’uscita di curva e poi ripartire. Decidono di usare quindi il pacchetto ad alto carico, ma la velocità di punta latita. Sernagiotto è però uomo d’esperienza: munisce la Dallara di un rampino, ed è lesto nell’ancorarlo all’alettone posteriore delle LMP1 che lo superano in rettilineo per guadagnare quei km/h che servono per raggiungere un grande nono posto. Niente male per una squadra che all’inizio dell’anno diceva di non sentirsi cucita addosso la vettura, e che era andata a Le Mans solo perché credeva di trovare una persona che facesse al caso loro, visto il nome del circuito. LA SARTHE

 





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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow