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Nicholas Latifi ammette di avere avuto bisogno delle guardie del corpo dopo il GP di Abu Dhabi





Torniamo insieme indietro nel tempo di qualche mese. Il Gran Premio di Abu Dhabi 2021 di Formula 1 è da poco andato in archivio, le polemiche divampano in ogni dove e sulla bocca di tutti, oltre a Max Verstappen e Lewis Hamilton, c’è Nicholas Latifi. 

© Williams F1 Racing

Il canadese della Williams, a differenza del #33 e del #44, entra nei discorsi non per ragioni di classifica. Lui, nelle discussioni tra appassionati e non che vanno in scena praticamente in tutte le parti del mondo, finisce per quanto successo quando mancavano solamente sei giri allo sventolare della bandiera a scacchi dell’ultimo GP della stagione. Quanto accaduto è lampante, l’assoluta innocenza di Latifi per quanto combinato da altri negli ultimi due giri del Campionato pure, ma per alcuni la realtà è diversa: il canadese, finito involontariamente a muro mentre cercava di non perdere di vista la Haas di Mick Schumacher, è andato in maniera deliberata contro le barriere con il preciso intento di penalizzare Lewis Hamilton e di far vincere Max Verstappen. 

A quel punto, sui social, è caccia all’uomo: le gabbie del web si aprono e frotte di bestie vomitano cattiveria per il solo gusto di farlo. I profili social di Latifi, uomo e persona ancora prima che pilota, vengono bombardati e intasati da commenti di insulti, a volte persino di minacce, scritti da persone il cui cervello è popolato dalle famigerate scimmie urlatrici. Il canadese resiste, ignora, passa oltre. Ma poi, dopo nove giorni, si lascia andare a uno sfogo sentito sui su quegli stessi canali social deturpati da un odio immotivato: chiede di tenere conto che dall’altra parte dello schermo, lì dove vengono destinati commenti che trasudano rabbia, c’è una persona con sentimenti ed emozioni, non di certo un’automa. Chiede di ricordarsi di essere gentili, chiede di mantenere toni pacati, chiede rispetto. E lo chiede non solo per sé, ma anche – e soprattutto – per tutti coloro che potrebbero non essere Nicholas Latifi e dunque potrebbero subire in maniera diversa e ben più grave gli effetti di simili commenti. Lo fa, spiega lo stesso canadese, “nella speranza di focalizzare l’attenzione sul bullismo online e sulle drastiche e drammatiche conseguenze che esso può avere sulle persone”. 

Qualcosa di più sul periodo piuttosto complesso vissuto da Latifi lo si è scoperto solamente pochi giorni fa, a margine della presentazione – e annesso shakedown – della Williams FW44. Il canadese, interrogato sull’argomento, ha infatti rivelato come nel corso dell’inverno abbia dovuto fare ricorso addirittura a delle guardie del corpo nel tentativo di ritrovare una tranquillità che pareva finita chissà dove. “Ad alcuni potrà sembrare sciocco quello che ho fatto, ma non si può mai sapere quanto siano serie le persone che scrivono certe cose nei commenti” – esordisce Latifi – “In fin dei conti basta un tifoso ubriaco all’aeroporto, o incontrare qualcuno che è in un periodo difficile, sotto l’effetto di qualche sostanza e con queste opinioni estreme e il danno è fatto. Ce n’è magari uno su un milione, ma c’è”. “Quando sono tornato a Londra, diversi giorni dopo Abu Dhabi, ho deciso di assumere delle guardie del corpo per avere maggiore protezione in determinate situazioni” – prosegue il canadese – “Sono stato a Winter Wonderland con la mia fidanzata, e lì per esempio sono stato accompagnato da dei bodyguard. Può sembrare esilarante, può sembrare stupido, ma abbiamo deciso di prendere quelle minacce piuttosto seriamente perché non puoi mai sapere che cosa accadrà”. 

“Chiaramente i social sono anche riusciti a farmi arrivare un grande supporto, proveniente da team e da atleti anche di sport diversi dal nostro. È stato incoraggiante vedere una simile reazione” – prosegue il pilota della Williams – “Purtroppo questi sono i problemi in cui si può incappare nel mondo dei social media. Sono strumenti utili, danno alle persone la possibilità di vivere più da vicino situazioni che normalmente non sarebbero in grado di vedere, ma allo stesso tempo possono portare a simili momenti di crisi. Sarebbe bello trovare un modo per migliorarli su quel fronte”. Perché no, non tutti sono in grado di munirsi di guardie del corpo per aiutarsi a gestire prima e a superare poi certi momenti. 





Tags : f1f1 2022formula 1gp abu dhabilatifi
Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow