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Per certi versi, sembra di essere tornati indietro nel tempo sino alla vigilia del GP di Montecarlo. Non vi ricordate cosa accadde in quei giorni? Tranquilli, ci penso io a rinfrescarvi la memoria.
Eravamo nella fase del Mondiale in cui la stella di Rosberg sembrava brillare incontrastata, viste le sue quattro vittorie consecutive che lo proiettavano saldamente in testa al Mondiale di F1, ma anche nella fase delle grandissime e dilanianti tensioni interne al Team Mercedes susseguitesi all’harakiri delle W07 durante il weekend di Barcellona. Lewis Hamilton, in quella fase, ha vissuto forse il momento di maggiore difficoltà da quando corre in F1. Forse per scacciare i cattivi pensieri, forse perché la vita da rockstar fa parte del suo essere, a pochi giorni dal GP di Montecarlo il #44 viene avvistato – o verrebbe avvistato, visto che poi le foto che lo ritraevano hanno faticato a circolare – mentre faceva le ore piccole in alcuni locali della movida della Costa Azzurra. Un qualcosa di relativamente poco grave, qualcuno di voi direbbe. E invece, dalla fuoriuscita di quella notizia, si aprì un putiferio. Voci che volevano Hamilton appiedato prima del GP di Monaco e per tutta la Stagione, voci che volevano Wehrlein al suo posto nel Principato a mo’ di punizione, di tutto e di più. Prima, ovviamente, che Hamilton salisse sulla sua W07 come era normale che fosse ed andasse a vincere il GP. Tutto dimenticato a quel punto, tutti amici come prima e non se ne parli più.
Stamattina però, facendo un rapido giro del web, per l’appunto mi è sembrato di tornare indietro di 6 mesi. “La Mercedes sta pensando di sospendere Hamilton”, “Mercedes potrebbe appiedare Hamilton”, “Mercedes – Hamilton, è rottura”, sono solo alcuni dei titoli che, a livello sia nazionale che internazionale, mi sia capitato di leggere. E oggi come allora, forse, c’è bisogno di fare qualche precisazione.
Perché, innanzitutto, Mercedes dovrebbe avercela con Hamilton? Il motivo lo avrete immaginato tutti, se avete visto l’ultimo GP della stagione. A Mercedes, infatti, non è andato giù il fatto che il #44, di fronte a dei Team Radio in cui si parlava di “istruzioni” (termine traducibile tranquillamente con “ordini”) circa un certo passo gara da mantenere, se ne sia bellamente fregato ed abbia continuato a girare su tempi da Safety Car pur di tentare di far arrivare Vettel e Verstappen a tiro di Nico Rosberg. Mercedes, per bocca dello stesso Toto Wolff, ha interpretato questo comportamento come il tentativo “di anteporre l’interesse del singolo (Lewis in questo caso) al lavoro di tutti gli uomini dell’azienda”. La Casa di Stoccarda fa una colpa ad Hamilton non per aver corso in maniera da mettere il più in difficoltà possibile Rosberg, ma per aver messo a rischio un’altra, un’ennesima, possibile doppietta per cercare di assecondare un proprio disegno strategico.
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Ma, oggettivamente parlando, può questo rappresentare un motivo sufficiente per sospendere uno come Lewis Hamilton? Magari potrebbe essere un pretesto per multarlo, oppure per rivedere la gestione delle gare in seno al Team Mercedes, ma la sospensione del #44, oggi come a Montecarlo appare clamorosamente utopistica. In primis, perché sportivamente parlando la condotta di Hamilton potrà anche non essere piaciuta a molti, a livello umano prima di tutto, ma non è scorretta in nessun momento del GP. E’ cinica, è cattiva, è “bastarda”. Ma non è scorretta. Felipe Massa ci ha vinto un Mondiale nelle categorie minori, Jorge Lorenzo adottò la stessa tattica su Marquez nel 2013. E poco importa che qui fosse contro il compagno di squadra, perché il Motorsport ci insegna che è lui il primo avversario di ogni pilota. Hamilton non ha mai stretto a muro Rosberg, non ha mai messo il tedesco fisicamente in pericolo di non concludere la gara. E’ stato spietato, come tantissimi prima di lui. Senna che tampona Prost in Curva 1 a Suzuka è qualcosa di cui ancora oggi si parla, e non sempre con sfavore. Perché Hamilton, che ha semplicemente rallentato, dovrebbe invece essere visto come un pilota infame? Il #44 aveva una sola carta rimasta nel suo mazzo per cercare di vincere il titolo, e l’ha giocata. Non gli è riuscito il colpaccio, ma era suo diritto provarci. E questo persino Wolff l’ha capito, quando dice che “è difficile pretendere che un pilota come Lewis non provi in ogni modo a vincere il Mondiale“. Poco probabile quindi che una sospensione possa essere giustificata per questo.
In secundis, oltre ai motivi concettuali ce ne sono altri ben più pratici. La F1 si trova di fronte ad uno dei maggiori cambiamenti regolamentari della sua storia recente. Una di quelle cose che, per assurdo, potrebbero consegnare al 2017 una griglia di partenza con dei valori di forza clamorosamente sovvertiti. Mercedes, per la prima volta dall’avvento dell’era ibrida, teme gli avversari. Teme la RedBull, che con l’avvento dell’aerodinamica potrà contare sul genio assoluto di Adrian Newey per colmare le differenze motoristiche; teme comunque la Ferrari, che ha dimostrato di poter essere molto fastidiosa quando lavora senza pressione (2015 docet); teme la Renault ed i suoi investimenti; teme i miglioramenti Honda, con Prodromou al seguito. A Brackley, in questa fase, devono fare quadrato. Chiudersi. Lavorare assieme, sviluppare assieme una W08 che sappia resistere ad attacchi su più fronti. Ed Hamilton è una pedina troppo importante per essere messo da parte. Lo si sospenderebbe prima dell’inizio dei Test? Bene, a quel punto chi avrebbe l’esperienza necessaria per sviluppare assieme a Rosberg la vettura? Lo si sospenderebbe a Mondiale 2017 in corso per qualcosa accaduto l’anno precedente che sostanzialmente gli precluderebbe le chance di lottare per il Titolo? Bene, a quel punto chi o cosa tratterebbe Lewis Hamilton dal dare il benservito a Mercedes? E a Stoccarda sanno bene che un pilota come il #44, che può fare la differenza ed essere il valore aggiunto anche quando la macchina non sia proprio la dominatrice del lotto, non è così semplice da trovare, soprattutto ora che tutti i Top Driver hanno tra le mani contratti pluriennali con le loro rispettive scuderie. Per tacere poi delle penali contrattuali che la Casa della Stella a tre punte si ritroverebbe a dover pagare.
E’ un gioco che, oggettivamente, non vale la candela. Potrà essere rivista la gestione di alcune fasi di gara, potranno essere imposti dei comportamenti ai piloti in determinate situazioni, ma nulla di più. Anche perché in Mercedes i loro obiettivi li hanno conquistati con il terzo “Double” consecutivo, e capiranno presto anche loro, grazie alla praticità teutonica che li contraddistingue, che portare strascichi negativi di una Stagione trionfale sarebbe quantomeno inutile. Anche perché, a mio modesto avviso, c’è anche un’ultima considerazione da fare. Qualora Mercedes intervenga in questo modo, andando a punire Hamilton per una tattica eticamente poco cavalleresca ma concretamente corretta, verrebbe sminuito il valore dell’impresa di Rosberg. Perché Nico ha saputo contrastare Lewis nonostante il #44 abbia fatto tutto quello che era in suo potere. Ha retto la tattica di Hamilton, ha dimostrato di poter e di saper vincere anche senza aiuti dall’alto. Ha saputo reggere pressioni che in altri anni lo avrebbero messo in tremenda difficoltà ed ha vinto meritatamente. Punire Hamilton, semplicemente, vorrebbe dire fargli pagare le conseguenze per una tattica che Rosberg ha già dimostrato di saper neutralizzare.
E, se ci pensate bene, proprio quest’ultimo aspetto, ovvero il fatto che Rosberg abbia saputo per la prima volta neutralizzare Hamilton, potrebbe già essere una punizione sufficiente per il #44…
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