La Dakar, si sa, è una gara dove non è solo la velocità a contare. Servono abilità specifiche anche sul fronte della navigazione, su quello della manutenzione, su quello della costanza e su quello della… strategia.
Il rally raid più famoso del mondo, infatti, ha una peculiare caratteristica legata al rapporto tra l’ordine d’arrivo di una Stage e l’ordine di partenza della Stage successiva. Proponendo un ribaltamento assoluto di un vecchio adagio popolare, chi prima arriva… peggio alloggia: chiudere davanti a tutti una prova speciale della Dakar, infatti, vuol dire essere costretti a partire per primi nella prova speciale successiva.
Il ruolo di apripista, in una gara che presenta percorsi cronometrati lunghi centinaia di km, non è ovviamente molto ambito. Incappare in errori nel dedalo di sentieri e dune che caratterizza ogni singola Stage della Dakar è molto facile, soprattutto se poi – come più volte accadrà nel corso dell’edizione 2025 – i percorsi di Auto e Moto saranno separati. I piloti delle due ruote rappresentano spesso e volentieri una vera e propria ancora di salvezza per gli equipaggi delle quattro ruote, con questi ultimi che non fanno mistero di seguire le tracce lasciate dalle moto per venire fuori da situazioni complicate senza perdere troppo tempo.
Alla luce di queste premesse non deve quindi stupire che, nel corso della Stage 1, molti dei favoriti abbiano preferito attardarsi per non essere costretti a partire davanti nella temuta 48H Crono, la prova speciale lunga quasi 1.000 km piazzata non solo al secondo giorno di gara ma addirittura appena prima della Tappa Marathon. Se Nasser Al-Attiyah pare infatti si sia fermato nella parte finale della prova speciale per… espletare con tutta calma bisogni fisiologici, Sebastien Loeb ha ammesso di avere fatto ancora di meglio: l’alsaziano, a caccia di quello che sarebbe il suo primo successo alla Dakar, si è nascosto dietro a una roccia pur di farsi superare dai suoi diretti avversari che lo credevano invece più avanti.
“Non abbiamo corso alcun tipo di rischio, perché l’obiettivo non era fare il miglior tempo” – ha dichiarato il francese una volta arrivato al traguardo di Bisha – “Abbiamo deciso di fermarci per qualche minuto nella parte finale della speciale, di modo tale da perdere un po’ di tempo e non dovere partire davanti nella 48H Crono”. “Ci siamo resi conto però che tutti hanno fatto la stessa cosa” – ha proseguito Loeb – “Dato che l’idea iniziale era quella di essere certi di non finire nella top ten, ci siamo nascosti dietro una grande roccia e da lì abbiamo visto passare Al-Attiyah ed Ekström, le due auto che avevamo alle spalle”. “Quando è passato anche Lategan, che sapevamo essere a quasi 15’ di ritardo da noi, abbiamo pensato di esserci fermati abbastanza. Vedremo se la nostra strategia funzionerà”, ha infine concluso l’alsaziano, mai come quest’anno pronto a fare davvero di tutto per conquistare il primo Trofeo Tuareg della sua carriera.