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Leclerc, il sogno iridato con Ferrari, la passione della gente





Ospite del Festival dello Sport di Trento, Charles Leclerc si è raccontato tra ricordi d’infanzia, aneddoti e sogni per il futuro intrecciati tra loro dalla passione di una vita: la Ferrari.

Leclerc Ferrari Trento
© Archivio Ufficio stampa PAT- Michele Lotti

In questi giorni nel centro storico di Trento si respira un’aria di festa: anche quest’anno si è aperto il sipario sul Festival dello Sport, evento organizzato dalla Gazzetta dello Sport che ogni autunno riunisce nella stessa città campioni dello sport di ogni epoca e disciplina. Per quattro giorni si susseguono appuntamenti aperti al pubblico con atleti, allenatori, dirigenti e personalità che hanno segnato la storia dello sport o che ne stanno scrivendo pagine indelebili, in un evento che raccoglie tutto ciò che un appassionato di sport possa desiderare. Nel corso degli anni hanno calcato i palchi del Festival vere e proprie leggende dello sport, con Guardiola, Baggio, Hamilton, Bagnaia, Nibali e Villeneuve che di anno in anno si sono rivelate le stelle dei rispettivi Festival. Quest’anno invece, giunti alla settima edizione, l’ospite più atteso da tutti era indubbiamente uno ed uno solo: Charles Leclerc.

Personalmente frequento gli appuntamenti del Festival sin dagli esordi della manifestazione e mai mi era capitato di assistere a una trepidazione tale in città, nemmeno per incontri con intere e storiche squadre di calcio come l’Inter del Triplete o il Milan degli Invincibili. Giovedì mattina, nonostante la pioggia e le basse temperature, si contavano già decine di persone in coda nella speranza di riuscire ad accedere al teatro dove oltre 7 ore dopo sarebbe arrivato Leclerc. Nella lunghissima fila, cresciuta di ora in ora, non si contavano i gadget e la magliette Ferrari, in un’invasione di passione rossa che in questo territorio non si è mai celebrata in modo così spiccato, così come non si contavano i giovanissimi, tutti coinvolti in una nervosa attesa per l’incontro con il proprio idolo.

All’ingresso nel teatro davanti a me trovo una vera torcida: il coro più gettonato chiede a gran voce al beniamino di riportare a Maranello il Mondiale, in un entusiasmo generale che sembra aver poco a che fare con l’attualità del campionato e molto di più con l’amore per il Cavallino (e per il suo alfiere) senza se e senza ma.

Il primo protagonista a salire sul palco è però l’altro ospite di giornata, colui che affiancherà il monegasco durante l’incontro e che è, inoltre, il Team Principal della Scuderia, Frederic Vasseur. A lui la sala riserva un lungo applauso, l’ultimo gesto prima del momento più atteso.
Il boato che accoglie l’ingresso di Charles Leclerc sembra non voler finire mai. Poter osservare da così vicino, poter constatare che quel pilota un po’ eroe un po’ star che tanto fa emozionare i Tifosi è lì in carne ed ossa ed esiste davvero fa impazzire la sala. Charles Leclerc è un’euforia collettiva.

Leclerc Ferrari Trento
Sobrietà in sala – © Archivio Ufficio stampa PAT – Michele Lotti

E poi inizia l’incontro. Circa un’ora di chiacchierata in cui qualche sporadica domanda rivolta a Vasseur spezza il ritmo del racconto della storia d’amore tra Leclerc e la Ferrari, ripercorsa a partire dall’infanzia del monegasco che sin da bambino “tifava per la macchina rossa” ancora prima di conoscerne il nome, passando per tappe indelebili nella sua carriera in cui Monza e Monaco rappresentano momenti indimenticabili e concludendo con un pensiero rivolto al futuro e a un sogno iridato che Charles ha detto di voler inseguire “solo con Ferrari”. E proprio da lì, dal Mondiale e dal coro con cui il pubblico ha accolto il proprio idolo (“Charles Leclerc portaci il Mondiale!”) è partito il dialogo tra il pilota Ferrari e i conduttori dell’incontro, che hanno esordito con la domanda “Quando il pubblico ha cantato “Portaci il Mondiale” ho visto i tuoi occhi particolarmente lucidi. A 27 anni è arrivato il momento giusto?” e a cui Leclerc ha risposto così: “27 è un bel numero. Però per essere onesto, prima lo vinco, più contento sono. Questo è il mio unico obiettivo. Ho sempre detto che nella mia carriera c’erano forse due gare che significavano più di altre per me, Monaco e Monza, che per fortuna, o meglio – dice sorridendo rivolgendosi a Vasseur – grazie al nostro lavoro siamo riusciti a vincere quest’anno. Questi sono due sogni che ho realizzato, ma da adesso in poi l’unico sogno che ho è quello di diventare campione del mondo. È quello a cui penso quando mi sveglio la mattina finché vado a dormire la sera ed è quello che sogno la notte. E tutto ciò lo sogno solo con la Ferrari. Questo è il nostro unico obiettivo, non solo il mio, ma anche quello di Fred, quello di tutta la squadra e stiamo facendo il massimo per provare a raggiungerlo al più presto”.

Un obiettivo, quello del titolo mondiale, condiviso appunto con tutto il team e con quel Fred Vasseur che ha accompagnato la crescita del talento monegasco sin dai primi passi in GP3, passando per l’esordio in Formula 1 fino ad oggi in Ferrari. Un rapporto evoluto nel tempo, in cui il Team Principal del Cavallino ha potuto conoscere a fondo il proprio pilota: ” All’inizio non era arrogante a sufficienza ed era troppo onesto con se stesso. In generale era abbastanza difficile da gestire quando ci siamo incontrati e correva con i kart, ma era molto più giovane. Poi è migliorato molto in GP3 con la mia squadra. Penso che uno dei principali punti di forza di Charles sia la sua capacità di analizzare le cose molto onestamente: lo scenario peggiore per una squadra si verifica quando parte del team, non importa se il pilota o un altro membro, non è completamente onesto e rema in un’altra direzione rispetto a tutti. È fondamentale che la domenica quando ci si siede insieme a parlare ognuno sia in grado di riconoscere i propri errori. Questa è la migliore maniera di migliorare, partendo da una buona analisi di ciò che stiamo facendo. E Charles è un pilastro fondamentale della squadra in questo, perché la lucidità e l’analisi sono sempre fondamentali”.

Quello tra Leclerc e Vasseur è un rapporto di cui però non raccoglie i benefici solamente il team in termini di feedback, ma rappresenta anche una spinta a riconoscere i propri errori e a migliore per lo stesso monegasco: “Sicuramente Fred sa toccare i tasti giusti grazie al nostro rapporto, che è assolutamente professionale, ma va anche oltre a quello, perché ci conosciamo da tantissimi anni e questo ha creato un rapporto speciale. Molto spesso, quando faccio un errore, Fred viene da me, io lo guardo e gli dico ‘Fred, non dirmi nulla, so già quello che stai per dire’ e sorride e va via. Questo perché ci conosciamo bene e quello sicuramente aiuta. Inoltre c’è una cosa che secondo me è fondamentale: nei kart, in Formula 3 e Formula 2 è abbastanza facile trovare o avere delle persone intorno a te che sono completamente oneste e senza filtri quando il pilota fa un errore. Quando diventi pilota Ferrari invece questa cosa cambia un po’, perché diventi un po’ più famoso, le persone sono un po’ più timide ed è un po’ più difficile ricevere autenticità e essere diretti anche nei momenti dove sono io a sbagliare. Solitamente sono il primo ad ammettere gli sbagli, ma certe volte non vedo subito l’errore e in quei casi Fred è uno di quelli che vieni a dirmi le cose dice in faccia. Quello fa veramente bene, perché in Formula 1 non siamo perfetti: farò errori in futuro, ho fatto errori in passato e l’importante è crescere e imparare da questi errori, oltre a essere sempre il più equilibrato possibile, facendo un passo indietro e guardando l’intera situazione. Fred è molto bravo a ricentrarmi in questi momenti.

Leclerc Ferrari Trento
© Archivio Ufficio stampa PAT – Michele Lotti

La Formula 1 e la Ferrari, come sottolineato dallo stesso Leclerc, hanno parecchi effetti collaterali: oltre alla difficoltà a trovare pareri onesti, un’ulteriore conseguenza di essere pilota Ferrari è la popolarità, aspetto di cui spesso molte celebrities ammettono di voler fare a meno, almeno a tratti, se potessero. A questo proposito ha detto la sua anche Leclerc: Credo che nessuno di chi è nella nostra posizione possa lamentarsi, perché abbiamo la fortuna enorme di poter fare quello che abbiamo sempre sognato di fare, che è guidare, soprattutto per la Ferrari. Una conseguenza è la popolarità, ma credo che sia una cosa che amo perché c’è una passione tale intorno a questo team e intorno a quello che faccio che mi dà una motivazione immensa quando sono in pista. Poi capitano i momenti in cui mi piacerebbe essere un po’ più normale e un po’ più ‘in incognito’, soprattutto nei momenti privati. In pista però il calore che ci danno i Tifosi e voi in generale è eccezionale, non solo per me, ma per tutti i membri del team e dà una spinta incredibile. Però sicuramente quando si va in vacanza o quando vedi certi commenti, perché con i social adesso tutto è dappertutto, dici ‘Ah, mi piacerebbe che questo episodio della mia vita privata non fosse dappertutto e che tutti non potessero commentare’. Però la popolarità va a braccetto con tanti aspetti positivi perciò, come ho detto, non mi posso lamentare”.

Con una battuta si è poi passati a uno dei temi caldi per il 2025 nel box Ferrari, con l’arrivo a Maranello di Lewis Hamilton, altro pilota che vanta un rapporto di lunga data con Vasseur, e che rappresenterà uno degli aspetti di maggior interesse del prossimo campionato. “Adesso arriva un pilota nuovo, che a sua volta ha un rapporto molto speciale con Fred. Può esserci un po’ di gelosia visto che entrambi avete lo stesso mentore?” viene chiesto a Leclerc, che senza particolari esitazioni ha risposto così: Fred non è la mia ragazza. Ci vogliamo bene però non c’è gelosia. Io ero al corrente praticamente da subito che c’era questa eventualità e questa discussione con Lewis e tutto è stato molto trasparente. Sono stato io il primo a dire quanto questa opportunità fossa una motivazione per me e una sfida, perché quando hai un sette volte campione del mondo sulla tua stessa macchina puoi paragonare tutte le cose che ha fatto benissimo in tutta la sua carriera. È una challenge super interessante per me, quindi io sono contentissimo. Abbiamo un buonissimo rapporto e sono sicuro che rimarrà così anche in futuro. Detto questo voglio chiarire però che anche con Carlos c’è stata una grandissima collaborazione, abbiamo lavorato benissimo e il nostro rapporto è stato buonissimo. Adesso c’è questo nuovo challenge con Lewis e non vedo l’ora, perché ogni compagno di squadra ha dei punti molto forti e dei punti più deboli e si può sempre imparare. Sicuramente Lewis avrà pochissimi difetti, visto tutto quello che ha fatto nella sua carriera. Sarà una grandissima opportunità per me di imparare da uno dei migliori e anche di far vedere quello che posso fare in macchina“.

A proposito dell’arrivo di Hamilton in rosso lo stesso Vasseur ha evidenziato come sapesse che sin da giovane, nonostante fosse un pilota in orbita Mercedes, Lewis avesse in mente di “voler gareggiare con la Ferrari“. Quella del Cavallino è una leggenda al cui fascino hanno ceduto in moltissimi tra i piloti di Formula 1, molti dei quali cresciuti col mito della Ferrari. Lo stesso Leclerc ha confessato che l’amore per i motori e per la Ferrari arriva da lontano: “Avevo tre o quattro anni ed ero all’uscita di Curva 1 a Monaco con un amico di mio padre, che aveva un appartamento lì con un balcone. Ricordo che giocavo con le macchinine con un amico e insieme guardavamo anche il Gran Premio e ricordo che stavo giocando con la macchina rossa e stavo anche tifando per la macchina rossa. A quell’età lì non penso che sapessi ancora nemmeno il nome Ferrari, però sicuramente il colore rosso era quello che mi piaceva di più”.

La passione per i motori travolge Leclerc sin da bambino, che eredita dal padre l’amore per le corse e per la velocità. Una figura quella di papà Hervè, come quella dell’amico Jules Bianchi, la cui premature scomparse hanno inevitabilmente segnato Charles, che ha dovuto fronteggiare sin da giovane alcuni momenti particolarmente dolorosi: “Sono ovviamente eventi che non vuoi mai attraversare. Ognuno di noi ha momenti difficili nella vita: per me sono arrivati abbastanza presto. Sono stati molto difficili da gestire, però allo stesso tempo mi hanno fatto crescere tanto e mi hanno dato anche una visione della mia carriera e di quello che faccio nel motorsport e nella Formula 1 abbastanza diversa. Sicuramente la Formula 1 è ciò che trova più spazio nella mia vita, però dopo quello che è successo ho anche capito che la Formula 1 non è tutto. Quello mi ha levato un certo tipo di pressione che secondo me mi ha reso più forte. Quando tutte le cose vanno bene il motorsport è tutto quello che hai e può influenzare tantissimo il modo in cui ti senti, ma alla fine ho fatto un passo indietro e ho capito che sicuramente il motorsport è quello che mi appassiona di più, è quello che amo di più fare, ma prima del motorsport ci sono comunque la salute, le persone che ami, la famiglia, gli amici. Sembra abbastanza ovvio quando lo si dice, ma quando sei giovane, prima che accadesse tutto quello che è successo, non la vedevo così o almeno non me ne rendevo conto e il fatto di fare un passo indietro e di vederla diversamente credo che mi abbia levato un po’ di pressione, rendendomi un pilota migliore.

Quello di Charles Leclerc a Trento è stato un racconto personale, a tratti scherzoso e a tratti intimo. Hanno trovato spazio riflessioni sul presente e l’imminente futuro in Ferrari, sogni e ricordi, momenti felici e altri più dolorosi. Seguirlo da vicino, attraverso aneddoti, risate e pensieri, ha permesso di scoprire non solo il Leclerc pilota, ma anche il giovane uomo cresciuto in fretta, in un equilibrio tra la spensieratezza e la maturità che gli ha permesso di realizzare molti dei propri sogni. Al tempo stesso, però, è emerso il professionista determinato a raggiungere nuovi traguardi, sempre con lo sguardo rivolto a nuove sfide. Tutto questo al centro di un’atmosfera che solitamente si vive solo in pista. Charles Leclerc rappresenta la Ferrari non solo come pilota, ma perché, proprio come la Ferrari stessa, per i suoi tifosi è un orgoglio, una passione, una fede. Al Festival dello Sport quest’anno l’appuntamento con Leclerc è stata una festa proprio per questo: la distanza col proprio idolo si è improvvisamente accorciata e l’amore per quel pilota, per quella fede è esploso in una celebrazione collettiva che ha ricordato, seppur in misura minore, l’entusiasmo vissuto a Monza quella prima domenica di settembre. Tutto questo in una stagione in cui Charles non è in lotta per il titolo. Tutto questo per un pilota che ancora non è mai stato davvero vicino a portare il Mondiale a Maranello. È importante sottolinearlo: da quando è salito a bordo della Ferrari, prima al fianco del quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel e ora che si appresta ad avere accanto il pilota più vincente della storia della Formula 1, Leclerc resta, almeno nei sogni e nelle passioni dei tifosi, il simbolo più luminoso del presente del Cavallino Rampante. Un binomio che ha origini lontane, una storia fatta di successi memorabili e di tante delusioni, un sogno iridato che per ora è sfuggito: Leclerc è questo, Leclerc, oggi, è soprattutto la passione della gente.

Passione Leclerc
La passione della gente – © Archivio Ufficio stampa PAT – Michele Lotti




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Martin Fedrizzi

The author Martin Fedrizzi

Classe 2001. Da sempre appassionato di sport, intrattenimento e parole mi impegno per raccontare storie ed emozioni dentro e fuori la pista.