A una settimana dal termine del GP d’Australia sono arrivate notizie di ogni tipo sul piano aggiornamenti della SF-23, ma è veramente ciò che serve al momento?
Ferrari ha lasciato il suolo australiano con zero punti in saccoccia a causa dell’incidente al primo giro della vettura #16 e la penalità giunta dopo il travagliato finale sulla #55, ma la gara ha raccontato una storia diversa, specialmente se paragonata con le prestazioni collezionate nelle precedenti due tappe del campionato.
La genesi della gara racconta di un Carlos Sainz estremamente sfortunato con la strategia: lo spagnolo si è fermato al primo giro di safety car utile per montare un set di gomme dure che gli avrebbe consentito di arrivare fino in fondo, ma il destino ha voluto che la direzione gara decidesse di esporre bandiera rossa e neutralizzare la gara, “regalando” così la sosta a tutti i diretti rivali del pilota spagnolo. Il #55, a quel punto, si è ritrovato a dover rimontare dall’undicesima posizione mettendo sotto particolare stress il set di gomme che avrebbe dovuto portare fino a fine gara.
Arrivato però al gruppo di testa, direttamente dietro a Fernando Alonso, Sainz ha dimostrato di poter girare con lo stesso ritmo dei primi. Questi ultimi erano sì in gestione, ma nessuno di loro aveva dovuto rimontare facendosi strada nel traffico e sacrificando parzialmente la durata dei loro pneumatici. Carlos Sainz dal giro 26, per ben 12 tornate è riuscito a restare sotto costantemente ai tempi di Hamilton e in alcuni momenti addirittura a quelli di Max Verstappen, anche se va detto che l’olandese ha condotto 3/4 di gara con la PU in modalità conservativa, con circa 10 cavalli stimati in meno erogati dal suo sistema ERS. Nonostante ciò, anche il #55 ha a sua volta rallentato il ritmo per poter sfruttare appieno la durata delle PZero, soffrendo a tratti la presenza di Gasly. Si può quindi dire che tutto sommato il bilancio fosse buono e che la SF-23 non abbia sofferto dei problemi sia di passo che di degrado come nelle prime due gare.
Ferrari però si è presentata all’Albert Park senza nessun nuovo aggiornamento rispetto alla vettura che ha preso parte alla disastrosa trasferta di Jeddah. Ma cosa può aver cambiato così tanto le carte a disposizione della squadra di Maranello?
Sicuramente a Melbourne i tecnici della Rossa sono riusciti a far girare la vettura con un assetto più basso senza avere accenni di porpoising (la Rossa era una delle poche vetture ad avere bottoming in tutto il rettilineo tra curva 10 e 11), risultato che potrebbe essere frutto di una combinazione pista-vettura, ma anche di una ritrovata correlazione con il simulatore, a cui sono stati corretti alcuni parametri essenziali per una riproduzione più fedele del comportamento degli pneumatici.
Abbiamo forse ritrovato il secondo in meno?
La domanda che si starà ponendo il lettore a questo punto dell’articolo
Qualche giorno fa sono uscite le prime indiscrezioni su un pacchetto di aggiornamenti consistente, con cambiamenti alle pance e al concept della vettura. Poi però, col passare dei giorni, è stato pian piano aggiustato il tiro, fino a plafonarsi con la linea delle dichiarazioni rilasciate da Vasseur.
Il team principal della Scuderia Ferrari sostiene infatti che non vedremo mai una versione B per via del Budget Cap, ma che verranno però introdotti – in anticipo di qualche gara rispetto a quanto previsto nella tabella di marcia originaria – tanti consistenti aggiornamenti già programmati.
Ma siamo sicuri che tutto il gap che Ferrari ha dimostrato di avere dalle rivali possa solo essere frutto di un’arretratezza della vettura in termini di sviluppi? A questa domanda ha parzialmente risposto la gara di Melbourne, testimoniando che ciò di cui sono convinti a Maranello è vero: il potenziale della vettura è superiore a quello visto nelle prime gare, l’errore della squadra è non aver capito in tempo come estrarlo con il corretto setup, coadiuvato da una corretta comprensione degli pneumatici partendo proprio dal modello al simulatore.
Questa voglia di notizia su una rivoluzione della vettura, accompagnata da articoli lanciati sul web senza un minimo di riflessione a precederne la pubblicazione, ha davvero senso? Forse dovremmo tutti riflettere sul peso da dare a ciò che leggiamo.