Si stanno scaldando i motori più pazzi delle ruote scoperte. Sì, avete capito bene: è arrivato il turno per la IndyCar. Gli americani hanno già archiviato i test – non perdono molto tempo dall’altro lato dell’Atlantico – e sono pronti a ributtarsi in una competizione lunga 17 gare.
La IndyCar del 2017 ha in realtà un vincitore predefinito. Si chiama Roger Penske. Il manager della squadra omonima (la più vincente della storia automobilistica a stelle e strisce) ha un poker d’assi dalla sua e vuole spremerli fino all’ultimo. Le due gemme migliori sono i due campioni Will Power e Simon Pagenaud. Il francese è addirittura campione in carica, dopo un 2015 di maturazione alla corte di Penske che aveva fatto dubitare (ingiustamente) delle sue qualità.
Ma che dire degli altri due? Il primo è Helio Castroneves. Ovverosia il veterano della squadra, il brasiliano che quest’anno, dopo 16 stagioni all’attivo, è a caccia della quarta vittoria alla 500 miglia di Indianapolis. Invecchia bene, il carioca. Completa il gruppo la giovane promessa del Circus statunitense: Josef Newgarden, soffiato a Ed Carpenter. Con quattro dei migliori piloti in circolazione, una preparazione tecnica superiore alla concorrenza e i motori Chevrolet, Penske ha un obiettivo quest’anno: chiudere la Top 4. Chi vince sarà affar privato tra i suoi alfieri.
Un’altra ragione per la quale Roger può dormire sogni – relativamente – tranquilli è la decisione di Chip Ganassi. La decisione: il secondo team della serie ha optato per uno degli switch più clamorosi di sempre. Ovvero abbandonare i competitivi motori e aero-kit Chevrolet per ritornare alla corte della Honda, che recita la parte dell’inseguitore anche nella IndyCar. Ganassi investe sul futuro (dal 2018 ci sarà un’aerodinamica standard e il gap tra i motori si ridurrà, forse riportando i giapponesi in vantaggio) ma cosa porterà a casa da questo 2017?
Probabilmente la 500 miglia di Indianapolis. I motori giapponesi hanno infatti dominato sull’ovale nel 2016 e il vincitore della gara più prestigiosa del Nuovo Mondo è stato Alexander Rossi, dell’Andretti Autosport. Ganassi ha deciso di puntare sulla stabilità, riconfermando il quartetto Kanaan-Dixon-Kimball-Chilton. Una squadra non al livello di Penske ma che può ambire a parecchie vittorie di tappa per quest’anno… Honda permettendo.
La lotta per spezzare il bipolarismo Penske-Ganassi si fa molto serrata quest’anno. Sul versante Chevrolet, lo slot lasciato libero da Ganassi è stato subito occupato da AJ Foyt. La squadra del grande pilota texano si è rimessa a nuovo e conta sulla competitività della Casa americana per rilanciarsi alla grande. Le sue armi più potenti sono però i due giovani e focosi piloti: Carlos Munoz, silurato da Andretti per far posto a Takuma Sato (esule proprio di Foyt in quanto pilota ufficiale Honda), e Conor Daly, al grande salto dopo un apprendistato al Dale Coyne. A contendere il ruolo di secondo Chevrolet ci sarà il Rahal Letterman Lanigan, col pilota Graham Rahal capace di concludere gli ultimi tre anni sempre come quello dopo i Penske. Altro candidato alla piazza d’onore per la Casa del Cravattino è il team di Ed Carpenter: con JR Hildebrand richiamato full-time alla guida della #21 (negli ultimi tre anni ha corso solo a Indianapolis) e Spencer Pigot a scaldare la #20 in occasione delle corse stradali e cittadine, anche l’ECR proverà a consolidare le sue prestazioni positive.
Sul fronte Honda grande fermento per l’arrivo di Ganassi, che spodesta Andretti dal ruolo di team di riferimento. Proprio la squadra di Michael Andretti (figlio del grande Mario) deve riscattarsi da un 2016 davvero negativo. Unica consolazione: la vittoria di Alexander Rossi – giustamente confermato. Gli Andretti schierano ancora il nipotino Marco, Takuma Sato e il campione 2012 Ryan Hunter-Reay, che meriterebbe certo una vettura migliore (anche se qui ha i galloni da prima guida). La competizione in casa Honda è però ancora più serrata perché lo Schmitt Peterson Motorsport rilancia la scommessa di sorpassare gli italoamericani. Può contare ancora sul canadese James Hinchcliffe, che l’anno scorso ha sfiorato la vittoria a Phoenix, e sulla sorpresa russa Mikhail Aleshin. Interessante la situazione del Dale Coyne Racing, in ristrutturazione: Coyne ha riassunto il tetracampione ChampCar Sebastien Bourdais e una girandola di tecnici specializzati per far risuscitare il team mascotte del gruppo. Affondato definitivamente il progetto della KV Racing.
Il calendario della serie annovera diciassette corse su sedici circuiti diversi. Sei gare sugli ovali, sei quelle sui cittadini e cinque sui circuiti stradali. Modellato sul calendario 2016, vede l’ingresso del Gateway Motorsport e il rinnovo pluriennale del Watkins-Glen, quest’ultimo rientrato all’ultimo minuto l’anno passato per sostituire il GP di Boston. Confermate tre gare in notturna e l’appuntamento doppio di Detroit. La 500 Indy si terrà il 28 maggio e il gran finale lo avremo il 17 settembre a Sonoma.
Il primo appuntamento si disputerà sulle strade di St. Petersburg. La data è la prossima domenica, 12 marzo 2017, alle 18.30 ora italiana. La gara sarà visibile su Sky Sport Mix HD a partire da quell’ora, presumibilmente con la collaudata coppia Massimo Discenza e Marcello Puglisi dietro i microfoni della telecronaca.
12 marzo – St. Petersburg – 18.30 ora italiana – Sky Sport Mix HD
9 aprile – Long Beach
23 aprile – Barber
29 aprile – Phoenix (notturna)
13 maggio – Indy Grand Prix (stradale)
28 maggio – Indianapolis 500
3-4 giugno – Detroit (double-header)
10 giugno – Texas (notturna)
25 giugno – Road America
9 luglio – Iowa
16 luglio – Toronto
30 luglio – Mid-Ohio
20 agosto – Pocono
26 agosto – Gateway (notturna)
3 settembre – Watkins Glen
17 settembre – Sonoma