30 settembre 1955. Primo pomeriggio, ci troviamo nei pressi di Cholame, in California. James Dean, assieme al suo meccanico Rolf Wütherich, percorre la Route 466. All’altezza del bivio con la Route 41, una Ford Custom Tudor guidata dallo studente ventitreenne Donald Gene Turnupseed svolta a sinistra nonostante l’arrivo della Porsche 550 Spyder dell’attore statunitense. L’impatto è inevitabile e così violento da distruggere entrambe le vetture. James è in condizione disperate, il piantone dello sterzo ha perforato la sua gabbia toracica, riporta svariate fratture tra cui quella del collo. Anche Rolf è ferito, è stato sbalzato fuori dalla vettura: ha una mandibola rotta e varie fratture. James è portato via in ambulanza nel vicino ospedale di Paso Robles ma non c’è nulla da fare: alle 17:59 viene dichiarato deceduto.
Il 21 settembre, ben 9 giorni prima, James si reca dal concessionario Porsche – o meglio, dall’importatore Porsche per la California Max Hoffman -, a ritirare la sua nuova fiammante Porsche 550 Spyder. L’ultima nata della casa di Stoccarda è un autentico gioiello della tecnica: una vettura stradale pensata per le corse. L’aerodinamica viene studiata nella galleria del vento dell’Università di Stoccarda, il motore è un 1.5 4 cilindri boxer raffreddato ad aria dotato di 4 alberi a camme in testa e due carburatori Solex doppio corpo 40 PJJ in grado di sviluppare circa 112 CV e raggiungere una velocità massima di 220 km/h grazie anche al suo ridotto peso di solo 590 kg. E’ una vettura incredibile, in tiratura limitata ed è la vettura che fa al caso del Divo di Hollywood. Già, perché James sin da ragazzo, quando era un solo e semplice Texano con la passione per i motori, partecipava da spettatore alle gare in giro per il paese. Una passione ed un amore unico, quello per le auto. Un amore che, una volta diventato famoso e con i primi soldi, formalizzò con l’acquisto di una Porsche 356 Speedster con la quale si dilettava in corse qua e là per gli Stati Uniti. Ma se la 356 è l’inizio, la 550 è la fine per Dean. Nonostante nel suo contratto da attore ci siano clausole che gli impediscono di correre, James – come in “Gioventù bruciata” – non può farne a meno. La scelta dell’acquisto della nuova nata Porsche, una perfetta simbiosi tra Dottor Jekyll e Mister Hyde, è ciò che James ha da sempre bramato: vettura stradale durante la settima, auto da corsa nel weekend. La vettura entra subito nel garage di George Barris – colui che preparò anche la Dodge Charger R/t del ’69 nota ai più come Generale Lee, o la Batmobile su base Lincoln Futura – per le opportune modifiche da gara, sollecitate dallo stesso James. Mentre l’attore lascia il garage di Barris, fa una confidenza a quest’ultimo: “George, sai ho un brutto presentimento su questa vettura…”. L’auto, nonostante ciò, dopo qualche giorno è pronta: siamo al 30 settembre, opportune modifiche effettuate e numero 130 presente. James dovrebbe portarla nel carrello della sua nuova Ford Country Squire, appositamente acquistata con rimorchio ma l’attore alla fine decide di guidarla fino a Salinas, in California, la destinazione della gara alla quale James non arriverà mai. E’ però qui, dalla fine del famosissimo attore, che inizia la storia della sua Little Bastard.
Nonostante il veicolo secondo la compagnia d’assicurazioni sia stato dichiarato demolito, l’auto venne venduta comunque da rottame. Ed è qui che va in atto il secondo atto di un destino dannatamente oscuro che pare avvolgere la 550 Spyder. Un destino che si sposa con il macabro e l’infausto, come se in quel nome, “The Little Bastard”, fosse scritto un destino fosco. Sebbene ai giorni nostri sia difficile credere a maledizioni e artefici dati da un Horkos, quanto successo con l’auto in cui trova la morte James è quantomeno singolare. Il primo acquirente dopo la morte di Dean fu il Dottor William Eschrich, che acquistò la vettura abbandonata in un deposito. Il dottore – e pilota amatoriale – decise di montare il propulsore sulla sua Lotus IX da gara, mentre prestò le sospensioni al collega (sia di professione che di passione) Troy McHenry. Nel ’56, al circuito di Ponoma, il Dottor Eschrich rimase vittima di un brutto incidente. Nella stessa gara, il suo amico McHenry finì fuori pista e rimase paralizzato, uccidendo poi a sua volta anche un commissario di gara. Una sfortunata coincidenza, no? Potrebbe sembrare, non c’è dubbio. Ma l’auto nel frattempo iniziò a fare notizia, e proprio George Barris, desideroso di mantenere la vettura del suo amico e di rimetterla a nuovo, decise di acquistarla. Il grande preparatore, al momento della compera, si ritrovò tra le mani solamente il telaio e la carcassa della vettura, che venne comunque prelevata in questo stato dal deposito del Dottor Eschrich per essere portata nell’azienda di Barris. Mentre uno dei meccanici stava caricando la 550 sulla bisarca, uno dei sostegni cede e la vettura colpisce il malcapitato rompendogli un’anca ed una gamba. L’auto, a furia di segnali sinistri, acquisì sempre più popolarità e così, un giorno, un malcapitato giovane avventore decise di entrare nel garage di Barris dove la vettura era depositata per rubarne un pezzo. Girovagando all’interno della rimessa, il giovane si ferisce ad un braccio con i rottami della vettura: un taglio così profondo da causargli l’amputazione dell’arto. Le stesse ruote, dopo un piccolo principio d’incendio che portò al danneggiamento di due pneumatici e di un po’ di vernice – senza però causare altre conseguenze questa volta -, vennero vendute ad un altro pilota amatoriale. Che finì coinvolto con la sua auto in un incidente in cui si ruppe la mano.
Barris, in accordo con un’associazione di guida sicura e sicurezza stradale, decise di dare in prestito a quest’ultima la vettura per una campagna di sensibilizzazione sui rischi della guida. Dal 1957 fino al 1959 la vettura fu protagonista in giro nel paese. Per circa mezzo dollaro ci si poteva accomodare alla guida della vettura di James Dean, sulla quale ora campeggia una scritta che recita: “Questo incidente si poteva evitare”. Tuttavia, nonostante il suo nobile scopo, il macabro destino non sembra però voler abbandonare la Porsche 550 Spyder. Mentre era in tour a Sacramento, infatti, i sostegni sui quali poggiava la vettura si staccarono, ferendo uno degli addetti fratturandogli l’anca. L’auto oramai sembra avvolta da una grande oscurità, al punto che i giornali ad ogni nuovo inconveniente che coinvolge la vettura titolano: “La maledizione della Porsche di James Dean“. Come se non bastasse, mentre gli organizzatori erano intenti a spostare la vettura con il camion per una nuova tappa del tour, il veicolo venne coinvolto in un tamponamento, i portelloni si aprirono e l’auto volò giù in strada causando la morte di un terzo guidatore. La tappa del tour giunse a New Orleans, città in cui la pedana sulla quale era esposta la vettura cedette frantumando la Porsche in 11 parti.
A quel punto, il pensiero che un alone di sfiga immane circondasse la Porsche 550 Spyder di James Dean iniziò a prendere sempre più piede. Forse non era sfiga, dicevano gli uni, è una maledizione o una macumba sostenevano gli altri, e così la vettura venne restituita al suo proprietario. L’auto fu caricata in un vagone apposito del treno che da Miami va a Los Angeles, ma a LA il relitto non arriverà mai. Sparì nel nulla. Nessuno ne seppe più niente. Durante gli anni, gli investigatori hanno seguito varie piste fumose: tutte li hanno lasciati con un pugno di mosche in mano, con “The Little Bastard” che è stata vista un po’ ovunque. C’è chi dice che sia passata dall’Italia e che qui sia stata restaurata, chi sostiene invece che sia nelle mani di uno sceicco. Fatto sta che nel 2005 Barris, non ancora del tutto sconfitto dal pensiero di averla persa per sempre, decise di offrire una ricompensa milionaria a chiunque gli avesse dato una mano per ritrovarla. Ancora ad oggi, tuttavia, non c’è nessuna notizia. Il suo mistero, la sua fine, la sua scia nera di devastazione sono ancora avvolte in quella foschia macabra che l’ha accompagnata per tutta la sua esistenza.