C’è tanto rosso, in questo secondo appuntamento stagionale del mondiale di F1. C’è il rosso delle bandiere della Cina, il paese che ospita il GP successivo a quello australiano prendendo il posto del Bahrain. E c’è il rosso della Ferrari, che dopo tantissimo tempo si ritrova – per quanto poco la classifica possa contare dopo appena un GP – davanti a tutti sia nel mondiale costruttori che in quello piloti, con Sebastian Vettel che guarda tutti dall’alto a seguito della vittoria ottenuta ad Albert Park.
Un tracciato, quello australiano che ha ospitato l’esordio ufficiale delle nuove vetture di F1, che abbiamo più volte definito come “anomalo” in virtù del suo layout, del suo essere semi permanente e del suo asfalto. In Cina invece la F1 approda nel primo vero circuito della stagione, con l’impianto di Shanghai che dovrà rivelare se quanto visto in Australia sia stato solamente un caso oppure i valori di forza messi finora in mostra siano destinati a perdurare anche durante il resto della stagione. Disegnato dallo studio tecnico che fa capo ad Hermann Tilke, il tracciato cinese è parte integrante del calendario della F1 a partire dalla stagione 2004. Un giro di pista del circuito di Shangai è lungo 5,451 km e, considerati i 56 passaggi previsti, i piloti alla fine del GP avranno percorso una distanza di 305,066 km. Ci sono 16 curve lungo il tracciato cinese, delle quali 9 a destra e 7 a sinistra: un layout piuttosto tortuoso, che sottopone le coperture Pirelli – in particolar modo l’anteriore sinistra, sollecitata soprattutto nella prima curva “ad uncino” – ad uno stress elevato.
La presenza di lunghi rettilinei di raccordo fa però sì che i piloti trascorrano in media il 52% del tempo sul giro con il pedale dell’acceleratore completamente pigiato, con un consumo di benzina pari (nel 2016) ad 1,88 kg/giro. Un dato che l’anno scorso lasciava tranquilli dal punto di vista dei consumi, ma che quest’anno – stando alle prime simulazioni che parlano di un incremento dei consumi di quasi l’11% – verrà inevitabilmente ritoccato al rialzo. I team non arrivano mai a Shanghai con una configurazione aerodinamica ad alto carico, così come non particolarmente stressato è l’impianto frenante, che qui ha tempo per “rifiatare” tra una staccata e l’altra. Non è troppo sollecitato neppure il cambio, con 59 cambiate registrate in media nel corso del 2016, anno in cui la maggiore forza G i piloti la subivano in percorrenza di Curva 7, con un picco di 4,5 G per circa 2″9. Saranno due le zone DRS, con annesso doppio Detection Point: la prima zona di utilizzo dell’area mobile è il lungo rettilineo che collega Curva 13 a Curva 14, con il Detection Point posizionato in ingresso di Curva 12; la seconda aerea in cui si potrà utilizzare il DRS sarà invece il rettifilo di partenza / arrivo, con il Detection Point sito invece poco prima dell’ingresso di Curva 16. Nel 2016 ciò ha portato a delle velocità di punta nell’ordine dei 326 km/h.
In 8 edizioni del GP ha trionfato il pilota che partiva dalla Pole, mentre la posizione più bassa in griglia per il vincitore è stata la sesta piazza. Relativamente bassa è poi, vista l’ampiezza delle vie di fuga, la probabilità di veder scendere in pista la Safety Car, che si attesta infatti al 38%. Dal punto di vista dei record, è la Ferrari a farla finora da padrone in Cina: il giro più veloce – sia in prova che in gara – lo ha fatto registrare Michael Schumacher sulla F2004, chiudendo i suoi due passaggi rispettivamente in 1’33″185 e in 1’33″238; il record sulla distanza appartiene invece a Rubens Barrichello, che sempre su F2004 completò la gara in 1 H 29’12″420.
A trionfare nel 2016 fu Nico Rosberg, che dopo un GP fatto di continui colpi di scena vide terminare sul podio Sebastian Vettel e Daniil Kvyat, protagonisti della baraonda in Curva 1 che vide sfortunati comprimari sia Raikkonen – colpito dallo stesso Vettel – sia Hamilton – rimasto imbottigliato nel traffico con un’ala rotta dopo essere partito dal fondo dello schieramento.
Come già accaduto in Australia, la scelta delle gomme sarà determinata da Pirelli, che per l’appuntamento cinese ha deciso di portare le SuperSoft, le Soft e le Medium oltre alle sempre presenti Intermedie e FullWet. Come ad Albert Park tutti i piloti avranno quindi a disposizione 7 treni della mescola più morbida (la SuperSoft), 4 set di quella “intermedia” (la Soft) e due treni di quella più dura (la Medium). Le pressioni minime alla partenza, per gli pneumatici slick, sono state fissate da Pirelli in 21 psi all’anteriore e 20.5 psi al posteriore. Per quanto riguarda invece le gomme da bagnato, il costruttore milanese ha portato in Cina una nuova mescola, che dovrebbe dare ai piloti più grip nonostante un asfalto freddo e non particolarmente abrasivo. Perché questo dato potrebbe essere interessante? Beh, perché stando alle previsioni meteo di Shanghai c’è il rischio concreto che i piloti debbano usare sia le Intermedie che le FullWet. Il clima sembra infatti mite solamente al sabato, mentre per venerdì e domenica sono previste piogge. La temperatura dovrebbe invece oscillare attorno ai 15°-16° di media.
Il GP di Cina sarà una diretta esclusiva di SkySport F1 (canale 207), mentre la Rai trasmetterà il weekend in differita. Ecco tutti gli orari:
Venerdì 7 aprile
- 04:00 – 05:30 -> FP1 | diretta su Sky, differita su Rai Sport a partire dalle 08:30
- 08:00 – 09:30 -> FP2 | diretta su Sky, differita su Rai Sport a partire dalle 12:30
Sabato 8 aprile
- 06:00 – 07:00 -> FP3 | diretta su Sky, differita su Rai Sport a partire dalle 10:15
- 09:00 -> Qualifiche GP Cina | diretta su Sky, differita su Rai 2 a partire dalle 14:30
Domenica 9 aprile
- 08:00 -> GP Cina | diretta su Sky, differita su Rai 1 a partire dalle 14:00