È stata una gara molto tranquilla per gli standard americani. Ma come al solito ha riservato sorprese e colpi di scena. E il vincitore predestinato, che nessuno avrebbe mai immaginato scendere dal gradino più alto del podio, è stato scaraventato giù. Manco a dirlo, da una pace car.
Scott Dixon avrebbe vinto se non fosse rimasto intrappolato negli ultimi giri da una pace car che gli ha distrutto la strategia. La corsa è andata così a James Hinchcliffe, complice un problema all’affidabilità dell’Andretti Autosport di Ryan-Hunter Reay.
Il GP di Long Beach ha visto anche un meraviglioso secondo posto di Sebastien Bourdais, scattato dodicesimo in griglia e che con la piazza d’onore consolida il suo primato in graduatoria provvisoria. Altra grande rimonta quella di Simon Pageaud, partito ventunesimo e arrivato quinto. Ma andiamo alla cronaca minuto per minuto.
Il poleman Castroneves viene risucchiato alla partenza mentre assume il comando Scott Dixon, seguito da James Hinchcliffe e Ryan Hunter-Reay. Intanto Charlie Kimball chiude troppo bruscamente su Will Power e spedisce entrambi a muro: l’australiano potrà riprendere la corsa, mentre l’americano di Ganassi sarà costretto al ritiro. Entra subito in pista la pace car.
La bandiera verde viene esposta al giro 5, la ripartenza è tranquilla. Guida ancora Dixon e dietro di lui spicca Rahal in quarta piazza, autore di un ottimo start. Al giro 6 s’infiamma il duello tra Hinchcliffe e Dixon, che però resiste. Subito dopo è Hunter-Reay a papparsi Hinchcliffe e inquadrare Dixon nel suo mirino. Al giro 8, Pagenaud, partito 21°, è già 13°.
Marco Andretti inaugura la girandola dei pit-stop al giro 11. Poi rientrano anche Tony Kanaan e Scott Dixon: tutti i piloti vanno sulle options, le più morbide. Pagenaud fa la sosta alla tornata numero 13: latitano ancora i piloti di testa al richiamo delle pistole pneumatiche. Il primo colpo di scena scoppia al giro 14: Marco Andretti va lungo e perde potenza. Subito dopo rientrano ai box sia Castroneves sia Munoz, che quando escono in pista si ritrovano vicino a Pagenaud.
E mentre Andretti si parcheggia a bordo pista, Dixon è il primo a rientrare del gruppetto di testa, assieme a Josef Newgarden, nel corso del giro 17. Il pilota del Chip Ganassi rientra in 7^ posizione e non viene seguito da Hunter-Reay, che invece rimane in pista. La gara prosegue tranquilla finché dal giro 27 Hinchcliffe e Rossi non si riappiccicano agli scarichi di Hunter-Reay. Ma la lotta deve ancora cominciare. Nel 28° giro rientrano Hinchcliffe e Rossi. Hunter-Reay rientra al giro 29 e cede la leadership a Sebastien Bourdais. Ma – soprattutto – rientra dopo Scott Dixon.
Alla tornata 31 rientra Bourdais e Dixon ritorna primo. Il neozelandese mantiene un vantaggio di circa 6-7 secondi su Hunter-Reay, che deve vedersela col ritorno di James Hinchcliffe finché il canadese lascia la presa qualche giro dopo. Proseguono alla spicciolata i rifornimenti dei piloti fino al giro 38. A metà gara Scott Dixon ha un vantaggio di 9.4 secondi su Ryan Hunter-Reay.
Si era appena conclusa la prima finestra di pit-stop che Scott Dixon ne inaugura un’altra al termine del giro 41. Gomme morbide per lui, che cede la leadership ad Hunter-Reay e rientra in pista 5° davanti a Rahal, riuscendo a mantenere la posizione nonostante le gomme fredde grazie a un colpo di genio nella gestione del gas (il neozelandese ha rallentato dove l’americano non poteva sorpassarlo, facendogli perdere il ritmo e terreno).
Ma non c’è niente di nuovo sotto gli ulivi. La gara continua al limite della noia fino al giro 57, quando sia Hunter-Reay sia Rossi entrano ai box e cedono la leadership a Hinchcliffe. Il terzetto di testa si ricompone subito dopo, quando James Hinchcliffe rientra anch’egli ai box per montare gomme morbide. In testa rimane Sebastien Bourdais, mentre si riaprono le danze ai box. E il canadese è riuscito a sopravanzare Hunter-Reay! Adesso è lui a guidare il triello. Ma quando Bourdais torna ai box nel giro 59 (assieme a Pagenaud), a svettare davanti a tutti rimane Scott Dixon. Ancora. E infine Rossi sorpassa RHR e si impossessa del podio virtuale.
Dopo una piccola schermaglia con il leader Dixon, Newgarden rientra ai box al giro 62. E squillino le trombe: Scott Dixon rientra ai box per la sua ultima sosta alla 63^ tornata! Contemporaneamente Alexander Rossi rallenta in pieno rettilineo, preda di problemi tecnici che inducono la direzione di gara a mandare in pista la caution. In testa c’è James Hinchcliffe, seguito da Hunter-Reay, mentre Dixon è appena rientrato in 5^ posizione. L’azzardo di Hinchcliffe e Hunter-Reay ha pagato: la bandiera gialla ha permesso loro di salvare il carburante necessario a risparmiarsi uno spalsh and go. Va meglio a Hinchcliffe, che ha risparmiato pure sulle gomme morbide (RHR è sulle dure).
Viene data bandiera verde al giro 70: la ripartenza vede il gruppetto non effervescente. Guida Hinchcliffe, seguono Hunter-Reay, Bourdais, Newgarden, Dixon. I doppiati rendono difficile la rimonta di Bourdais e quindi Hinchcliffe si invola verso la vittoria. Al 77° giro uno spettacolare duello tra Aleshin e Kanaan costringe il brasiliano a rallentare: il russo gli ha bucato una gomma.
Ma Hinchcliffe ha fatto i conti senza l’oste: Hunter-Reay si scaglia contro di lui e accelera nel tentativo di riacchiapparlo. Peccato che al giro 80 l’americano debba fermarsi in pista per un’improvvisa perdita di potenza, a un soffio dall’obiettivo. Ritorna la bandiera gialla e le carte si scombinano: i doppiati sono costretti a levarsi di mezzo, rallentando in pit-lane, e Hinchcliffe vede Bourdais occupare tutti gli specchietti. All’83° giro si riaprono le danze, col canadese capace di scavare un fazzoletto di margine per star tranquillo: e Newgarden gli dà fiato attaccando Bourdais. Braccato, il francese fa le spalle larghe e riesce, a fatica, a conquistare la seconda piazza.
Hinchcliffe primo per la quinta volta, Sebastien Bourdais secondo a Long Beach e ancora primo in graduatoria, seguito da Josef Newgarden, dal vincitore morale della tappa Scott Dixon e dallo scalatore di giornata Scott Dixon.