Il futuro si avvicina a grandi passi non solo per la Formula 1, per quel che riguarda il mondo del Motorsport. Se infatti il Circus ha da poco ufficializzato la maggior parte dei corposi cambiamenti che vedranno la luce nel corso della stagione 2021, dall’altra parte dell’Atlantico anche la Indycar si prepara ad effettuare modifiche e stravolgimenti che potremmo sicuramente definire epocali.
Nella patria del motore a combustione interna, lì dove fino a poche decine di anni fa un motore con cilindrata 1.5 veniva considerato adatto ai più piccoli tra i tosaerba, la più importante categoria di monoposto a ruote scoperte si appresta a fare spazio alla motorizzazione ibrida, che stando ai progetti iniziali dovrebbe esordire a bordo delle Dallara a partire dal 2022. “Al momento abbiamo 10 candidature, ma 2 di loro sono automaticamente escluse perché non posseggono i requisiti richiesti” – ha detto Jay Frye, Presidente della Indycar, a Motorsport.com – “Un altro paio di queste proposte hanno idee differenti dalle altre, che possono essere interessanti, e quindi è probabile che si decida di proseguire il lavoro con almeno tre candidature delle 10 attualmente presenti“. Il nuovo motore ibrido delle IndyCar – che dovrebbe (e il condizionale è d’obbligo) diventare un 2.4 in luogo dell’attuale 2.2 – si prevede possa erogare una potenza complessiva di 900 CV, ed è prevedibile che la presenza di tutto il comparto elettrico possa costringere anche Dallara a modificare telai e scocche in vista del 2022.
“Ovviamente siamo ancora lontani dalla decisione finale, ma i passi preliminari sono stati fatti parlando con Chevrolet, Honda e tutti coloro che ci hanno inviato la candidatura“ – prosegue Frye – “Personalmente, credo che giungeremo ad una conclusione attorno a marzo 2020. In questo processo è stata coinvolta anche Dallara, perché bisogna capire dove e come alloggerà l’unità ibrida: sarebbe fantastico poterlo fare nell’attuale cofano motore, ma ci sono alcuni elementi che sicuramente non troverebbero posto. Da qui al 2022 le cose potranno evolvere rapidamente, vedremo dove si arriverà”. Gli indiziati principali per concludere un accordo i cui dettagli commerciali dovranno essere definiti in futuro (si parla infatti di leasing piuttosto che di acquisto vero e proprio dei motori) sono ovviamente Honda e Chevrolet, i due nomi che gli appassionati della Indycar hanno meglio imparato a conoscere nel corso di questi ultimi anni.
“Honda e Chevy hanno già avuto modo di operare su propulsori simili in passato ed anche ora lo fanno, quindi possiamo solamente imparare da loro“ – ha aggiunto Frye – “Una volta presa la decisione su quale unità debba essere utilizzata, discuteremo con i costruttori per capire le dimensioni del motore ed arrivare così al nostro obiettivo”. Un obiettivo che, come sempre nel mondo dei motori, deve fare i conti anche con le necessità di budget dei protagonisti del campionato. “Molte cose della Indycar cambieranno nel corso dei prossimi anni, dunque anche a livello economico bisogna pensare a cosa si può fare“ – prosegue ancora il Presidente della Indycar – “Per ora stiamo muovendo delle pedine, ma dato che ci sono in ballo delle proposte anche per il 2026-2027 dobbiamo anche essere attenti al discorso del denaro“. “Dovremo iniziare non solo a lavorare su come migliorare le auto, ma anche a strutturare un piano finanziario con i team in modo tale da poter controllare i costi. Per ora tutto sta procedendo bene, ma le situazioni possono modificarsi rapidamente e dunque bisogna essere attenti. Se staremo attenti a non perdere tempo, tuttavia, sono sicuro che tutte le squadre potranno muoversi con calma“, ha concluso infine Frye.