Le prove libere a Indy sono finite. (O quasi). Anche stavolta è un pilota di seconda fascia a impossessarsi della prima posizione. E anche oggi abbiamo avuto il nostro crash quotidiano. Proviamo a estrarre più dati possibili da quest’ultima sessione: è un’impresa ardua, ma essenziale. Perché fino a venerdì i motori saranno muti come pesci.
Sage Karam è sul tetto del mondo con una media di 226,461 miglia orarie (che corrispondono a 364,563 chilometri l’ora) e un tempo di 0’39”7419. Si tratta di una prima posizione meritata perché il pilota della Dreyer & Reinbold è stato uno dei soli due corridori a girare sotto il muro dei 40 secondi. Il che dimostra anche che tutti i corridori hanno corso coi remi in barca.
Nella giornata di oggi infatti i concorrenti hanno preferito concentrarsi sulle condizioni di gara (d’altronde le qualifiche ormai sono andate). Basta con i motori potenziati con la pressione maggiorata, le IndyCar hanno corso in assetto da crociera e si sono studiate a distanza in condizioni di traffico. La sessione è durata circa tre ore ed è stata calda e umida: in queste settimane più volte la pioggia ha fatto capolino a Indianapolis. Il primo giorno delle qualifiche è stato addirittura interrotto da alcuni scrosci d’acqua.
«Chiunque nelle stesse condizioni avrebbe potuto fare un tempo simile» ha ammesso Karam, che per realizzare la sua prestazione ha cercato (e trovato) una buona scia. Dietro di lui arranca, a ben 1,3 mph di distanza, l’alfiere dell’AJ Foyt, Tony Kanaan. Il brasiliano chiude la giornata di prove con una media di 225,123mph e un tempo di ‘0”39”9781. Aggiungiamoci che il #14 ha portato a casa 66 giri, a differenza dei 71 di Karam.
Dietro di loro segue la riscossa dei motori Honda, con Ryan Hunter-Reay terzo a quota 68 giri e 224,820 mph; Charlie Kimball quarto con 79 giri e 224,582mph; Alexander Rossi quinto con 70 giri in saccoccia e 224,507mph. Dopo di loro troviamo lo stakanovista di giornata, Will Power per Penske-Chevrolet. L’australiano riesce addirittura a perfezionare 120 giri, che sono oro colante per la squadra più titolata d’America. Specie se poi anche Helio Castroneves ha raggiunto quota 118.
Scorriamo un po’ la classifica. Marco Andretti è 8° (56 giri e 224,148mph), Bourdais si attesta in 11^ posizione (92 giri e 223,750mph), il poleman Ed Carpenter preferisce addirittura galleggiare in 14^ (ben 100 tornate per lui, 223,573mph), Graham Rahal è 17° (115 giri, 223,119mph). Per ritrovare l’ultimo vincitore della corsa dobbiamo scendere addirittura negli abissi: Takuma Sato è 23° (74 giri, 222,577mph). Come è evidente, le graduatorie velocistiche odierne sono irrilevanti.
Triste protagonista della giornata è stato Robert Wickens. Dopo soli 3 giri, il giovanissimo si è infatti spiaccicato contro il muro. Meglio oggi che ieri (durante le qualifiche), meglio oggi che venerdì (il Carb Day è troppo vicino alla Indy 500). «Ho subito del sovrasterzo molto in là nella curva, e l’ho gestito. Credevo che ce l’avrei fatta con un gran salvataggio. Ha sovrasterzato ancora. Sono andato fuoripista». Laconico e puntuale. Il giovanotto è illeso, la sua macchina un po’ meno. La #6 ha subito danni anteriori e frontali, rompendo la sospensione. Adesso per i meccanici ci sarà un bel po’ di lavoro per rimetterla a posto.
Troppo presto per fare pronostici. Aspettiamo che le notizie si sedimentino e tra qualche giorno trarremo qualche conclusione. Suggeriamo a tutti i nostri lettori tre punti su cui riflettere. Uno, la forza impressionante del Carpenter Racing (che ha riportato la Patrick in Fast Nine dopo 7 anni di assenza dall’IndyCar). Due, la necessaria fluidità degli equilibri in gara (già gli anni scorsi la Honda dominò le qualifiche e si ridimensionò dopo lo start). Tre, il lavoro costante e continuo del team Andretti. Vediamo se la luce si accenderà su questi tre fattori.