Di quanto accaduto nel corso dei 50 giri del Gran Premio dell’Arabia Saudita, a prescindere da quale potrà effettivamente essere l’esito del Mondiale più combattuto della storia recente della Formula 1, se ne parlerà a lungo.
Non è assolutamente sbagliato, infatti, dire che il Circus moderno raramente abbia vissuto weekend dall’atmosfera così tesa. Tra discutibili decisioni prese nella stanza dei bottoni, manovre sopra le righe del circuito e del regolamento sportivo, dichiarazioni al vetriolo davanti a microfoni di cuffie e TV, il fine settimana saudita è andato in archivio lasciando sulla pelle degli appassionati una sensazione strana. È una rivalità umida, quella tra Max Verstappen e Lewis Hamilton. Una rivalità calda, che tiene vivi, ma che allo stesso lascia sulla pelle – soprattutto dopo il weekend di Jeddah – un vago senso di appiccicaticcio. Non si è più così convinti di essere alle prese con un duello del tutto pulito, ecco.
Certo, ipotizzare che lo scontro titanico tra il #44 e il #33 potesse risolversi e concludersi con ampi sorrisi e abbracci sinceri sarebbe stata utopia sin dal GP del Bahrain, ma neppure il più sadico degli sceneggiatori avrebbe probabilmente avuto l’ardire di portare a una simile esasperazione gli animi dei contendenti. Sudati, nervosi, stanchi e con lo sguardo vacuo e freddo dell’assassino, Verstappen e Hamilton si avviano verso il weekend di Abu Dhabi affilando tutte le armi in loro possesso. Anche quelle che, a detta dell’inglese della Mercedes, portano il rivale a gareggiare “oltre il limite”.
“Ho corso contro moltissimi piloti nell’arco della mia carriera” – ha dichiarato il #44 ai microfoni della Formula 1 al termine del GP dell’Arabia Saudita – “Molti di loro avevano caratteri differenti, ma ci sono alcuni che hanno un comportamento che va davvero oltre il limite. È come se non applicassero le regole, o non pensassero che esistano. Max è oltre questa soglia, non ci sono dubbi in merito”. “Ho dovuto evitare il contatto con lui in tantissime occasioni, ma non mi dispiace essere l’unico che si preoccupa di ciò perché io vivo per poter combattere un giorno in più. Cosa che nel corso di questa stagione ho fatto” – ha proseguito Hamilton – “Lui mi ha fatto un brake-test, credo nel tentativo di prendere il DRS all’ultima curva e superarmi così di nuovo in Curva 1, ed è per quello che c’è stato l’impatto. Lì per lì ho creduto di aver perso l’ala anteriore”.
L’inglese della Mercedes ha anche spiegato come l’incidente sia stato causato da una mancanza di tempestiva comunicazione tra lui e il suo muretto box. “Non avevo ricevuto l’informazione” – ha aggiunto il sette volte Campione del Mondo – “Lì per lì non avevo capito cosa stesse succedendo. All’improvviso ho notato che stava rallentando, dopodiché ho notato dei movimenti… Mi sono chiesto: sta adottando qualche tattica strana? Non sapevo cosa stesse facendo”. “All’improvviso è arrivata la comunicazione, ma lui a quel punto ha frenato talmente forte da farmi finire quasi del tutto sulla sua auto” – spiega ancora Hamilton – “Ci saremmo ritirati entrambi. A lui non importava che né io né lui finissimo la gara, mentre per me era importante che tutti e due arrivassimo al traguardo. Sembrava mi stesse lasciando passare come gli era stato chiesto di fare, ma aveva deciso di farlo prima della zona DRS in modo tale da potermi attaccare subito dopo. Questa era la sua tattica. La parte peggiore, tuttavia, è stata quando ha deciso di aggrapparsi violentemente ai freni, perché è lì che siamo effettivamente entrati in collisione. È stato pericoloso”.
Al punto tale che, concludendo le proprie dichiarazioni, Lewis Hamilton ha confessato di sentirsi come un pugile sul ring. Pronto, per sua stessa ammissione, a dare il tutto per tutto nello scontro finale che si terrà tra meno di sette giorni sull’asfalto di Abu Dhabi.