Era un Lewis Hamilton piuttosto perplesso, quello presentatosi di fronte alle telecamere una volta concluso il Gran Premio del Messico. L’inglese della Mercedes, secondo in griglia alle spalle di Bottas e secondo al traguardo alle spalle di Verstappen, quest’oggi ha dovuto superare diversi ostacoli: una W12 tornata a essere non all’altezza delle RB16B, per prima cosa; il duo Red Bull, in secondo luogo; Valtteri Bottas, infine e forse soprattutto.
A nessuno è infatti sfuggita la condotta di gara del #77. Il finlandese, che scattava dalla pole, sull’infinito rettilineo che dal via conduce fino a Curva 1 dell’Hermanos Rodriguez è parso più preoccupato di difendersi da Hamilton che non impegnato a impedire il sorpasso – poi effettivamente avvenuto – di Max Verstappen. Il movimento verso destra di Bottas è netto, e ovviamente non è sfuggito a chi si è visto la strada chiusa dalla monoposto gemella.
“Sono appena riuscito a vedere un replay della partenza” – ha detto il #44 ai microfoni di Sky Sport F1 – “Valtteri avrebbe dovuto bloccare Max. Non riesco a capire perché non l’abbia fatto, io in quel momento ero impegnato a tenere dietro Sergio (Perez, ndr)”. Le due RB16B infatti, tanto quella partita dal lato pulito quanto quella scattata dal lato sporco, sin dai primissimi metri hanno messo il sale sulla coda delle Frecce Nere. E se Hamilton ha svolto egregiamente il proprio compito, rimanendo in mezzo quel tanto che bastava per sbarrare la strada a Perez, lo stesso non ha fatto Bottas, “reo” quest’oggi di avere spalancato la porta del corridoio esterno alla Red Bull di Verstappen.
Quanto accaduto al via, comunque, secondo il talento di Stevenage non riesce a oscurare quella che è ormai pare sempre più una grande verità: la Mercedes non è più la monoposto da battere. “Non so sinceramente oggi cosa avrei potuto fare di più” – ha proseguito Hamilton, stoico comunque nel resistere agli assalti finali di Sergio Perez – “Oggi le Red Bull erano almeno mezzo secondo al giro più veloci di noi. Siamo in un punto della stagione in cui è necessario essere veloci, e noi non aggiorniamo la macchina praticamente da Silverstone mentre loro continuano a migliorarsi”. “È colpa nostra, non c’è molto altro da aggiungere. Io sto dando tutto ciò che ho, spero che nei prossimi GP potremo essere più vicini a loro”, ha infine concluso Lewis Hamilton. Che, alla volta del Brasile, decollerà portando sé una valigia carica di domande che non avrebbe voluto porsi.