E’ stata la Mercedes W10 di Valtteri Bottas a transitare per prima sul traguardo del GP degli Stati Uniti. Il #77, scattato dalla pole, ha saputo piegare la resistenza di un ottimo Lewis Hamilton – laureatosi per la sesta volta Campione del Mondo di F1 – nelle fasi finali della corsa, battendo un #44 che a propria volta è riuscito ad avere la meglio su Max Verstappen. Nel weekend in cui entrambe le Ferrari hanno avuto più di qualche difficoltà, sarà stato uno dei piloti sul podio a prendersi anche la palma di migliore in pista o qualcuno avrà saputo fare meglio di loro?
VALTTERI BOTTAS – 10. Il #77 porta a casa pole e vittoria in uno dei migliori weekend del suo 2019. Per 12 millesimi beffa Vettel in qualifica, è veloce e costante per tutta la gara e non esita – seppur munito di gomme più fresche e morbide – a sfidare nel corpo a corpo Lewis Hamilton per riprendersi la vetta della corsa. Guida in maniera perfetta, peccato per lui che sia ormai troppo tardi.
LEWIS HAMILTON – 9,5. Mezzo voto in meno solamente perché termina alle spalle del compagno di team sia in qualifica che in gara, ma anche questa volta la prestazione del #44 è da incorniciare. Scatta molto bene, tenta l’azzardo della strategia ad una sola sosta e vende cara la pelle fino agli ultimi passaggi gestendo bene le gomme senza pagar troppo dazio in termini di velocità. Quella negli USA è l’ennesima splendida prestazione di un 2019 pressoché perfetto, ed il 6° titolo mondiale che conquista al termine dei 56 giri previsti in quel di Austin non può che essere meritato. Chapeau.
MAX VERSTAPPEN – 8. Davanti ad una Mercedes e ad un Ferrari in qualifica, in gara deve arrendersi di fronte alla strategia – ed al miglior passo gara – del rimontante Hamilton. Max però non corre affatto male negli States (considerando oltretutto il danno al fondo patito dalla sua RB15), e forse il #44 non avrebbe avuto vita così facile negli ultimi giri se non ci fosse stata quella bandiera gialla. Su quello che dice nel post gara, invece, preferisco stendere in questa sede un pietoso velo.
CHARLES LECLERC – 8. Le sue velleità si spengono assieme alla PU Spec 3 durante le FP3. Equipaggiato con un motore ben meno performante, il #16 le tenta tutte per rimanere agganciato al trenino dei primi tanto in qualifica quanto in gara, ma la minor potenza ed una generale mancanza di grip nello stint iniziale gli fanno accumulare un distacco impossibile da colmare. A mancare negli USA, tuttavia, non è di certo stato lui.
ALEXANDER ALBON – 8,5. Spedito nella troposfera al via in quello che lui stesso definisce “un incidente di gara”, il #23 è bravo a rimontare dal fondo dopo aver danneggiato – suo malgrado – il fondo ed essere stato costretto ad un pit stop anticipato per via del danno riportato all’ala anteriore. E’ veloce, gestisce bene le gomme e non commette errori: che altro si può chiedere ad un esordiente?
DANIEL RICCIARDO – 8,5. Bravo nell’approdare in Q3, domenica sgomita a centro gruppo per conquistarsi l’ambito titolo di “primo degli altri”. Ci riesce correndo bene, gestendo le gomme quando serve pur non sacrificando troppo la propria velocità ed avendo la meglio su uno come Lando Norris. Sta pian piano ritrovando il sorriso, ma i piani davvero alti della classifica sono ancora fuori portata.
LANDO NORRIS – 8,5. Stesso voto del #3 perché, a differenza dell’australiano, l’esperienza del giovane inglese tra i cordoli di Austin rasentava lo 0. Ottimo in qualifica (addirittura 1° nel Q1), in gara gestisce bene le gomme, non si risparmia nei duelli ed al termine del GP si toglie anche lo sfizio di chiudere davanti a Sainz, uno dei piloti più in forma del momento. Bravo.
CARLOS SAINZ – 8. Mezzo voto in meno rispetto al #4 perché, pur partendogli davanti, gli finisce alle spalle in gara. Il suo GP si complica forse al via, quando nell’imbuto di Curva 1 si tocca con Albon, ma il #55 anche negli USA conferma il suo ottimo stato di forma non sbagliando nulla, girando veloce e conquistando punti importanti. Che, per inciso, nella Classifica Piloti lo rendono ora il primo degli altri.
NICO HULKENBERG – 7,5. In termini assoluti, la prestazione di Nico è buona: costante in gara, gentile con le gomme, capace di recuperare anche diverse posizioni rispetto alla propria casella di partenza. Tuttavia, il #27 sconta negli USA il confronto con Ricciardo, che con la sua gara ridimensiona quella di un pilota che, suo malgrado, con una parte di sé stava già pensando al suo ancora incerto futuro.
SERGIO PEREZ – 8,5. Seconda ottima prestazione consecutiva per il #11, costretto negli States a scattare addirittura dalla pit lane a seguito di un’ingenuità clamorosa commessa al venerdì. Abilissimo come sempre nel far durare le gomme, deciso in tutti i sorpassi, “Checo” artiglia una 10^ posizione che porta punti e morale in un weekend che sembrava non dovesse regalargli gioie. Complimenti.
KIMI RAIKKONEN – 7. Dopo una qualifica piuttosto incolore, il #7 si riscatta con una partenza monstre: al via Iceman “mangia” ben 5 avversari portandosi subito a ridosso della zona punti, e da lì in avanti è in continua lotta per la conquista di un punticino iridato. Non commette errori, gestisce bene le gomme ma purtroppo non riesce a contenere il ritorno di Perez. Peccato, perché un punto iridato avrebbe ridato morale ad un’Alfa Romeo che negli ultimi GP sta facendo forse più fatica del previsto.
DANIIL KVYAT – 7. Aveva corso bene e sembrava essere riuscito a conquistare un punticino iridato, ma la difesa su Perez nelle fasi finali della corsa viene considerata troppo irruenta e meritevole di penalità. Furibondo, chiude 12° un GP in cui se avesse chiuso nella zona punti nessuno avrebbe potuto gridare allo scandalo.
LANCE STROLL – 4,5. Vista la gara di Perez viene spontaneo pensare che, data la sua posizione di partenza, il canadese avrebbe potuto fare meglio. Si complica la vita al via perdendo molte posizioni in Curva 2 a causa di uno dei famigerati “bump”, e da quel momento nonostante un cambio di strategia non riesce più ad agganciarsi al trenino che è in lotta per la zona punti. Non un pomeriggio indimenticabile per lui.
ANTONIO GIOVINAZZI – 5. Dopo aver faticato in qualifica, il #99 arranca suo malgrado anche in gara. Davvero a suo agio in macchina solamente con le Soft, nonostante dica di aver intravisto segnali positivi nel comportamento della sua C38 non riesce mai a dire davvero la sua nella lotta per la zona punti. Termina 14° e doppiato una gara purtroppo incolore.
ROMAIN GROSJEAN – 6,5. Afflitto da una cronica mancanza di velocità sul dritto e sfortunato nel subire il cliff delle Medium proprio nel momento in cui cercava di allungare il suo stint, il #8 combatte la sua personalissima lotta contro la propria VF-19 anche in quel di Austin. Stavolta errori non ne commette ed anzi tenta anche di rimontare quando con le Soft la situazione – seppur di poco – migliora, ma con la Haas di quest’anno serve altro per portare a casa una prestazione davvero degna di nota.
PIERRE GASLY – 7,5. 13° in classifica ma DNF per la F1, il francese vede svanire la possibilità di portare a casa punti importanti dopo un ottimo weekend per via di un contatto con Sergio Perez, che gli causa la rottura della sospensione e che lo costringe ad un ritiro anticipato. Peccato davvero, perché il #10 era stato veloce tanto in qualifica quanto in gara ed avrebbe quindi meritato qualcosa di più da questa trasferta.
GEORGE RUSSELL – 6. Voto politico, assegnato solamente perché anche stavolta si mette dietro Robert Kubica per tutto il weekend. Fatica più del previsto con le gomme, tenta di salvare il salvabile anticipando la sosta ma a quel punto si ritrova invischiato nel marasma di bandiere blu e trascorre il resto del GP a lasciare strada più che a guidare.
KEVIN MAGNUSSEN – 6,5. Stesso voto di Grosjean perché per larga parte del GP il danese condivide lo stesso poco esaltante destino del #8. Anche lui non commette errori e cerca di mettere una pezza dove e come può, ma si ritrova a combattere contro una generica mancanza di velocità e di passo ed è costretto a ritirarsi per un improvviso guasto ai freni. Lui che colpe ne ha?
ROBERT KUBICA – 5. La situazione della Williams è ormai tristemente ben nota a tutti, ma il polacco anche negli USA non riesce mai a tenersi Russell alle spalle. Chiude ritirato l’ennesima gara incolore di un 2019 rivelatosi complicatissimo.
SEBASTIAN VETTEL – S.V. Non sono le sue iniziali, bensì il modo migliore con cui descrivere il GP degli USA del #5. Ritrovatosi all’improvviso tra le mani una SF90 inspiegabilmente a mezzo servizio, annaspa retrocedendo a centro gruppo finché un clamoroso cedimento della sospensione posteriore destra non lo costringe al ritiro in un weekend in cui sembrava potesse cogliere un risultato importante.