Serviranno al massimo 96 ore, alla Ferrari, per decidere se confermare o meno la propria volontà di procedere con il ricorso avverso la decisione che ha consegnato 5″ di penalità a Sebastian Vettel nel corso del GP del Canada. E’ questo infatti il termine entro il quale la Scuderia di Maranello, che già nella tarda serata italiana di ieri aveva manifestato la propria intenzione di contestare in maniera ufficiale la penalità comminata al tedesco, dovrà decidere se formalmente presentare o meno un ricorso dinanzi alla Federazione Internazionale dell’Automobile.
Sarà poi compito della Corte Internazionale d’Appello della stessa FIA decidere se considerare ammissibile o non ammissibile la richiesta del Cavallino Rampante, una richiesta che secondo gran parte degli addetti ai lavori ha però pochissime probabilità di essere accolta. Oltre alle ragioni formali – le penalità comminate in termini di tempo rientrano infatti tra quelle nei confronti delle quali non è consentito proporre appello, e solamente una contraddizione (che strano) della stessa FIA ha dato la possibilità alla Ferrari di giocarsi questa carta -, c’è chi sostiene che potrebbero esserci anche altre ragioni dietro ad un’eventuale pronuncia di inammissibilità dell’appello: secondo alcuni, difatti, se la Federazione decidesse di accogliere il ricorso del Cavallino Rampante si troverebbe poi ad esporre il fianco ad un ulteriore appello (proposto questa volta dalla Mercedes), nel quale le Frecce d’Argento ed Hamilton potrebbero sostenere di non aver attaccato in pista Vettel solo ed esclusivamente perché già consapevoli di avere la vittoria in tasca.
Dato dunque per scontato o quasi l’insuccesso della richiesta avanzata dalla Scuderia di Maranello, resta il fatto che in Ferrari non siano affatto convinti della bontà della decisione presa dalla Direzione Gara in quel di Montreal. Se Vettel ha dimostrato ciò in maniera abbastanza plateale, ad esprimere il disappunto degli uomini del Cavallino Rampante in modo appena un filo più pacato ha provveduto invece Mattia Binotto, che nel dopo gara canadese ha difeso l’operato del proprio pilota ed ha sostenuto che, per il #5, non ci fosse poi molto altro da fare in quella situazione particolare.
“Non sta a noi assumere queste decisioni. Ci sono persone destinate a svolgere proprio questo ruolo, e sono queste persone a prendere provvedimenti che poi noi dobbiamo accettare” – ha dichiarato il Team Principal di Maranello – “Certo, come potete immaginare non siamo affatto d’accordo con le precisioni che sono state prese, per come la vediamo noi Seb non avrebbe potuto fare nient’altro rispetto a quello che ha fatto, ed è per questo che abbiamo deciso di appellarci alla decisione presa dalla Direzione Gara”. “Credo che Seb sia stato parecchio fortunato nel riuscire a rimanere in pista, e non ho visto alcuna intenzionalità nella manovra che ha fatto“ – ha proseguito Binotto – “Era in testa al GP ed ha tentato di conservare la propria prima posizione, credo sia abbastanza lineare. Penso che ognuno di noi possa avere la propria opinione, e la nostra è che non siamo d’accordo con la decisione che è stata presa”. “Anche il pubblico a fine gara ha avuto modo di esprimere piuttosto chiaramente il proprio parere, ed oltre agli spettatori credo che siano moltissimi gli appassionati rimasti delusi da ciò che è successo. Penso che in passato ci siano state situazioni simili che non sono state analizzate con lo stesso metro di giudizio, quindi semplicemente credo che non sia stata presa la giusta decisione“, ha concluso infine un amareggiato – ma sempre pacato – Mattia Binotto.