Sull’asfalto di Baku, al termine di un GP che non ha saputo emozionare come le edizioni del recente passato, si è fatta la storia: mai infatti, dagli albori della F1, un team aveva aperto il Campionato del Mondo andando a siglare 4 doppiette nelle prime 4 gare del calendario. Tra le mani di Valtteri Bottas e Lewis Hamilton la W10 sembra davvero volare, ed in duello finora intestino tra le Frecce d’Argento il tracciato azero ha incoronato vincitore il #77. Sarà stato dunque lui il migliore in pista durante il GP dell’Azerbaijan?
VALTTERI BOTTAS – 10. Maestoso. Agguanta la Pole Position con un colpo di reni inaspettato, resiste con caparbietà all’attacco iniziale di Hamilton e non sbaglia nulla in un weekend in cui tantissimi hanno commesso errori. Si riprende la vetta della Classifica Piloti, e l’impressione è che il #77 quest’anno voglia restare lì il più a lungo possibile.
LEWIS HAMILTON – 6. Perché quando si guida una Mercedes – o meglio, questa Mercedes – stare davanti a tutti gli altri ma dietro al proprio compagno di squadra diventa il minimo sindacale. Prova a brillare in più di un momento del weekend, ma lo scintillio di Bottas lo offusca più di quanto probabilmente lui stesso avrebbe creduto possibile. Ma il #44 reagirà: il 2016 è una ferita ancora troppo fresca per essere stata dimenticata.
SEBASTIAN VETTEL – 7,5. Ci prova, ma la Ferrari non è al livello delle Mercedes sotto tutti i punti di vista. Vede sfumare la prima fila per poco più di due decimi, assiste da spettatore non pagante alla lotta tra le Frecce d’Argento e, nelle fasi finali di un GP disputato comunque su buoni ritmi, si illude probabilmente anche di potervisi inserire. Una mera illusione, dato che le W10 nell’arco di pochi passaggi scavano un solco incolmabile, lasciando lui e la Ferrari con tanti dilemmi irrisolti in vista di Barcellona.
MAX VERSTAPPEN – 8. Perché è sempre lì a dare fastidio. Mette apprensione durante le qualifiche quando dà l’impressione di potersi mettere davanti a Vettel, è presenza costante all’inseguimento di una Ferrari che vista la sua vicinanza non può permettersi neppure la minima sbavatura, è spina nel fianco nelle fasi finali quando con le Medium sembra inarrestabile. La sensazione è che senza la VSC – e quel presunto danno al semiasse che spinge il #33 alla prudenza – avrebbe potuto centrare il podio: un risultato che, guidando la Red Bull attuale, vale quasi come una vittoria.
CHARLES LECLERC – 6. Media aritmetica tra l’8 della sua gara ed il 4 della sua qualifica, perché l’errore marchiano che commette – figlio forse di una scelta strategica non proprio oculatissima – gli condiziona pesantemente tutto il weekend. Il DRS lo aiuta nella rimonta iniziale, ma la paura di non riuscire a concludere la gara con una sola sosta lo costringe a rimanere in pista troppo a lungo e a perdere così tempo prezioso. Conquista il giro veloce in gara, ma la sensazione è che senza il crash in qualifica avrebbe potuto tentare di centrare bersagli ben più grossi.
SERGIO PEREZ – 8,5. Il messicano a Baku ha sempre messo in mostra grandi prestazioni, e l’edizione 2019 del GP conferma il suo gran feeling con l’asfalto azero. Parte benissimo togliendosi anche lo sfizio di superare Verstappen all’esterno, dopodiché nulla può contro il degrado gomme che colpisce la sua Racing Point ben prima delle auto avversarie. Termina comunque ottimo 6°, con alle spalle le due McLaren e primo degli altri: decisamente non male.
CARLOS SAINZ – 8. Perché partiva ben alle spalle di Norris e a fine GP riesce a concludergli davanti. Dopo gare difficili, il #55 riesce a disputare un Gran Premio senza intoppi, mettendo in mostra il ritmo discreto della McLaren e la guida che abbiamo apprezzato nel corso delle passate stagioni. A fine GP si mostra soddisfatto, e sinceramente non potrebbe essere altrimenti.
LANDO NORRIS – 7. Anche il giovane britannico disputa una gran gara, ma questa volta termina alle spalle del compagno di team pur partendogli davanti. Frizzante nella prima parte del GP, quando si toglie anche lo sfizio di provare ad attaccare Max Verstappen, il #4 perde un po’ di baldanza man mano che le gomme si consumano. Colpa dell’inesperienza nella gestione delle Pirelli? Può darsi, ma non c’è di che preoccuparsi: Lando di tempo per migliorarsi ulteriormente ne ha a bizzeffe.
LANCE STROLL – 6. Il suo weekend non inizia certo nel migliore dei modi, ma dopo un avvio complicato – suggellato dall’esclusione nel Q1 delle qualifiche – il giovane canadese riesce a rimettere il fine settimana su binari dignitosi. Non fa disastri tra i muretti azeri e corre districandosi bene nel caos dei primi giri, artigliando punti forse inaspettati che però fanno morale. Certo, il confronto con Perez è un po’ impietoso, ma non si può pretendere tutto dalla vita.
KIMI RAIKKONEN – 8. Pilota vecchio fa buon piazzamento, verrebbe da dire. Un’eccessiva flessione della sua ala anteriore polverizza la Q3 conquistata al sabato e lo costringe a partire dalla Pit Lane, ma Iceman ne ha passate troppe per farsi demoralizzare da ciò: guida in maniera pulita, mettendo in mostra un ritmo costante, e pur essendo il primo a fermarsi per cambiare gomme – il #7 monta le Medium addirittura al 6° giro – non accusa particolari problemi di usura a fine GP. Mica poco.
ALEXANDER ALBON – 6. Sufficienza stiracchiata non perché abbia combinato particolari disastri, sia chiaro, ma perché dopo l’ottima prestazione cinese mi sarei aspettato qualcosa di importante anche in terra azera. Il #23 invece non sembra mai troppo a proprio agio tra i muretti di Baku, finendo dietro a Kvyat in qualifica e non riuscendo ad essere troppo incisivo neppure in gara. Termina appena fuori da una zona punti che forse a Baku non avrebbe meritato del tutto.
ANTONIO GIOVINAZZI – 7,5. Calmi tutti. Il voto è alto, è vero, ma poggia su fondamenta ben solide. Il #99, che per colpe non sue ha visto svanire l’8^ posizione centrata in qualifica – davanti a Raikkonen -, nonostante in gara stesse precedendo il suo compagno di squadra ed avesse (come Iceman) chiesto al proprio muretto di passare subito alle Medium, è stato chiamato in Pit Lane per secondo, venendo costretto a compiere quel giro in più che gli è costato 4″ e che lo ha fatto rientrare in pista nel traffico che gli ha rovinato la gara. Come se non bastasse, Antonio è stato più rapido di Raikkonen sia come passo gara sia come giro più veloce: ora capite perché il 7,5 lo merita tutto, nonostante il piazzamento poco felice?
KEVIN MAGNUSSEN – 6. Scatta 14° e termina 13° nonostante i ritiri di chi lo precede: credo sia sufficiente questo per dare un’idea di quanto sia stato complicato per la Haas il weekend azero. In difficoltà sia in qualifica che in gara, non riesce a far funzionare la VF-19 come vorrebbe ed è costretto quindi a remare nelle retrovie, in attesa – e nella speranza – di tempi migliori.
NICO HULKENBERG – 5,5. A Baku il #27 non riesce a rischiarare la notte fonda che è improvvisamente piombata in casa Renault. La R.S. 19, seppur munita di una nuova ala anteriore, davvero non vuol saperne di essere trattabile tra i muretti di Baku, ed il tedesco chiude un weekend difficilissimo – al sabato era stato escluso addirittura nella Q1 – riuscendo a tenersi dietro solamente le due Williams. Davvero demotivante.
GEORGE RUSSELL – 6. Come in tutti i GP, il suo è un voto politico. Perde FP1 ed FP2 per colpe non sue, dopodiché come sempre si ritrova alle prese con i limiti congeniti della FW42. Per la 4^ volta consecutiva, tuttavia, si mette dietro il compagno di team sia in qualifica che in gara.
ROBERT KUBICA – 4. Complica enormemente un weekend già fin troppo difficile per la Williams andando a muro nel corso delle qualifiche prima e buscando un Drive Through per delle irregolarità nella procedura di partenza dalla Pit Lane poi. Il tutto sempre rimanendo ben dietro a Russell. Non ci siamo.
PIERRE GASLY – 8. Sembra un paradosso che un weekend che si concluda con un mesto ritiro possa essere considerato il migliore – finora – della stagione, ma tant’è. Veloce in qualifica e concreto in gara, il giovane francese torna finalmente ai livelli dell’anno passato, viaggiando sui ritmi di Leclerc per tutto il GP e riuscendo a gestire le gomme addirittura meglio del monegasco. Senza quel guasto avrebbe meritatamente centrato la 6^ posizione partendo dalla Pit Lane, il che la dice lunga su che tupo di gara abbia fatto il #10.
ROMAIN GROSJEAN – 5,5. Il francese patisce gli stessi drammi sportivi e tecnici di Magnussen, ma con l’aggravante di rimanergli dietro sia in qualifica che in gara. Termina con un ritiro un GP trascorso a remare con difficoltà nelle retrovie, con la speranza che la Spagna possa raccontare una storia diversa.
DANIIL KVYAT – 6,5. La 6^ posizione centrata in qualifica lascia presagire qualcosa di stupendo, ma purtroppo per il #26 la sua Toro Rosso entra troppo presto in crisi di gomme e nel corso del primo stint lo ricaccia brutalmente indietro a centro gruppo. Si ritira a seguito del contatto con Ricciardo ed è un peccato perché lui, a differenza del compagno di squadra, qualche punticino iridato sembrava poterlo agguantare.
DANIEL RICCIARDO – 4. Se Renault piange, Ricciardo non ride. Il #3, dopo aver messo una pezza al demotivante stato di forma della R.S. 19 in qualifica, non riesce ad incidere come vorrebbe in gara, prigioniero di un passo troppo lento e di una monoposto che probabilmente non gli dà la fiducia giusta tra le stradine di Baku. L’infelice ciliegina sulla torta la mette con l’errore in staccata prima e con il patatrac in retromarcia poi, che pone fine alla gara sua e di Kvyat in modo quasi grottesco. Tempi duri per l’Honeybadger.