Si è chiuso con un podio assolutamente inedito il GP d’Austria, prima gara di questo 2020 della Formula 1 iniziato dopo mesi travagliati. A vincere è stato Valtteri Bottas, che resistendo alla pressione portatagli da Lewis Hamilton ha centrato un successo per certi versi inaspettato, mentre Charles Leclerc e Lando Norris conquistavano rispettivamente la 2^ e 3^ posizione al termine di una gara magistrale. Saranno stati solamente i protagonisti del podio ad ottenere voti alti oppure anche qualcun altro avrà meritato giudizi positivi? Scopriamolo insieme.
VALTTERI BOTTAS – 10. Con i riflettori di tutti puntati su Lewis Hamilton, spunta fuori dall’ombra e assesta il colpo che non ti aspetti. Pole, vittoria ed una gara corsa con grandissima intensità senza commettere neppure una sbavatura. In Austria il #77 si trova molto a proprio agio, ed il fatto che tra meno di una settimana si corra di nuovo al Red Bull Ring credo non gli dispiaccia poi molto…
CHARLES LECLERC – 10. Veloce, cinico, opportunista, fortunato. Definitelo come volete, ma tenete bene a mente che una seconda posizione non è mai frutto solo del caso. Guida sopra gli evidenti problemi di una vettura nata male, approfittando di errori e crucci altrui, e conquista 18 punti che sono oro colato. Sa anche lui che con 20 vetture al traguardo non avrebbe mai chiuso 2°, ma intanto il suo l’ha fatto. E bene.
LANDO NORRIS – 10. Coriaceo ma corretto nel tenere la posizione su Sainz, deciso e sfrontato quando capisce che per puntare al podio sia necessario “bucare” Perez, freddo e concentrato quando all’ultima tornata disponibile mette a segno il giro veloce della gara che per pochi centesimi gli consegna tra le mani il primo podio in carriera. Dopo un anno da esordiente di lusso attendevamo una conferma delle sue qualità: eccola qui.
LEWIS HAMILTON – 5. Quasi rallentato dalla voglia di spaccare il mondo – per questioni sportive e non -, il #44 in Austria non è quel freddo robot che avevamo visto all’opera nelle passate stagioni. Manca la Pole e centra una penalità, non agguanta Bottas ma colpisce Albon: weekend di questo tipo glieli vedevamo fare a Mondiale ormai conquistato, non in apertura di stagione. Ma guai a darlo per sconfitto.
CARLOS SAINZ – 7. Per carità, la sua è una buona gara. Lotta con entrambe le Ferrari, tiene il ritmo della Racing Point e per poco non beffa Norris in quello che – col senno di poi – è stato un duello cruciale nella lotta per il podio. Però è 5°, e con la sua stessa macchina il compagno di squadra è arrivato 3°. E questo, nella valutazione della sua gara, qualcosa dovrà pur valere.
SERGIO PEREZ – 7. La sua gara è tutto sommato positiva, quella del muretto box Racing Point no: inspiegabile la scelta di lasciarlo fuori con delle Medium ormai imbolsite mentre tutti rientravano per montare gomme nuove. In ottica futura deve probabilmente riflettere un po’ di più: con una monoposto veloce come la RP20, buscare una penalità banale e rischiare l’incidente con una chiusura avventata come quella su Norris sono peccati capitali.
PIERRE GASLY – 7,5. Lontano dal palcoscenico sul quale i primi della classe si dibattono senza sosta, il francese non commette errori e porta a casa punti importanti approfittando della disgrazie altrui. In più, arriva in fondo montando delle Hard che nelle fasi finali della corsa non hanno il ritmo delle Soft montate da gran parte dello schieramento. Bravo.
ESTEBAN OCON – 6,5. Non so voi, ma io il francese l’ho visto un filino arrugginito. Non efficace come Ricciardo in qualifica, era ben dietro all’australiano anche in gara. E’ comunque abile a tenersi lontano dai guai e a non commettere errori, ma il suo GP d’Austria non è uno di quelli da ricordare negli annali nonostante abbia la scusante di una strategia (uguale a quella di Gasly) probabilmente non ottimale. Avrà occasione di rifarsi.
ANTONIO GIOVINAZZI – 8,5. Con un’Alfa Romeo non esattamente pimpante tra i cordoli del Red Bull Ring, Antonio mette una pezza ad un weekend che sembrava nato malissimo e che rischiava di proseguire peggio per via di una strategia – ancora una volta – non esattamente impeccabile. Perché gli uomini Alfa Romeo, durante la Safety Car, hanno atteso ben 4 giri prima di imitare la strategia della maggior parte dello schieramento? Mistero.
SEBASTIAN VETTEL – 3,5. Io a Seb, umanamente, voglio un gran bene. E so perfettamente, anche dopo aver visto gli onboard, che sia alle prese con una macchina ai limiti dell’inguidabile. Però che diamine, la manovra che lo porta al testacoda me la aspetterei da un pilota che ha alle spalle pochi GP, non da un 4 volte Campione del Mondo. Tra questioni intestine al team, una macchina che non lo asseconda ed i risultati di un compagno di team che rendono ancora più evidenti i suoi errori, per Seb potrebbe preannunciarsi un 2020 piuttosto complicato.
NICHOLAS LATIFI – 5,5. Avrebbe potuto conquistare una sufficienza stiracchiata, ma la differenza prestazionale tra lui e Russell è troppo marcata durante tutto l’arco del weekend per farmi pensare che il 6 sia pienamente meritato. Chiude ai margini della zona punti una gara senza infamia e senza lode.
DANIIL KVYAT – 5,5. Quello austriaco non è esattamente un weekend positivo per il russo. Alle spalle di Gasly in qualifica, invischiato nei duelli a centro gruppo in gara, conclude il proprio GP nella via di fuga della curva Lauda con la posteriore sinistra ormai divelta a causa di un improvviso cedimento meccanico. Fine settimana abbastanza incolore.
ALEXANDER ALBON – 8,5. Voto che PEM!, si impenna non a causa del capitale immobilizzato ma per via della manovra che per poco non gli consegnava la seconda posizione. Con gomme più fresche stava mettendo a segno un gran sorpasso ai danni di un 6 volte Campione del Mondo, a suggello di una gara costante e veloce che lo aveva portato ad insidiare la coppia Mercedes. Il ragazzo ha talento, altroché.
KIMI RAIKKONEN – 6. Sulla fiducia, perché alla ripartenza dalla Safety Car era davanti a Vettel e quindi, visto dove ha chiuso il GP il tedesco, avrebbe forse potuto conquistare qualche punticino anche lui. Certo è che si trova alle prese con un’Alfa Romeo piuttosto in difficoltà. E forse nemmeno lui se l’aspettava.
GEORGE RUSSELL – 8. In termini di prestazione pura, il passaggio dai Virtual GP ai GP veri e propri è stato per lui sicuramente brusco. Eppure, complice una Williams quantomeno dignitosa, il #63 stava mettendo in piedi una gara niente male. Viene fermato da un guasto, ed è un peccato perché visto il caos andato in scena nelle prime 10 posizioni forse avrebbe potuto aspirare ad un punticino anche lui.
ROMAIN GROSJEAN – 5. Davanti a Magnussen in qualifica, annaspa in gara tra problemi ai freni ed un ritmo assolutamente non irresistibile. Un weekend complicato che sembra fare da preludio ad un 2020 tutt’altro che semplice.
KEVIN MAGNUSSEN – 6. Condivide lo stesso triste destino di Grosjean, ma almeno lui può dire di aver veleggiato intorno alla zona punti. Era infatti 11° quando i freni della sua Haas decidono di tradirlo in Curva 3, costringendolo al ritiro nel primo GP dell’anno. Avrebbe potuto fare di più? Oggettivamente, temo di no.
LANCE STROLL – 6,5. Va bene, non aveva lo stesso ritmo di Perez, ma dire che il canadese stesse correndo male è una bugia. Saldamente dentro la zona punti e mai impensierito troppo da Vettel, aveva un passo che sembrava in grado di portarlo piuttosto in alto in classifica. Viene tradito dalla sua Racing Point, e la colpa di ciò non è certamente sua.
DANIEL RICCIARDO – 7. Ecco un altro che stava facendo vedere delle cose piuttosto positive. La Renault non sembra essere nata malissimo, e l’australiano stava mettendo il sale sulla coda a Sebastian Vettel prima di essere abbandonato dalla sua monoposto. La base di partenza sembra essere migliore di quella dello scorso anno, quindi i presupposti per togliersi qualche soddisfazione questa volta potrebbero esserci.
MAX VERSTAPPEN – 8. Parte bene, rispedisce al mittente gli attacchi di Lando Norris e tenta come può di rimanere agganciato a Bottas senza farsi prendere da Hamilton. Avrebbe sicuramente potuto dire la sua tanto per il podio quanto – viste le noie delle W11 – per il bersaglio grosso, ma l’antistallo gli gioca un brutto scherzo e l’appieda prima ancora che il divertimento cominci. Peccato.