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F1, GP d’Austria: ecco le pagelle di tutti i protagonisti





E’ stato Max Verstappen a trionfare nel GP d’Austria, 9° appuntamento stagionale di questo 2019 della Formula 1. L’olandese, che a causa di una pessima partenza era scivolato indietro fino alla 7^ piazza, è stato autore di una rimonta fenomenale, che ha condotto lui e la sua RB15 ad agguantare il gradino più alto del podio a discapito di Charles Leclerc, autore di un fine settimana perfetto fino al giro 69. Se le prestazioni dei giovani rampolli di Red Bull e Ferrari sono state eccezionali, chi avrà lottato invece per la ben poco ambita palma di peggiore in pista? Scopriamolo insieme.

© Glenn Dunbar / LAT Images / Pirelli F1 Press Area
© Glenn Dunbar / LAT Images / Pirelli F1 Press Area

MAX VERSTAPPEN – 10 E LODE. Per come ha rimontato dopo una partenza infelice. Per come ha guidato. Per come ha sorpassato. Per come ha regalato linfa vitale ad una Formula 1 avvizzita dalle vicende degli ultimi due GP. In Austria il #33 è superlativo sotto tutti i punti di vista, e vivaddio – da ferrarista – che la vittoria sia rimasta a lui: è vero, il vessillo dei Commissari di Gara sventola da un lato all’altro a seconda di come spiri il vento, ma non è certo colpa sua.

CHARLES LECLERC – 10. Non sbaglia neanche il piede con cui scendere dal letto al mattino: velocissimo in qualifica, efficacissimo in gara fin quando alle sue spalle non si materializza l’inarrestabile Verstappen. Si lamenta – come avrebbero fatto tutti – per il sorpasso subito, dopodiché incassa e mette a memoria: chissà cosa succederà quando sarà lui ad attaccare all’interno il #33…

VALTTERI BOTTAS – 6. Va bene, la Mercedes del Red Bull Ring era la brutta copia di quella del Paul Ricard, ma la sua prova è evanescente durante tutto l’arco del weekend. Non ne ha per rimanere con Leclerc prima e per resistere a Verstappen poi, e guadagna punti su Hamilton solo perché il #44 inciampa in una giornata più storta della sua: la cattiveria mostrata ad inizio stagione sfuma sempre più pericolosamente nel limbo dei ricordi.

SEBASTIAN VETTEL – 8. L’essere riuscito a risalire dalla 9^ alla 4^ posizione non è poi così malaccio, classifica e pit stop da incubo alla mano. Il #5 raddrizza come può un weekend che sembrava irrimediabilmente rovinato dal più insensibile dei guasti, che priva il tedesco della fida SF90 proprio nel momento cruciale della qualifica: si districa bene nel traffico, gestisce come può le gomme e alla fine per poco non centra un podio. Più di così, viste le premesse, era davvero complicato chiedere.

LEWIS HAMILTON – 5,5. La scusante è la stessa di Bottas, ma se in qualifica il #44 riesce a mettere una parziale pezza ad un’improvvisamente bizzosa W10, in gara Hamilton sembra la copia un po’ sbiadita del pilota che ha dominato il GP di Francia. Mai veloce come i primi e falloso nella guida al punto da danneggiare la propria ala anteriore sui “panettoni” gialli, vive il primo weekend incolore del 2019.

LANDO NORRIS – 9. Complice una McLaren sempre più solida, il classe ’99 d’oltremanica si conferma la più bella sorpresa di questo 2019 della Formula 1. Veloce, costante, deciso e corretto in un modo difficilmente concepibile alla luce dei suoi appena 20 anni, il #4 anche in Austria ha incantato tutto il Circus. Che non vede l’ora di vederlo lottare per le posizioni che contano davvero.

PIERRE GASLY – 4,5. Al termine del primo giro è immediatamente alle spalle del #33, dopo 68 passaggi è costretto a farsi da parte perché quello stesso #33 lo sta doppiando. Poco convincente in qualifica ed impalpabile in gara, il francese sta vivendo un momento difficilissimo della sua carriera: spero possa ritrovarsi in fretta, perché lo scorso anno il #10 aveva fatto vedere cose davvero interessanti.

CARLOS SAINZ – 9. Così come Norris, anche lo spagnolo sfrutta una monoposto in evidente crescita per portare a termine una clamorosa rimonta dal fondo dello schieramento fino all’8° posto. Intelligente nel non rimanere coinvolto nella concitazione delle fasi iniziali, trova il ritmo giusto tra le curve del Red Bull Ring e riesce a conquistare punti importanti in un weekend che sembrava nato malissimo.

KIMI RAIKKONEN – 8. Quando l’Alfa Romeo c’è, Kimi risponde sempre presente. Veloce in qualifica, spietato in partenza, roccioso nella difesa su Gasly, munito sulla carta di una vettura nettamente più performante. La classe non è acqua, per la felicità di Iceman stesso.

ANTONIO GIOVINAZZI – 8. Stesso voto del #7 pur finendogli alle spalle perché al #99 una bella iniezione di fiducia serviva come il pane. Concreto come il ben più esperto Raikkonen tanto in qualifica quanto in gara, Antonio conquista un punticino iridato che in Italia mancava da quasi 10 anni. Bravo, e che questa possa essere la svolta della sua stagione finora un po’ troppo complicata.

SERGIO PEREZ – 6,5. Scattato dalla ben poco esaltante 16^ casella, al messicano per poco non riusciva il colpaccio di agguantare la zona punti. Tuttavia, “Checo” nel corso del 1° giro si gioca male la sua unica vera opportunità di superare Giovinazzi, e sostanzialmente la sua gara finisce lì: la Racing Point in Austria non ne aveva per stare davanti all’Alfa Romeo, ed è lo stesso Perez ad ammetterlo.

DANIEL RICCIARDO – 6. In Francia aveva regalato spettacolo, ma in Austria il #3 non si è praticamente mai visto. In costante carenza di grip assieme ad una Renault che a suo dire inizia a far funzionare bene le gomme quando è però ormai troppo tardi, l’australiano chiude 12° e fuori dai punti un weekend che ad Enstone vorrebbero dimenticare abbastanza in fretta.

NICO HULKENBERG – 5,5. Vedasi sopra, con l’aggravante che il #27 scattava davanti al #3 e tuttavia gli finisce dietro. “Svariati problemi” occorsi alla sua R.S. 19 ne rallentano la corsa, ma Hulk è onesto anche con se stesso quando dice che in Austria, semplicemente, la Renault non era un’auto in grado di meritarsi dei punti.

LANCE STROLL – 6. Invischiato nel trenino formato dal compagno di team, Ricciardo ed Hulkenberg, la gara del canadese si complica improvvisamente quando è costretto a perdere quasi 6″ per via di un problema tecnico – poi risolto – sulla sua PU. Per carità, senza quell’inghippo di certo non staremmo parlando di una vittoria, ma parte della sua scialba prestazione austriaca può essere spiegata così.

ALEXANDER ALBON – 6. La Toro Rosso non appare troppo in forma all’ombra del toro grosso, e le posizioni di penalità che si busca il #23 prima ancora di scendere in pista di certo non aiutano. In crisi di bilanciamento nel corso del primo stint, Albon perde il trenino di centro gruppo troppo presto per poter puntare a dei punti iridati, ed a quel punto la gara ha davvero poco altro in serbo per lui.

ROMAIN GROSJEAN – 5. Senza grip, senza ritmo, senza bilanciamento: la Haas, da qualche GP a questa parte, pare aver proprio smarrito il famigerato bandolo della matassa. Certo è che il francese in Austria aveva sofferto non poco il confronto con Magnussen, quindi forse qualche responsabilità anche il #8 ce l’ha.

DANIIL KVYAT – 5,5. Veloce sui rettilinei e lento nella parte guidata per via del poco carico aerodinamico al sabato, il russo diventa veloce nella parte guidata ma lentissimo nei rettilinei – fondamentali per superare – alla domenica. Decisamente non il modo migliore per tentare di raddrizzare un weekend che era nato male sin dalle qualifiche.

GEORGE RUSSELL – 7. Perché, pur partendo dai Box e guidando una Williams, in Austria riesce a mettersi dietro non solo il compagno di Team ma anche una Haas, una monoposto teoricamente molto più prestante della sua Williams. Il ragazzo ha talento: peccato che non stiamo riuscendo mai a vederlo espresso.

KEVIN MAGNUSSEN – 5,5. Tanto straordinario 5° (poi 10°) in qualifica quanto tristemente 19° in gara. Certo, il Drive Through gli complica non poco la vita, ma anche il danese lamenta gli stessi problemi avuti da Grosjean. Dice di essere “confuso” dopo aver visto svanire dalla sera alla mattina la velocità che gli aveva consentito di centrare una fantastica 5^ piazza in griglia, e sinceramente non faccio fatica a credergli.

ROBERT KUBICA – 4,5. Soffre – e troppo – il confronto diretto con Russell per tutta la durata del weekend. Termina ultimo, unico dei piloti ad accusare sul traguardo tre giri di ritardo, un GP che improvvisamente ne ha messo a nudo diverse debolezze.

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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow