Alla fine, persino il serafico Antonio Giovinazzi ha sbottato. Non ce l’ha fatta più, il #99, a tenersi dentro i dubbi che da diversi – rectius, troppi – GP volteggiano sul suo casco come biechi avvoltoi. E in Messico, al termine dell’ennesima gara inspiegabilmente rovinata da una scellerata strategia del muretto Alfa Romeo, il pilota di Martina Franca ha dato voce a sospetti che somigliano sempre più a inequivocabili certezze.
E dire che sembrava essersi messa davvero bene, per Giovinazzi. Il #99, scattato dalla 11^ posizione in griglia per via delle penalità altrui, sfruttando benissimo il marasma generato da Ricciardo in Curva 1 era riuscito addirittura a balzare in 6^ piazza. Che l’Alfa Romeo Racing quest’anno non sia la monoposto da battere lo avevamo capito tutti sin dai test invernali, e non deve dunque stupire che Giovinazzi sia stato agilmente superato da Carlos Sainz alla ripartenza dalla Safety Car. Tuttavia, pur in possesso di un fulmine non propriamente di guerra, l’italiano stava con merito compiendo il proprio sporco lavoro: alle spalle del #55 della Ferrari ma ben davanti alla Aston Martin di Sebastian Vettel, Giovinazzi veleggiava in 7^ posizione in direzione di punticini iridati che avrebbero di certo fatto morale (e pubblicità, in una fase così critica della sua carriera).
Il patatrac avviene nel corso del 16° passaggio del GP. Quello in cui, primo tra tutti i piloti del gruppetto di testa, il pilota pugliese viene richiamato ai box dal proprio muretto per passare dalle performanti gomme Medium alla poco efficace mescola Hard. Che il compound più duro tra quelli a disposizione in Messico non stesse funzionando alla grande lo si vedeva – cronometro alla mano – dai tempi di Daniel Ricciardo e Valtteri Bottas: rientrati entrambi al termine del primo giro, il #3 e il #77 stavano in quel momento remando nelle retrovie alla ricerca di un passo gara che non sembrava arrivare. L’australiano della McLaren, con mescola Hard, non riesce a schiodarsi dall’1’24” alto – 1’25” basso. Nello stesso momento Sebastian Vettel, che prima del pit di Giovinazzi era alle sue spalle, gira con facilità sull’1’23”basso – 1’22”alto: una differenza di ritmo semplicemente mostruosa.
Antonio, per via della sosta effettuata quando ancora il gruppone non si era del tutto sgranato, dopo il pit piomba – con le poco utili Hard tra le mani – alle spalle del duo Ricciardo – Bottas, lento sul passo gara ma velocissimo su quei rettilinei che anche in Messico sono l’unico luogo in cui è possibile effettuare un sorpasso. Giovinazzi tenta di avvicinarsi (stressando quelle stesse gomme che di lì a poco si sarebbero surriscaldate a causa della vicinanza della Mercedes #77), ma una volta messi nel mirino Ricciardo e Bottas non riesce più a fare nulla: il suo ritmo si plafona sull’1’23”3 – 1’23”5, esattamente un secondo al giro più lento di quello che Sebastian Vettel, con gomme Medium che saranno poi cambiate nel corso del 35° passaggio, riusciva a far registrare in 7^ posizione.
Rimanere inchiodato alle spalle di Ricciardo e Bottas ha così letteralmente giustiziato la gara del #99, vanificata da un grottesco tentativo di undercut su una pista in cui – e le FP lo avevano dimostrato – il delta tra le varie mescole non era così evidente come in altri tracciati. In più, a sugello di una strategia da ufficio inchieste, lo sforzo profuso da Antonio nella prima fase del proprio secondo stint ha finito per “cuocere” le gomme: le Hard del #99, nel momento in cui chi aveva allungato lo stint con le Medium è tornato in pista sfruttando pneumatici più freschi, erano già pressoché inutilizzabili.
“Il team mi ha richiamato ai box, e il problema è che quando sono rientrato mi sono ritrovato alle spalle sia di Daniel che di Valtteri, in quel momento piuttosto lenti” – ha dichiarato Giovinazzi ai microfoni di Sky Sport F1 – “Ho surriscaldato le gomme, e come se non bastasse il passo con le Hard era più lento rispetto a quello che avevo con le Medium: in quei giri ho perso tutto il vantaggio che avrei potuto avere con l’undercut. Le mie gomme hanno ceduto poco dopo essere uscito dai box, e così quando è toccato agli altri effettuare la propria sosta erano tutti in pista con pneumatici più performanti dei miei. La strategia è stata completamente sbagliata”. “Fino al Messico non volevo credere che si facesse di tutto per rovinare le mie gare con le scelte strategiche, ma dopo quanto successo qui… sono veramente deluso”, ha poi aggiunto Giovinazzi. Che peraltro, nel tradizionale team radio post gara, si era lasciato andare in un “Hey ragazzi, grazie per l’ottima strategia” che lascia davvero poco spazio alle interpretazioni.
Antonio “l’arco ce l’ho io” Giovinazzi pic.twitter.com/iQ8xPj0F5M
— Sara ???? (@theblondie__) November 7, 2021