No, la citazione al brano di Rancore non è assolutamente casuale. Non credo esistano infatti perifrasi più efficaci per descrivere, con estrema brevità, ciò che si prova quando si guida – per due settimane esatte – una Ford Mustang. Un’auto che, per forme, caratteristiche tecniche e anima, sembra arrivare non solo da un altro continente ma addirittura da un’altra era.
Cominciamo subito con l’estetica, che in un’Europa motoristicamente popolata da compatte, SUV, citycar ibride e monopattini elettrici colpisce con la stessa delicatezza di un destro di Mike Tyson. Con un cofano motore che mangia gran parte dei suoi 4,79 metri di lunghezza, una larghezza di quasi 2 metri (1,92 è la misura precisa) e un’altezza di 1,38 metri, la Ford Mustang non riuscirebbe a passare inosservata neppure se, colorata di nero opaco, si muovesse tra le strade a fari spenti e in una notte senza luna. Immaginate dunque quanto io sia riuscito nell’impresa di non farmi notare a bordo di un esemplare arancione, munito delle fatidiche – e a mio tamarro modo di vedere fondamentali – doppie strisce racing nere e cerchi a cinque razze da 19″: mi reputo fortunato a non essere stato individuato persino dalla Stazione Spaziale Internazionale, sono sincero.
La Ford Mustang è muscolosa, spigolosa, aggressiva. Le linee sono nette, non c’è spazio per le rotondità sulla carrozzeria di un’auto che su ogni strada e in ogni momento manda il messaggio “Spostati, che devo passare io”. La firma ottica dei fari full-LED è inconfondibile, così come impossibile da non riconoscere è il logo del cavallo in corsa che campeggia, fiero e maestoso, su una griglia anteriore più bassa rispetto al passato accompagnata da uno splitter piuttosto vistoso. Le proporzioni, vista lateralmente, confesso che devono piacere: personalmente non sono un convinto sostenitore delle auto con il cofano motore mastodontico, ma ammetto che modificare lo stile di un’icona con il passare degli anni sarebbe stato sacrilego oltre ogni dire. Strabordante di testosterone è anche il retrotreno: i gruppi ottici posteriori a tre linee verticali e – soprattutto – gli enormi quattro terminali di scarico sdoppiati regalano a quest’auto cattiveria e brutalità persino da ferma. Questo atteggiamento da Transformers è un pregio, a mio avviso, in un mondo di vetture (anche piuttosto “pepate”) che tentano di nascondere la proprio indole vivace sotto un velo di sobrietà capace di sospingerle fin sulla soglia dell’anonimato.
Le dimensioni e la concezione d’oltreoceano si fanno notare con forza anche a bordo della Ford Mustang, omologata per quattro persone ma decisamente più godibile per chi si accomoda sui sedili anteriori. Tutto, a bordo di questo intramontabile classico della Casa dell’Ovale Blu, sa di United States of America. A partire dal volante, enorme se paragonato a quelli di Hot Hatch e simili, passando per la consolle centrale, digitale ma non al punto da far svanire le decine di pulsanti fisici dal sapore aeronautico, e finendo con le dimensioni di indicatori e pomelli vari, in linea con quelle esteriori dell’auto e con gli enormi spazi a disposizione oltreoceano. I materiali nel complesso sono piacevoli al tatto (fatta esclusione per alcune plastiche che prestano il fianco a scricchiolii e giochi vari anche nella parte superiore dell’abitacolo), e se può far storcere un po’ il naso il diametro poco contenuto della corona del volante – che esige un breve periodo di adattamento, così come lo esigono anche i pedali – una nota di pregio sono gli splendidi sedili sportivi griffati Recaro, pronti a sostenervi nel misto e a coccolarvi a sufficienza nei viaggi autostradali.
Un display da 12″ clamorosamente personalizzabile (si può spaziare tra diversi colori e tra diverse grafiche anche a prescindere dalla modalità di guida selezionata) occupa il quadro strumenti, mentre uno schermo da 8″ campeggia sulla plancia munito del sistema di infotainment SYNC 3. Risoluzione, quantità di informazioni e – nel caso del secondo display – sensibilità al tocco sono di buon livello, ma la commistione tra touch-screen e comandi fisici (tanti per essere nel 2021 e presenti in gran numero anche sulle razze del volante) non rende d’immediato utilizzo il tutto: richiamare alcune schermate può risultare a volte macchinoso, nonostante la presenza e la buona integrazione tanto di Android Auto quanto di Apple CarPlay. Sul tunnel centrale campeggiano leva del freno a mano e, nel caso dell’esemplare provato, quella del cambio automatico a 10 (dieci) rapporti, ma la vera chicca è rappresentata dal pulsante di accensione: dal momento in cui si chiude la portiera della Ford Mustang, infatti, esso inizia a lampeggiare di rosso al ritmo di 30 accensioni al minuto. 30 accensioni che corrispondono – tenetevi forte – ai 30 battiti cardiaci al minuto che fanno mediamente registrare i pony a riposo.
A proposito di cuori pulsanti, è bene fare una premessa. Esistono due tipi di Mustang: quella motoristicamente concepita per l’Europa e quella che, invece, è brutalmente pensata per il mercato americano. Io, in questa prova, ho avuto la fortuna di avere tra le mani quella piombata direttamente dagli Stati Uniti, equipaggiata con un mostruoso, indescrivibile, inconcepibile 5.0 V8 aspirato da 450 CV di potenza, 529 Nm di coppia e un ruggito da lacerare la Terra.
E’ quando si accende il motore e si pigia con decisione sull’acceleratore che la Ford Mustang sembra arrivare da un’altra dimensione. Di auto potenti – munite anche di una cavalleria maggiore – ho avuto la fortuna di provarne diverse, ma mai nessuna mi aveva mai trasmesso la brutalità, la violenza di questo otto cilindri Made in USA, capace di far vibrare letteralmente tutta la macchina con la sola accensione. Il suono che proviene dai quattro terminali di scarico è aggressività allo stato sonoro, e serve scomodare i migliori aspirati del mondo per sovrastare un grido capace di essere assordante anche quando si è ancora piuttosto distanti dalla zona rossa che inizia a 7.400 rpm. Per darvi un metro di quanto rumore – rectius, quanta musica – sia in grado di generare il V8 della Mustang, sappiate che è disponibile la modalità “Good Neighbour” (“Buon vicino”), che serve esattamente a ciò a cui state pensando: tramite la tecnologia di regolazione del sound dello scarico, si può regolare l’intensità del suono sulla base di fasce orarie predefinite per non disturbare chi vive nei pressi del vostro ululante 5.0 V8. Perché davvero, credetemi, la belva risvegliata all’interno di un garage alle primissime luci dell’alba potrebbe scaraventare giù dal letto i vostri vicini in un raggio di un centinaio di metri senza particolare difficoltà.
Tanto rumore ordunque, ma per nulla (come avrebbe detto Shakespeare)? Ma neanche per sogno. Nonostante la potenza non sia esorbitante per quella cilindrata, i 450 CV ‘mmerigani spingono come forsennati dal primo all’ultimo metro fregandosene non poco del regime di rotazione a cui vi trovate. A tale proposito: sperimentare un kickdown a bordo di questa Mustang – e con questo cambio – è un’esperienza trascendentale. La trasmissione automatica con convertitore di coppia impiega qualche decimo di secondo di troppo a trovare il rapporto giusto, ma una volta selezionato si ha la sensazione di poter strappare via il manto stradale: le ruote posteriori si aggrappano disperatamente all’asfalto per far sfogare tutto l’impeto del V8, la cui spinta è semplicemente sensazionale. Sembra, lo giuro su qualsiasi cosa voi vogliate, di essere in groppa a un drago svegliatosi con la zampa sbagliata: la macchina si muove, sussulta, vive con tutto il rancore del mondo – persino su asfalto asciutto e con i controlli attivati – mentre un ruggito infernale cresce alle vostre spalle dandovi la sensazione di potere letteralmente aumentare all’infinito. Esaltante oltre ogni dire.
Poco cambia, a livello di indole della Ford Mustang, quando ci si muove tra le diverse modalità di guida offerte. Che questo essere mitologico a stelle e strisce lo si utilizzi in Normal, Sport, Track, Snow/Wet, Drag Strip (che sì, imposta una serie di parametri in modo da potervi offrire il massimo delle prestazioni sullo “sparo” sfruttando anche il Launch Control) e My Mod, l’aggressività resta la stessa. Certo, variano risposta dell’acceleratore, precisione dello sterzo e rapidità del cambio automatico a 10 rapporti – in luogo del quale avrei probabilmente preferito il 6 marce manuale -, ma la Mustang rimane fedele a se stessa a prescindere da ciò che dice l’elettronica. Un’elettronica che non prevede alcuna modalità di guida “Eco” (che sarebbe parsa quantomeno ridicola in abbinamento a un V8 da 5.000 centimetri cubici di cilindrata) e che invece mette a disposizione il cosiddetto Line Lock System: la Mustang, in sostanza, frena automaticamente le ruote anteriori permettendovi di effettuare il più classico e scenografico dei burnout semplicemente premendo il pedale dell’acceleratore.
Se il già decantato motore di questo esemplare in via di estinzione proviene da un’altra dimensione, la guidabilità di questa Ford Mustang arriva, palesemente e senza neanche tentare di mimetizzarsi, da un altro continente. Fatto – e lo dico dopo aver percorso su quelle strade oltre 5.000 km – di ampi spazi, infiniti rettilinei, curvoni interminabili e una pressoché totale assenza di quello che, in Europa, definiremmo un “misto stretto”. Nuovi ammortizzatori, sospensioni posteriori più rigide, barre antirollio più spesse e (per chi volesse) sospensioni adattive MagneRide non riescono a trasmutare la realtà: la Ford Mustang è stata, è e rimarrà per sempre un’automobile turismo. Potente, certamente. Aggressiva, senza ombra di dubbio. Ma sportiva, nel senso in cui lo intendiamo nel Vecchio Continente, no. La lunghezza importante, il cofano esteso, i quasi 1.800 kg di massa (ben rallentati da un ottimo impianto frenante) non permettono alla creazione dell’Ovale Blu di essere davvero scattante e reattiva tra le curve di un misto veloce: probabilmente la situazione potrebbe migliorare con le sospensioni MagneRide, ma neppure loro credo possano riuscire nell’impresa di piegare la fisica e di rendere tutto d’un tratto irrilevanti i bruschi trasferimenti di carico.
E’ un difetto? Non penso proprio, perché la Ford Mustang non nasce – e neppure cresce – con questo scopo. E’ un limite? Discorso differente, perché quando la si compra è bene tenere a mente che con queste dimensioni e proporzioni non ci si possono attendere le prestazioni in curva e il comportamento dinamico di una Lotus Elise. Al netto di queste caratteristiche intrinseche, comunque, la Mustang risulta piacevole da guidare a velocità di crociera e non solo: la facilità con cui si riesce a metterla di traverso è imbarazzante, e risulta persino straordinariamente comoda nei lunghi viaggi, cosplay dei tipici trasferimenti sulle Highway americane. E’ necessario avere 450 CV sotto al cofano motore per fare questo? No, certo che no. Ma averli, lo confesso, dà davvero un gran gusto.
Il giudizio che chiude il quinto episodio di #MiSonoInnamorauto è…
Dai, magari ci incontriamo in giro!
Cruda, aggressiva, brutale come poche, la Ford Mustang regala una di quelle esperienze di guida che devono essere provate almeno una volta nella vita. Anche solo per capire come si ragioni, motoristicamente parlando, dall’altra parte dell’Atlantico. E’ sangue di drago, ultima rabbiosa testimonianza di un mondo che sembra ormai essersi irrimediabilmente avviato sul viale del tramonto. Sorprendentemente confortevole nonostante le forme rabbiose, prevedibilmente impacciata sulle tortuose statali che popolano il nostro paese, è a mio avviso troppo sportiva per un utilizzo quotidiano ma troppo poco sportiva per tante strade europee. In più, il 5.0 V8 porta in dote (oltre ai 450 CV) anche un consumo medio di poco inferiore ai 10 km/l e un superbollo mica da ridere. Anche se, a un prezzo di partenza di 50.000 €, sfido chiunque di voi a trovare un’auto che riesca a far girare la testa in A4 addirittura a chi possiede una McLaren Senna viola…