Due McLaren in IndyCar Series: ecco la novità appena detonata in terra d’America. Dopo tre anni di flirt il team di Woking si è deciso e scioglie la riserva. L’impegno a tempo pieno è preso: la squadra ragione ha già siglato i patti d’amicizia e alleanza con lo Schmitt Peterson e la Chevrolet.
La decisione è stata annunciata poche ore fa ed è l’ultimo capitolo di una storia cominciata anni fa. Il 2017 la McLaren schierava alla 500 miglia d’Indianapolis una Dallara-Honda messa a punto in collaborazione con Andretti Autosport. 27 giri in testa con Fernando Alonso, poi una (all’epoca tradizionale) fumata bianca: niente elezione al soglio petrino, ma ritiro per rottura del motore. Poi il divorzio dal Sol Levante, l’anno sabbatico e il grande ritorno col propulsore Chevy. Ma quest’anno il grande Nando ha perso altrettanto alla grande: nemmeno qualificato alla Indy 500.
La McLaren si è lasciata consumare dai dubbi: non era saggio incominciare un’avventura al di là dell’Atlantico mentre in F1 fondeva un motore a sessione. Ma adesso i tempi sono cambiati. Le rotture dei propulsori sono solo ricordi lontani e adesso ci si diverte a surclassare la Casa ufficiale (la Renault) con i sollazzi e gli applausi dei followers di Lando Norris. Calmate le acque nella serie maggiore, si sono riannodati i fili oltreoceano. Tra i due motori della Indy, la scelta era scontata: Chevrolet. Si trattava di decidere con chi spartire l’avventura. Perché per correre in America, una partnership tecnica è fondamentale. E la scelta sembra indovinata: Schmitt Peterson Motorsport.
L’SPM non è un top team ma negli ultimi anni si è consolidato e offre in dote una preparazione notevole. Da tempo schiera due vetture full-time, una delle quali affidata a James Hinchcliffe (the Mayor) e l’altra ora occupata da Marcus Ericsson. La squadra quest’anno ha avviato una collaborazione col team Meyer Shank per riportare in pista Jack Harvey e spera di riavere presto Robin Wickens (il promettente canadesino infortunato da parecchi mesi). Il biglietto da visita pare molto più elegante di quello della Carlin Racing (con cui la McLaren ha mietuto il DNQ a Indy quest’anno). Con tutto il rispetto per la piccola e ambiziosa scuderia inglese.
Il progetto a stelle e strisce sarà coordinato da Gil de Ferran, che lavorerà fianco a fianco con Jon Flack e Taylor Kiel (presidente e general manager dell’SPM). Secondo quanto riporta Racer, nell’accordo tra SPM e McLaren, la scuderia di Woking non dovrebbe acquistare quote azionarie detenute da Sam Schmitt o Ric Peterson (comproprietari dell’SPM). Le due squadre gestiranno insieme le due automobili che correranno il campionato 2020 sotto la comune egida Arrow McLaren Racing SP. Metteranno in comune le risorse tecnologiche e gli accordi commerciali, con l’obiettivo di lottare presto per podi e vittorie nei prossimi anni. Quindi non saranno due auto in più rispetto alle due attuali dell’SPM, ma la comunione di risorse (e management) lascia immaginare una grande svolta nella gestione del team. E (ciliegina sulla torta) l’SPM abbandonerà i motori Honda per equipaggiare le due macchine con propulsori Chevrolet.
E questo già mette in allarme i due piloti dell’SPM. Sarà Fernando Alonso a occupare uno dei due volanti? Sarebbe chiaramente una notizia-bomba ma Zak Brown sostiene che «lo scorso mese m’ha detto che non vuole fare una stagione completa» (anche se la porta è «sempre aperta»). D’altronde nella sua agenda figura anche la Dakar. Ma una puntatina a Indianapolis non deve affatto escludersi: Nando non ha mai nascosto la voglia di conquistare la Tripla Corona. Riporta Racer che la squadra non avrebbe grossi problemi finanziari ad approntare una terza macchina per Alonso. E che comunque a fine maggio aggiungerà un’auto in vista della 500 miglia d’Indianapolis.
James Hinchcliffe può stare (relativamente) tranquillo: «abbiamo bisogno della massima continuità possibile per il 2020» ha dichiarato Sam Schmitt, che ha aggiunto: «Come team abbiamo un contratto con James per il 2020». Quanto a Ericsson, «è nella mischia» per il secondo sedile. Ma la McLaren dovrà pur dire qualcosa in proposito? E ci sono altri due candidati: Felipe Nasr (poche settimane fa chiamato dal team per un test) e Nicholas Latifi, figlio del Michel Latifi ben noto al portafoglio McLaren, e per ora 2° in Formula 2. Comunque pare che sia Hinchcliffe sia Ericsson abbiano già intrapreso dei colloqui con altre squadre. Non si sa mai…
E sulla graticola c’è anche la squadra-satellite: Mike Shank, comproprietario della Meyer-Shank, ha spiegato che il team sta per finalizzare i suoi progetti per il 2020. Che potrebbero includere un cambio d’alleanza. Secondo Racer, una scuderia potenzialmente interessata nei ranghi Honda è il Chip Ganassi Racing. Mica poco: il capofila dei motori nipponici. Ma la sorte della Shank, e la sorte di tutti gli altri coinvolti, è lungi dall’essere nota: possiamo solo darci appuntamento ai prossimi sviluppi.