Con il nuovo Codice Sportivo Internazionale la FIA ha introdotto una serie di sanzioni, anche sportive oltre che economiche, per punire i piloti che useranno parolacce. È il prosieguo di una saga, iniziata nel 2024 che, oramai, sembra quasi oscurare quanto avviene sul fronte sportivo.
C’è da chiarire una cosa: il Codice Sportivo Internazionale FIA si applica non solo alla F1, ma a tutte le categorie sotto l’egida della Federazione. Eppure, com’è risaputo, è tutto iniziato lo scorso settembre quando il Presidente Ben Sulayem ha dichiarato in un intervista che avrebbe introdotto delle sanzioni per i piloti che avrebbero usato turpiloquio. Il primo a rispondergli è stato Max Verstappen, che ha ingaggiato la sua personale battaglia a suon di parolacce e mutismo in conferenza stampa, venendo supportato dagli altri piloti. A fine stagione c’è anche stato un comunicato della GPDA, l’Associazione dei Piloti, a firma dei suoi capi Alex Wurz, George Russell e Sebastian Vettel, in cui questa si dichiara contraria alla piega presa dalla Federazione in tal senso.
La situazione sembrava finita lì. Invece, il 22 gennaio è stata pubblicata la versione aggiornata del ISC per la stagione 2025, che all’articolo 12.2.1.l, alla sezione riguardante le penalità, stabilisce che ogni “misconduct” (cattiva condotta) sarà oggetto di penalità, secondo una griglia stabilita dall’Appendice B dello stesso Codice. A chiarire cosa si intenda per cattiva condotta ci pensa l’articolo 20 dello stesso ISC:
Si intende per cattiva condotta, per essere chiari ma senza limitarsi a questa specifica definizione, il generale uso di linguaggio (scritto o orale), gesti o segnali che siano offensivi, insultanti, grossolani, maleducati, abusivi e che potrebbero essere ragionevolmente supposti o percepiti come grossolani, maleducati o per causare offese, umiliazioni o per essere inappropriati, o le aggressioni (gomitate, calci, pugni, colpi, ecc)
Art 20 International Sporting Code
All’Appendice B vengono anche stabilite le sanzioni: alla prima infrazione vengono arriva una multa di 10mila euro, alla seconda una multa di 20mila euro e una sospensione di un mese (pena sospesa), alla terza 30mila euro, una sospensione di un mese e la deduzione di punti in campionato. Le sanzioni pecuniarie vanno poi proporzionate all’importanza del campionato: per la F1 sono quadruplicate (quindi 40mila, 80mila e 120mila euro).
Bisogna innanzitutto partire da un presupposto: già in precedenza vi erano state situazioni in cui i piloti o i membri dei team (non solo in F1) erano stati puniti per aver insultato qualcuno. Nel corso del GP d’Austria 2024, ad esempio, Yuki Tsunoda venne multato di 40mila euro (di cui 20mila sospesi) per aver chiamato “Ritardato” un altro pilota. Nel 2023, poi durante il round di Spa-Francorchamps della Formula Regional, un membro del team MP Motorsport venne addirittura multato per aver inviato nella chat di WhatsApp dedicata alle comunicazioni dei commissari di gara prima un’emoji della cacca, e poi quella della faccia da clown! In generale, su questo specifico punto ci si può definire d’accordo: insultare specificatamente qualcuno, o minacciarlo, è una condotta sbagliata e che va, se non sanzionata, quantomeno segnalata, facendo ovviamente una valutazione caso per caso.
Quello che fa però storcere il naso è l’idea di sanzionare i piloti semplicemente per aver usato delle parolacce, in macchina, durante le interviste postgara o a freddo, per una serie di ragioni. In primis, come detto dallo stesso Verstappen, l’automobilismo è l’unico sport in cui gli atleti hanno dei microfoni attaccati alla bocca nel momento dell’attività sportiva. E non è un’attività sportiva da poco: sei in un abitacolo stretto, hai il motore praticamente incollato dietro la schiena, sei vestito con una pesante tuta e con il casco, la temperatura è superiore ai 40 gradi, stai sopportando forze G elevate, devi fare una serie di regolazioni sul volante, stare attento alla traiettoria, alla gestione delle gomme e della batteria, e magari sei anche in battaglia con un pilota che ti costringe a guardare negli specchietti. Come si fa a biasimare se scappa un “Cazzo” alla radio? A degli uomini adulti poi, neanche parlassimo di bambini.
In secondo luogo, è una mossa estremamente ipocrita. Perché sì, FIA e F1 (e gli altri campionati) sono entità diverse, e non è la Federazione a gestire le trasmissioni televisive (e quindi anche la scelta di trasmettere i team radio o di fare le interviste subito dopo la gara in momenti in cui i piloti sono frastornati). E spesso sono proprio gli spezzoni “caldi” dei piloti a girare sui social e a far guadagnare popolarità ai campionati: ma se la FIA è tanto preoccupata di cosa possano pensare i bambini guardando degli uomini adulti usare turpiloquio, perché non ne vieta la trasmissione, risolvendo il problema alla radice? Basta con i team radio, basta con le interviste appena scesi dalla macchina, torniamo indietro di 25 anni e facciamo in modo che i piloti possano essere sentiti solo in una formale conferenza stampa diversi minuti dopo la fine della corsa, dopo che gli addetti stampa dei team o dei piloti hanno già stilato un comunicato stampa da leggere pedissequamente.
La questione apre anche un problema sul fronte linguistico: la lingua usata solitamente in radio e con la stampa è l’inglese, ma per la maggior parte dei piloti non è la prima lingua. Per molti può essere difficile capire quali siano effettivamente le sfumature, quale sia effettivamente una “cattiva parola” e quale no. Ad esempio, Yuki Tsunoda (uno famoso per il suo linguaggio colorito) ha spiegato che l’uso delle parolacce è dovuto principalmente ad averle imparate dai meccanici dei suoi vari team, sentendole spesso nel box, senza essere effettivamente conscio di cosa significhino nello specifico. È corretto quindi sul piano etico penalizzare i piloti non madrelingua inglesi? E badate che queste regole riguardano TUTTE le competizioni FIA, non solo la F1, dove bene o male tutti hanno un livello alto nella lingua; anche quindi campionati di Formula Regional o di Formula 4, con ragazzi molto giovani e che non hanno ancora finito il loro ciclo di studi, o campionati endurance e GT, con piloti amatoriali o con esperienza principalmente nazionale. Il peso specifico delle parolacce nelle varie lingue è molto diverso, perché se un “fuck” può essere scurrile, in Italia il “cazzo” è usato oramai anche in prima serata su RAI 1, e bene o male tutto ciò che è sotto la bestemmia è accettato in quasi tutti i contesti.
E se i piloti decidessero quindi di passare alla propria lingua madre? Nel 2025 in F1, oltre ai piloti anglofoni ci saranno un olandese, cinque francofoni (di cui uno, Hadjar, è anche algerino), un italiano, un tedesco, un brasiliano, due spagnoli, un thailandese (sebbene sia anche britannico) e un giapponese: la FIA si doterà di traduttori per ogni specializzati in ogni lingua per vagliare al dettaglio quanto detto in radio e nelle interviste? E se i piloti passassero anche ai dialetti regionali? Andrea Kimi Antonelli verrà multato se dovesse lanciare qualche impropero nel suo bolognese? E non sono neanche presi in considerazione i piloti di riserva, visto che già solo Mercedes ha un finlandese e un danese, mentre Ferrari ha tra i suoi giovani rookie uno svedese. E grazie al Cielo i piloti di F1 sono solo 20: chissà cosa si inventeranno per la 24 ore di Le Mans, con 186 iscritti!
Discutibili infine anche gli altri comportamenti punibili: il regolamento punisce infatti anche critiche rivolte alla FIA, gli incitamenti all’odio, il mostrare messaggi di natura politica, religiosa e personale e il non rispettare le procedure della FIA durante le cerimonie ufficiali. Sul primo punto, può essere magari corretto evitare insulti diretti come detto prima, ma viene da chiedersi fino a che punto si possano limitare le critiche; in merito ai messaggi di natura politica, religiosa e personale, è una definizione talmente vaga che potrebbe finire per punirsi tutto e niente, e lo stesso vale per il non rispetto delle procedure; nulla da dire, infine, sugli incitamenti all’odio.