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Hollywood sa sfruttare al meglio le storie che già di loro trasudano passione, creando in maniera magistrale capolavori cinematografici. Come affermò Ron Howard, regista di Rush, “certe volte noi non dobbiamo far niente, è una storia già scritta”. Ecco quindi che nei prossimi giorni un’altra storia arriverà già scritta sul grande schermo, una storia che racconta la grande rivalità che contraddistinse gli anni ’60 e che qui, per motivi di spazio, verrà divisa in due tappe.

La Baia dei Porci è uno degli accadimenti storici principali che contraddistinguono gli anni ’60. 2 attori protagonisti – Kruschev e Kennedy – pronti ad una guerra nucleare ed un terzo – il Papa – che media tra loro. Diplomazia, concordati che tirano tutti verso un’unica direzione: la guerra tra USA e URSS. Quando sembra che ormai l’irreparabile conflitto stia per scoppiare, esso svanisce nel nulla facendo prevalere il buon senso e scongiurando un possibile olocausto nucleare. Ecco, prendete un mix simile ma contrario: due figure forti ed autoritarie come Henry Ford II e Enzo Ferrari che cercano un accordo ed una terza, che media sulla possibilità di una rottura dell’accordo, che risponde al nome di Gianni Agnelli. Che cosa potrebbe mai venirne fuori? Beh, solamente la più grande rivalità – o guerra, se doveste preferire per rimanere in tema con il nostro incipit – degli anni ’60 per quel che riguarda il mondo delle corse.

Italian car manufacturer Enzo Ferrari (1898 - 1988) outside the Ferrari premises, circa 1960. (Photo by Keystone/Hulton Archive/Getty Images)

In Italia, Enzo Ferrari continua a seguire i suoi sogni da bambino. Non corre più da circa due decadi ma l’aspirazione ed il sogno di vincere le corse sono rimasti, trasferiti nella sua squadra corse: la Scuderia Ferrari. Dapprima marchiato Alfa Romeo e successivamente – dal 1947 – con le creazioni dal marchio omonimo, domina in lungo ed in largo. Le Ferrari sono dei capolavori su ruote, velocissime e talvolta incontrastabili. Il Drake ogni soldo che riesce a guadagnare lo investe nel suo team per le corse, ma più passa il tempo e più la situazione finanziaria per Ferrari si fa difficile: sostenere l’azienda in quelle condizioni è assai complicato. Non sono solo le condizioni economiche a destar preoccupazioni al commendatore, ma anche la sua sfera privata. L’incidente alla Mille Miglia del 1957, con l’accusa di omicidio colposo da cui poi viene dichiarato innocente, i dissidi interni alla fabbrica che porteranno alla “defenestrazione” degli alti vertici e soprattutto la morte del figlio Dino per una malattia a soli 24 anni, lo hanno scosso nel profondo facendolo meditare su un eventuale cessione dell’azienda.

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In USA invece Henry Ford II non punta a costruire auto da corsa. Nel Mid-West non esistono gare come quelle europee, ed il massimo di corse che sono in voga sono le gare di accelerazione sul dritto. La concezione delle vetture è differente: si devono vendere auto per famiglia e non per vincere corse, la famiglia americana è il modello su cui si basano le vetture. A ciò va aggiunto un accordo tacito tra i principali costruttori – Ford, Chrysler e GM – affinché nessuno costruisca auto da corsa; un patto di non concorrenza che però, come spesso accade, non viene propriamente rispettato da tutti le parti in causa dato che, attraverso finanziamenti indiretti, le altre Case favoriscono team privati. Henry chiude un occhio fin quando, nel 1957, la Chevy – gruppo GM – fa debuttare la Corvette a Daytona. E’ la goccia che fa traboccare il vaso, anche perché le vendite della Ford crollano improvvisamente.

Dall’altra parte dell’Atlantico, qualche anno prima, Luigi Chinetti – pilota vincitore de la Le Mans nel 1949 con una barchetta 166mm – suggerisce ad Enzo Ferrari di importare le proprie vetture negli USA. Un mercato differente, vergine rispetto a quello europeo come accennato poc’anzi. E’ un’esplosione: complici anche le star di Hollywood le Ferrari conquistano notorietà e fama cullando i sogni di grandi e piccini, copertine e pagine di giornali senza spendere un soldo di pubblicità. Una cosa che fa infuriare Ford, che non solo spendeva quantità ingenti di denaro per sponsorizzare i propri prodotti ma che, sull’argomento, sentì il Drake commentare in maniera caustica le voci che lo volevano alla ricerca di maggiore visibilità per le vetture dell’Ovale Blu.

“Se Ford vuole finire sui giornali gratis, basta che si compri una Ferrari.”

Già, Ferrari è uno che non le manda a dire, e chissà che non sia stata proprio questa frase a far balenare nella mente di Henry Ford II l’idea di acquisire non una Ferrari, ma la Ferrari. E’ il 1962, e nonostante un primo appoggio a Carrol Shelby a livello sportivo, quest’idea si fa sempre più presente negli ambienti Ford anche grazie all’intercessione dell’italo-americano Lee Lacocca, che sogna la fusione con la Ferrari. Le trattative vanno subito per il meglio: c’è grande armonia, la fusione tra Ferrari e Ford sembra cosa ormai certa. Si arriva così a metà maggio del 1963: i legali americani di Ford arrivano direttamente dall’America per sigillare il contratto che prevede la cifra di ben 16 milioni di $ a favore di Ferrari per la cessione della sua azienda. Ferrari in questo accordo vuole esclusivamente un’unica cosa: mantenere il controllo sulla squadra corse. E’ l’unica condizione davvero importante che pone sul contratto di cessione. Arrivati al momento della firma – è il 21 maggio del 1963 – il Drake nota qualcosa che non può né accettare né tollerare e, con la sua proverbiale schiettezza, prende in mano la sua stilografica ed appunta al lato del contratto:

“No, non ci siamo!”

Le trattative si interrompono bruscamente, mentre Ferrari lascia le parti di Ford lì al tavolo con la scusa di andare a far pranzo. I legali Ford vengono rimandati oltreoceano senza stringere tra le mani un contratto che pareva ormai già concluso. Ma cosa spinse Enzo Ferrari a rifiutare un accordo che sulla carta pareva così vantaggioso? Beh, la presenza sul contratto della richiesta di rinunciare all’unica cosa che il Drake aveva definito intoccabile: il controllo sulla squadra corse. In una delle tante clausole presenti nel contratto, infatti, si designava sostanzialmente Ford come capo del Reparto Corse – dato che tutte le decisioni avrebbero dovuto essere avallate da lui -, e questo Enzo Ferrari non poteva proprio accettarlo. Ford, al rientro dei suoi legali, è furioso. Vuole battere Ferrari con ogni mezzo, e vuole farlo sul terreno di caccia della Ferrari: la 24 Ore di Le Mans. Un compito impossibile per chiunque, o quasi…





Tags : ferrarifordFord vs Ferrari
Marco Perziani

The author Marco Perziani

Dal 1991 ossessionato dai motori. Vi parlo di nuove uscite, e narro storie. Tutto esclusivamente a base di cilindri, passione, odor di carburante possibilmente sulle note di un V10 aspirato.