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Che per i due ferraristi i voti debbano essere altissimi, all’indomani del GP d’Ungheria, è probabilmente fuori da ogni ragionevole dubbio. Ma c’è stato qualcuno che, come loro, è riuscito a meritare il massimo? E c’è stato invece qualcuno che ha deluso più degli altri? Scopriamolo insieme.

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© Pirelli F1 Press Area

SEBASTIAN VETTEL – 10. Dopo il ben poco entusiasmante weekend inglese, in Ungheria il tedesco della Ferrari ritorna in grande spolvero. Si prende la Pole con autorità, parte bene ed impone il proprio ritmo nelle fasi iniziali della corsa scavando un solco importante sulle Mercedes. Bravissimo nel non commettere errori – magari causati anche dal nervosismo – quando lo sterzo della sua SF70-H inizia a fare le bizze, riesce a tenere un buon ritmo pur venendo costretto a girare ben lontano dai cordoli. Va in vacanza da leader del Mondiale e questo piccolo, nuovo allungo in classifica piloti è quello che ci voleva prima di affrontare la trasferta di SPA.

KIMI RAIKKONEN – 10. Perché, inutile girarci intorno, se Vettel può guidare tranquillo nonostante i suoi problemi è perché dietro di sé ha un Iceman semplicemente insuperabile. In qualifica si prende la prima fila, ed in partenza e in Curva 1 è perfetto nel coprire Vettel. Tiene bene il ritmo del tedesco e poi, quando si presenta il problema allo sterzo sulla Ferrari #5, nonostante sia più veloce non solo non tenta in alcun modo l’attacco, ma tiene abilmente a distanza Hamilton anche grazie alla zona DRS offerta da Vettel impedendo così #44 di tentare un vero sorpasso. Il tutto, non commettendo la benché minima sbavatura. Gara monumentale.

VALTTERI BOTTAS – 7,5. E’ davanti ad Hamilton in qualifica, ed il riuscirci non è cosa da tutti, soprattutto all’Hungaroring. In gara stava correndo bene, poi inspiegabilmente, dopo aver ceduto la posizione ad Hamilton, inizia a perdere ritmo ed accumula un distacco importante. Chiude terzo, con l’inglese che all’ultima curva gli restituisce il favore, e la sensazione è che con una Mercedes in Ungheria, contro questa Ferrari, non si potesse fare molto altro.

LEWIS HAMILTON – 7. Il weekend sembrava essere iniziato nel peggiore dei modi, con tempi distanti dai primi e tante difficoltà nel trovare il giusto set up. Si qualifica 4°, e in gara fino a quando non monta le Soft non ne ha per impensierire Bottas. Poi, una volta calzate le Pirelli “gialle”, trova improvvisamente ritmo e si lascia alle spalle il #77 per andare alla rincorsa delle Ferrari che però, un po’ per la conformazione del tracciato e un po’ per l’operato di Raikkonen, sono muri decisamente insormontabili anche per uno come lui. Menzione d’onore per il gesto in Curva 14, quando riconsegna la posizione a Bottas: anche nel caso in cui fosse stato imposto dalla squadra, abbiamo visto piloti molto meno blasonati di lui rifiutarsi di farlo. Quindi va apprezzato in ogni caso.

MAX VERSTAPPEN – 3. Sciupa in maniera clamorosa una grandissima occasione per mettersi dietro almeno una delle due Mercedes. E’ consapevole delle potenzialità della rinnovata RB13 sul toboga ungherese, ma preso dalla foga centra violentemente l’incolpevole Ricciardo in Curva 2 e rovina, in un colpo solo, la gara sua e del compagno. Senza i 10″ di penalità presi sarebbe arrivato molto prima a ridosso di Bottas, e soprattutto sarebbe stato probabilmente davanti ad Hamilton una volta uscito dalla prima sosta. Il 5° posto finale non basta a far dimenticare un errore simile.

FERNANDO ALONSO – 10. Se in Inghilterra “Nando” era uscito sconfitto, per la prima volta nel corso di questo 2017, dal confronto con il compagno di squadra, in Ungheria l’asturiano si è ripreso con forza i galloni di caposquadra. Agilmente in Q3 durante le qualifiche, corre benissimo sfruttando le caratteristiche della pista che esaltano la sua MCL32 – da incorniciare il sorpasso all’esterno su Sainz in Curva 2 – e conclude con un sesto posto finale togliendosi anche lo sfizio di siglare il giro più veloce in gara, una cosa che in McLaren non vedevano ormai da anni. Per il siparietto post-gara merita un “10” a parte.

CARLOS SAINZ – 8,5. Nelle ultime uscite lo si era visto nervoso, troppo intento a riflettere su come fuggire dalla sua attuale scuderia per concentrarsi davvero sulla guida, ma in Ungheria Carlos sembra essere tornato il pilota apprezzato fino a qualche GP fa. Si prende la top ten in qualifica, non commette errori in gara e si rivela un avversario ostico – ma corretto – per un mastino come Alonso. Il suo è un weekend decisamente positivo.

SERGIO PEREZ – 8. In difficoltà in qualifica – complice una VJM10 che forse non si trovata del tutto a proprio agio sull’asfalto dell’Hungaroring – in gara mostra la sua solita costanza e sfrutta abilmente strategia e problemi altrui per risalire in classifica ed artigliare l’ottava posizione. Continua ad incamerare punti pesantissimi in ottica costruttori.

ESTEBAN OCON – 7,5. Mezzo voto in meno rispetto al compagno di team perché, pur partendogli davanti, gli finisce dietro. Anche la prova del giovane francese è però positiva, vista la differenza tra la posizione di partenza e quella di arrivo. Tralasciando il GP di Baku, si sta dimostrando un pilota davvero completo, anche in prospettiva futura.

STOFFEL VANDOORNE – 7,5. Chiude decimo, racimolando un punticino, ma il confronto con Alonso ridimensiona anche questa sua impresa. C’è da dire però che almeno stavolta – e non come accaduto a Montecarlo – non si lascia sfuggire l’occasione di portare a casa dei punti iridati: segno che, anche mentalmente, il giovane belga sta migliorando pian piano.

DANIIL KVYAT – 5,5. Sfiora la zona punti, ma visto cosa riesce a fare il suo compagno di squadra con la stessa macchina la sua prestazione non è sufficiente. Certo è che rispetto alle sue ultime prestazioni ha messo in mostra un grande miglioramento: quantomeno stavolta la gara l’ha portata a termine.

JOLYON PALMER – 5,5. Tralasciando il crash nelle FP2, quello ungherese non è uno dei suoi weekend peggiori. Il confronto con Hulkenberg in termini cronometrici ormai non fa nemmeno più notizia, ma approfittando delle vicissitudini del #27 era riuscito anche a mettergli le ruote davanti in gara. Poi però un ordine di scuderia lo ricaccia indietro, e si limita a portare a vedere la bandiera a scacchi. Forse comunque un po’ poco per una sufficienza piena.

KEVIN MAGNUSSEN – 5,5. Termina anche lui fuori dai punti una gara corsa su un tracciato che le Haas facevano fatica a digerire. Avrebbe meritato forse la sufficienza, perché davvero lui e Grosjean hanno dato l’impressione di non poter fare di più, ma viene considerato colpevole nel qui pro quo con Hulkenberg in Curva 2 e la penalità incide negativamente sulla sua prestazione.

LANCE STROLL – 6. La FW40 è un’altra di quelle monoposto che sui circuiti tortuosi non si sente a proprio agio, ed il weekend ungherese ne è la riprova. Il canadese fa quello che può, ma semplicemente non ne ha per stare più avanti, sia in griglia che in gara. Per il resto, errori marchiani non ne commette.

PASCAL WEHRLEIN – 6. Porta a termine il proprio compitino senza infamia e senza lode. Quindi, ancora una volta, si limita a tagliare il traguardo davanti alla Sauber del compagno di team. Sperando magari di conservare un posto in squadra anche quando arriveranno PU più performanti.

MARCUS ERICSSON – 5,5. Mezzo voto in meno rispetto a Wehrlein perché gli finisce dietro. Per il resto la sua gara è un girare in tondo lungo l’Hungaroring senza aver molto da chiedere alla sua C36.

NICO HULKENBERG – 6,5. La sua Renault in Ungheria sembrava andare bene, ma in gara il #27 perde il bandolo della matassa e si ritrova a lottare nelle retrovie. Prima è protagonista di un contatto – molto probabilmente da punire – con Grosjean, poi dopo un buono stint con le SS, la sua anteriore destra fa le bizze al Pit e lo fa ripiombare indietro nello schieramento ed infine è costretto al ritiro per problemi tecnici. Il diverbio con Magnussen nel post-gara è segno evidente di un nervosismo latente dovuto alla mancanza di risultati.

PAUL DI RESTA – 7. Non chiude ultimo in qualifica e si ritira per motivi tecnici, non perché abbia distrutto la sua Williams in qualche crash. Più di questo, da un pilota che la FW40 l’ha guidata davvero per la prima volta solamente sabato pomeriggio e che sulle monoposto ibride ha all’attivo pochissimi km, non era assolutamente possibile chiedere.

ROMAIN GROSJEAN – 6. La sua gara inizia in salita per via del contatto con Hulkenberg in Curva 1, ma il francese stava cercando di metterci una pezza. Poi quell’errore ai box ed il conseguente ritiro scrivono inesorabilmente la parola “Fine” su un weekend decisamente poco entusiasmante.

DANIEL RICCIARDO – S.V. Era partito benissimo, approfittando delle incertezze di Hamilton e Verstappen in uscita di Curva 1 per sopravanzarli entrambi e portarsi in quarta posizione. Poi però il #33 lo centra senza pietà, forandogli posteriore sinistra e soprattutto radiatore, e la sua gara finisce lì. Peccato, perché forse il potenziale per fare podio c’era anche in Ungheria.

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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow